L’acquisizione delle tecniche di interpretazione, accompagnata da una solida preparazione linguistica, è generalmente considerata fondamentale per poter formarsi come interprete professionista. Tuttavia, da tempo è noto che gli aspetti qualitativi dell’interpretazione, quali che siano la modalità e il contesto, sono strettamente legati anche alla dimensione non verbale (voce e corpo) della comunicazione in pubblico, nonché a competenze trasversali, quali l’empatia e l’exotopia. Lo sviluppo di tali capacità è diventato un ingrediente essenziale nella formazione di interpreti in grado di comunicare emozioni e non solo informazioni. Come è possibile ottenere risultati soddisfacenti in questo campo, considerando le limitazioni curriculari e temporali che raramente consentono di dedicarvi sufficienti spazio ed energie? La glottodidattica teatrale e l’esperienza performativa applicate alla formazione di interpreti offrono una possibile risposta a tale quesito. Dall’inizio degli anni Novanta, la Scuola forlivese ha dato crescente spazio a un approccio olistico che, grazie al teatro universitario e ai laboratori organizzati dal Centro di Studi Trasversali su Teatro e Interculturalità (TRATEÀ), ha aiutato nuove generazioni di interpreti e traduttori ad andare oltre la parola detta/scritta e ad esplorarne le molteplici realizzazioni di senso. Nella prima parte di questo capitolo, presentiamo i fondamenti teorici da cui è nata questa sensibilità e alcune delle iniziative con cui sono state offerte concrete opportunità di apprendimento trasversale. Nella seconda parte, riportiamo alcune attività formative che i discenti hanno potuto (e potranno) utilizzare per avvicinarsi alle competenze in questione al fine di apprenderle e migliorarle. In particolare, l’attenzione è rivolta ad attività laboratoriali, sia in presenza sia a distanza, che nello spazio teatrale trovano una dimensione didattico-emozionale straordinaria. Oltre a esplorare diverse abilità, quali l’uso della voce, la pronuncia, il linguaggio del corpo, la gestione dello stress e la creatività tra le altre, l’esperienza teatrale offre ai discenti l’occasione di sperimentare e muoversi liberamente nella finzione-realtà, aprendosi a identità altre per scoprire molteplici possibilità espressive in contesti interculturali. Il capitolo si chiude con l’indicazione di ulteriori approfondimenti e una selezione della letteratura pertinente.
María Isabel Fernández García, Ivonne Lucilla Simonetta Grimaldi, Claudio Bendazzoli (2021). Interpretazione, competenze trasversali e glottodidattica teatrale. Bologna : BUP.
Interpretazione, competenze trasversali e glottodidattica teatrale
María Isabel Fernández García
Primo
;Ivonne Lucilla Simonetta Grimaldi
Secondo
;
2021
Abstract
L’acquisizione delle tecniche di interpretazione, accompagnata da una solida preparazione linguistica, è generalmente considerata fondamentale per poter formarsi come interprete professionista. Tuttavia, da tempo è noto che gli aspetti qualitativi dell’interpretazione, quali che siano la modalità e il contesto, sono strettamente legati anche alla dimensione non verbale (voce e corpo) della comunicazione in pubblico, nonché a competenze trasversali, quali l’empatia e l’exotopia. Lo sviluppo di tali capacità è diventato un ingrediente essenziale nella formazione di interpreti in grado di comunicare emozioni e non solo informazioni. Come è possibile ottenere risultati soddisfacenti in questo campo, considerando le limitazioni curriculari e temporali che raramente consentono di dedicarvi sufficienti spazio ed energie? La glottodidattica teatrale e l’esperienza performativa applicate alla formazione di interpreti offrono una possibile risposta a tale quesito. Dall’inizio degli anni Novanta, la Scuola forlivese ha dato crescente spazio a un approccio olistico che, grazie al teatro universitario e ai laboratori organizzati dal Centro di Studi Trasversali su Teatro e Interculturalità (TRATEÀ), ha aiutato nuove generazioni di interpreti e traduttori ad andare oltre la parola detta/scritta e ad esplorarne le molteplici realizzazioni di senso. Nella prima parte di questo capitolo, presentiamo i fondamenti teorici da cui è nata questa sensibilità e alcune delle iniziative con cui sono state offerte concrete opportunità di apprendimento trasversale. Nella seconda parte, riportiamo alcune attività formative che i discenti hanno potuto (e potranno) utilizzare per avvicinarsi alle competenze in questione al fine di apprenderle e migliorarle. In particolare, l’attenzione è rivolta ad attività laboratoriali, sia in presenza sia a distanza, che nello spazio teatrale trovano una dimensione didattico-emozionale straordinaria. Oltre a esplorare diverse abilità, quali l’uso della voce, la pronuncia, il linguaggio del corpo, la gestione dello stress e la creatività tra le altre, l’esperienza teatrale offre ai discenti l’occasione di sperimentare e muoversi liberamente nella finzione-realtà, aprendosi a identità altre per scoprire molteplici possibilità espressive in contesti interculturali. Il capitolo si chiude con l’indicazione di ulteriori approfondimenti e una selezione della letteratura pertinente.File | Dimensione | Formato | |
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