La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea interviene in materia di frodi IVA. La Corte ribadisce che l’Amministrazione, per provare che il cessionario di un’operazione soggetta a IVA sapeva o avrebbe dovuto sapere che essa si inseriva in una frode, non può limitarsi a fare ricorso a supposizioni o a presunzioni. Inoltre, la diligenza richiesta al cessionario non può implicare che egli debba svolgere verifiche complesse o approfondite che solo l’Amministrazione finanziaria potrebbe svolgere. La Corte chiarisce poi che le Amministrazioni nazionali possono emettere atti di prassi interpretativa al fine di precisare il livello di diligenza richiesto a un soggetto passivo, ma essi debbono essere conformi alla giurisprudenza europea. Nel caso in cui l’Amministrazione faccia ricorso ad atti di prassi interpretativa, tale Amministrazione non può, in sede di controllo e di accertamento, adottare condotte che siano difformi dalla prassi. La mancata osservanza delle circolari, infatti, violerebbe non solo il diritto alla detrazione e il principio di neutralità dell’imposta, ma anche il principio del legittimo affidamento. Queste considerazioni sembrano mettere in discussione la giurisprudenza di Cassazione relativa, in particolare, all’utilizzo di presunzioni per provare le frodi IVA e al legittimo affidamento in relazione alle circolari amministrative.
alessia fidelangeli (2024). La rilevanza della prassi amministrativa in materia di prova della partecipazione a una frode IVA. RIVISTA DI DIRITTO TRIBUTARIO, 2, 1-21.
La rilevanza della prassi amministrativa in materia di prova della partecipazione a una frode IVA
alessia fidelangeli
2024
Abstract
La sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea interviene in materia di frodi IVA. La Corte ribadisce che l’Amministrazione, per provare che il cessionario di un’operazione soggetta a IVA sapeva o avrebbe dovuto sapere che essa si inseriva in una frode, non può limitarsi a fare ricorso a supposizioni o a presunzioni. Inoltre, la diligenza richiesta al cessionario non può implicare che egli debba svolgere verifiche complesse o approfondite che solo l’Amministrazione finanziaria potrebbe svolgere. La Corte chiarisce poi che le Amministrazioni nazionali possono emettere atti di prassi interpretativa al fine di precisare il livello di diligenza richiesto a un soggetto passivo, ma essi debbono essere conformi alla giurisprudenza europea. Nel caso in cui l’Amministrazione faccia ricorso ad atti di prassi interpretativa, tale Amministrazione non può, in sede di controllo e di accertamento, adottare condotte che siano difformi dalla prassi. La mancata osservanza delle circolari, infatti, violerebbe non solo il diritto alla detrazione e il principio di neutralità dell’imposta, ma anche il principio del legittimo affidamento. Queste considerazioni sembrano mettere in discussione la giurisprudenza di Cassazione relativa, in particolare, all’utilizzo di presunzioni per provare le frodi IVA e al legittimo affidamento in relazione alle circolari amministrative.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.