Ad oggi il Trentino produce il 2% del totale fragolicolo italiano e con circa 4.500 tonnellate di prodotto annuo, questa coltura orticola rappresenta una rilevante risorsa territoriale. A livello regionale numerose sono le sagre e le fiere dedicate a questo frutto gustoso e la ricerca e la sperimentazione sul territorio di vecchie e nuove varietà fornisce agli operatori di settore e ai consumatori un’ampia gamma di forme, colori e sapori. La fragola tuttavia si può definire una coltura tutt’altro che facile sotto il profilo della gestione fitosanitaria. Numerosi insetti e acari, nonché funghi, virus e batteri fitopatogeni possono infatti colpire le coltivazioni causando danni ingenti. Sia che si tratti di produttori biologici che convenzionali, la scalarità della raccolta e i forti rischi di attacchi fungini proprio in prossimità della maturazione dei frutti, impongono a tutti i fragolicoltori una grande attenzione nell’impiego di mezzi di difesa per il rispetto dei tempi di carenza. L’opportunità quindi, di disporre di tecniche, mezzi e strategie in grado di preservare la sanità della coltura anche in questa fase critica, è un’esigenza molto sentita. Un possibile approccio eco-compatibile è rappresentato dall’impiego di trattamenti con sostanze di origine vegetale o minerale estremamente diluite e “dinamizzate” (sottoposte cioè ad una fase di agitazione meccanica tra una diluizione e l’altra) che, proprio grazie all’estrema diluizione, non comportano problemi di tossicità o accumulo nell’ambiente. L’impiego di tali trattamenti è attualmente limitato a realtà agricole di nicchia come quelle dell’agricoltura biodinamica, che comporta protocolli più rigorosi rispetto all’agricoltura biologica escludendo l’uso di qualsiasi composto chimico di sintesi pertutte le fasi produttive. Alcuni dei lavori sperimentali già condotti suggeriscono che tali trattamenti possano avere un ruolo sia nella cura che nella prevenzione delle malattie causate da alcuni agenti patogeni.
Betti L., Dinelli G., Marotti I., Zurla M., Trebbi G., Di Silvestro R., et al. (2011). Il progetto Bioframe. Trattamenti biologici innovativi per l'ottimizzazione della qualità fitosanitaria e nutraceutica in fragola. TERRA TRENTINA, 04, 52-53.
Il progetto Bioframe. Trattamenti biologici innovativi per l'ottimizzazione della qualità fitosanitaria e nutraceutica in fragola
BETTI, LUCIETTA;DINELLI, GIOVANNI;MAROTTI, ILARIA;ZURLA, MICHELA;TREBBI, GRAZIA;DI SILVESTRO, RAFFAELLA;BREGOLA, VALERIA;BOSI, SARA
2011
Abstract
Ad oggi il Trentino produce il 2% del totale fragolicolo italiano e con circa 4.500 tonnellate di prodotto annuo, questa coltura orticola rappresenta una rilevante risorsa territoriale. A livello regionale numerose sono le sagre e le fiere dedicate a questo frutto gustoso e la ricerca e la sperimentazione sul territorio di vecchie e nuove varietà fornisce agli operatori di settore e ai consumatori un’ampia gamma di forme, colori e sapori. La fragola tuttavia si può definire una coltura tutt’altro che facile sotto il profilo della gestione fitosanitaria. Numerosi insetti e acari, nonché funghi, virus e batteri fitopatogeni possono infatti colpire le coltivazioni causando danni ingenti. Sia che si tratti di produttori biologici che convenzionali, la scalarità della raccolta e i forti rischi di attacchi fungini proprio in prossimità della maturazione dei frutti, impongono a tutti i fragolicoltori una grande attenzione nell’impiego di mezzi di difesa per il rispetto dei tempi di carenza. L’opportunità quindi, di disporre di tecniche, mezzi e strategie in grado di preservare la sanità della coltura anche in questa fase critica, è un’esigenza molto sentita. Un possibile approccio eco-compatibile è rappresentato dall’impiego di trattamenti con sostanze di origine vegetale o minerale estremamente diluite e “dinamizzate” (sottoposte cioè ad una fase di agitazione meccanica tra una diluizione e l’altra) che, proprio grazie all’estrema diluizione, non comportano problemi di tossicità o accumulo nell’ambiente. L’impiego di tali trattamenti è attualmente limitato a realtà agricole di nicchia come quelle dell’agricoltura biodinamica, che comporta protocolli più rigorosi rispetto all’agricoltura biologica escludendo l’uso di qualsiasi composto chimico di sintesi pertutte le fasi produttive. Alcuni dei lavori sperimentali già condotti suggeriscono che tali trattamenti possano avere un ruolo sia nella cura che nella prevenzione delle malattie causate da alcuni agenti patogeni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.