Il presente contributo prende in esame due casi sottoposti alla Cassazione che riguardano due soggetti i quali, se pur in diversi contesti, venivano condannati per il reato di cui all’art. 167, comma 2 del Codice privacy. L’autrice si propone di esaminare i profili più rilevanti che attengono a questa fattispecie, soffermandosi, in particolare, su due questioni che emergono parallelamente dai casi in esame: l’accertamento del nocumento e la qualificazione soggettiva richiesta dalla norma. Le due decisioni si collocano in un contesto che ha visto già diverse volte protagonista la Suprema corte, la quale si è trovata a dare forma e contorno ad una fattispecie non del tutto definita dal legislatore. Nel primo caso, la Corte sembra ricadere nell’altalenante orientamento che portava a ritenere integrato il reato con una sorta di presunzione di danno; nell’altro caso, invece, si coglie, in parte, con favore l’atteggiamento mostrato dalla Suprema corte di rimanere ancorata al percorso tracciato dalla giurisprudenza precedente sull’annosa questione della fattispecie come reato comune o reato proprio.
olimpia barresi (2023). Gli incerti contorni del trattamento illecito di dati personali: tra passi indietro e pericolosi condizionamenti. DIRITTO DI INTERNET, 4(4), 761-776.
Gli incerti contorni del trattamento illecito di dati personali: tra passi indietro e pericolosi condizionamenti
olimpia barresi
2023
Abstract
Il presente contributo prende in esame due casi sottoposti alla Cassazione che riguardano due soggetti i quali, se pur in diversi contesti, venivano condannati per il reato di cui all’art. 167, comma 2 del Codice privacy. L’autrice si propone di esaminare i profili più rilevanti che attengono a questa fattispecie, soffermandosi, in particolare, su due questioni che emergono parallelamente dai casi in esame: l’accertamento del nocumento e la qualificazione soggettiva richiesta dalla norma. Le due decisioni si collocano in un contesto che ha visto già diverse volte protagonista la Suprema corte, la quale si è trovata a dare forma e contorno ad una fattispecie non del tutto definita dal legislatore. Nel primo caso, la Corte sembra ricadere nell’altalenante orientamento che portava a ritenere integrato il reato con una sorta di presunzione di danno; nell’altro caso, invece, si coglie, in parte, con favore l’atteggiamento mostrato dalla Suprema corte di rimanere ancorata al percorso tracciato dalla giurisprudenza precedente sull’annosa questione della fattispecie come reato comune o reato proprio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.