Il Palazzo Stati Cenci Maccarani in piazza Sant’Eustachio a Roma, uno degli esempi più significativi del lascito dell’artista e architetto Giulio Romano alla città natale prima di partire definitivamente alla volta di Mantova nel 1524 per entrare a servizio alla corte dei Gonzaga, è un’opera ampiamente nota e indagata dagli studiosi. Il palazzo, oggi di proprietà del Senato della Repubblica Italiana, è stato interessato in tempi recentissimi da due cantieri di restauro, un primo dedicato alle facciate esterne e un secondo che ha coinvolto gli spazi del cortile interno. Quest’ultimo, seguito negli anni 2019-2020 dalla Responsabile della Struttura Patrimonio Architettonico della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, arch. Elvira Cajano (attualmente a capo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria) e realizzato, con fondi del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Roma e DL di Paolo Zini, da Aurea Sectio sotto la direzione di Marina Pennini, ha svelato nuovi elementi che hanno portato a formulare nuove ipotesi sul progetto originario e sul peso che Giulio Romano ha avuto nell’esecuzione materiale di quest’opera. Sulla scorta di queste scoperte, emerse proprio grazie al cantiere di restauro, il contributo si propone di intrecciare a una lettura metodologica dell’intervento di restauro quella di una visione più operativa sull’approccio al monumento, ponendo un confronto critico con altri cantieri emblematici di architetture di Giulio Romano.
Micaela Antonucci, Leila Signorelli, Elvira Cajano, Marina Pennini (2022). Architetture di Giulio Romano in restauro. Prime note sulle scoperte nel cortile di Palazzo Stati Cenci Maccarani a Roma. MATERIALI E STRUTTURE, 21, 23-40.
Architetture di Giulio Romano in restauro. Prime note sulle scoperte nel cortile di Palazzo Stati Cenci Maccarani a Roma
Micaela Antonucci
;Leila Signorelli
;
2022
Abstract
Il Palazzo Stati Cenci Maccarani in piazza Sant’Eustachio a Roma, uno degli esempi più significativi del lascito dell’artista e architetto Giulio Romano alla città natale prima di partire definitivamente alla volta di Mantova nel 1524 per entrare a servizio alla corte dei Gonzaga, è un’opera ampiamente nota e indagata dagli studiosi. Il palazzo, oggi di proprietà del Senato della Repubblica Italiana, è stato interessato in tempi recentissimi da due cantieri di restauro, un primo dedicato alle facciate esterne e un secondo che ha coinvolto gli spazi del cortile interno. Quest’ultimo, seguito negli anni 2019-2020 dalla Responsabile della Struttura Patrimonio Architettonico della Soprintendenza Speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, arch. Elvira Cajano (attualmente a capo della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria) e realizzato, con fondi del Provveditorato alle Opere Pubbliche di Roma e DL di Paolo Zini, da Aurea Sectio sotto la direzione di Marina Pennini, ha svelato nuovi elementi che hanno portato a formulare nuove ipotesi sul progetto originario e sul peso che Giulio Romano ha avuto nell’esecuzione materiale di quest’opera. Sulla scorta di queste scoperte, emerse proprio grazie al cantiere di restauro, il contributo si propone di intrecciare a una lettura metodologica dell’intervento di restauro quella di una visione più operativa sull’approccio al monumento, ponendo un confronto critico con altri cantieri emblematici di architetture di Giulio Romano.File | Dimensione | Formato | |
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