Il convegno internazionale sui Testi agronomici d’area emiliana e Rinascimento europeo: la cultura agraria fra letteratura e scienza da Pier de’Crescenzi a Filippo Re è nato all’interno delle Facoltà di Agraria e di Lingue e Letterature straniere dall’iniziativa interdisciplinare di docenti afferenti rispettivamente al Dipartimento di Economia e Ingegneria agrarie e al Dipartimento di Italianistica (Archivio Umanistico Rinascimentale Bolognese e Comitato di direzione e Redazione della Rivista «Schede Umanistiche»). L’iniziativa, sviluppatasi in collaborazione con la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio e l’Accademia Nazionale di Agricoltura e che ha avuto il patrocino, oltre che delle istituzioni locali, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, della Regione Emilia-Romagna, dell’Accademia dei Georgofili, è stata organizzata con il contributo di un comitato scientifico composto, assieme ai presidi delle due facoltà al cui interno il progetto ha preso corpo, da Ezio Raimondi, Mauro Ambrosoli, Andrea Battistini, Rosaria Campioni, Roberto Finzi, Massimo Miglio, Giuseppe Olmi. Il convegno si riconnette, con ottica e taglio diversi e più complessi, a un illustre filone di studi che negli anni ha visto impegnati non solo ricercatori dell’Alma Mater Studiorum o in essa formatisi. Si è partiti dall’assunto concettuale che gli scritti di agronomia, come e forse più di quelli dell’area medica, non solo appartengano per buona parte alle scienze umane, ma rappresentino un settore a tutti gli effetti investito e ridisegnato modernamente dall’umanesimo italiano tre-quattrocentesco che accompagnò le svolte tecnico-produttive ed economiche della struttura agricola europea con un ampio ed epocale confronto culturale con i testi dell’agronomia classica. In questo quadro, si è sottolineato il ruolo fondante precoce dell’area emiliano-romagnola con Pier de’ Crescenzi, e poi solidamente affermato lungo il Cinquecento, dell’offerta testuale che nasce nel contesto emiliano: una produzione spesso all’avanguardia della riflessione tecnico-agraria, ma anche caratterizzata da scelte comunicative e retorico-espressive proprie di oggetti definibili come classici della letteratura, rispettivamente neolatina e volgare. Le propaggini di questo fecondo innesto fra un campo tecnico-scientifico e le forme della letteratura coeva si prolungano del resto fra Seicento e Settecento fino al terminus prestigioso di Filippo Re, che lega al suo nome anche la definitiva assunzione dell’agronomia nel Pantheon delle discipline universitarie. Verificata la validità dell’ipotesi di lavoro di partenza, lo scopo più ambizioso delle giornate di studio è stato quello di disegnare un canone di “classici agronomici moderni” da sottoporre al vaglio critico-testuale di una compiuta edizione. Nella convinzione che la valorizzazione di quello che fu lo straordinario primato dell’agronomia emiliana - nella sua duplice portata di scienza della coltivazione e di letteratura originale che ne divulga i risultati in forma di bestseller con diffusione “di massa” (è il caso, ad esempio, de L’economia del cittadino in villa di Vincenzo Tanara) e tradotti, come Pier Crescenzi, nelle maggiori lingue europee - sia una prospettiva di ricerca di eminente interesse anche per la nostra realtà. In effetti, questo esercizio ha diverse prospettive dal punto di vista operativo nella continua ricerca di elementi che consentano valorizzazione dell’agricoltura locale: motore dello sviluppo economico, ambientale e sociale dei territori a suo tempo abbandonati e oggi recuperati.

"Che non è minga un dire di fola": l'altra agronomia medievale bolognese

QUAQUARELLI, LEONARDO
2008

Abstract

Il convegno internazionale sui Testi agronomici d’area emiliana e Rinascimento europeo: la cultura agraria fra letteratura e scienza da Pier de’Crescenzi a Filippo Re è nato all’interno delle Facoltà di Agraria e di Lingue e Letterature straniere dall’iniziativa interdisciplinare di docenti afferenti rispettivamente al Dipartimento di Economia e Ingegneria agrarie e al Dipartimento di Italianistica (Archivio Umanistico Rinascimentale Bolognese e Comitato di direzione e Redazione della Rivista «Schede Umanistiche»). L’iniziativa, sviluppatasi in collaborazione con la Biblioteca Comunale dell’Archiginnasio e l’Accademia Nazionale di Agricoltura e che ha avuto il patrocino, oltre che delle istituzioni locali, del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, della Regione Emilia-Romagna, dell’Accademia dei Georgofili, è stata organizzata con il contributo di un comitato scientifico composto, assieme ai presidi delle due facoltà al cui interno il progetto ha preso corpo, da Ezio Raimondi, Mauro Ambrosoli, Andrea Battistini, Rosaria Campioni, Roberto Finzi, Massimo Miglio, Giuseppe Olmi. Il convegno si riconnette, con ottica e taglio diversi e più complessi, a un illustre filone di studi che negli anni ha visto impegnati non solo ricercatori dell’Alma Mater Studiorum o in essa formatisi. Si è partiti dall’assunto concettuale che gli scritti di agronomia, come e forse più di quelli dell’area medica, non solo appartengano per buona parte alle scienze umane, ma rappresentino un settore a tutti gli effetti investito e ridisegnato modernamente dall’umanesimo italiano tre-quattrocentesco che accompagnò le svolte tecnico-produttive ed economiche della struttura agricola europea con un ampio ed epocale confronto culturale con i testi dell’agronomia classica. In questo quadro, si è sottolineato il ruolo fondante precoce dell’area emiliano-romagnola con Pier de’ Crescenzi, e poi solidamente affermato lungo il Cinquecento, dell’offerta testuale che nasce nel contesto emiliano: una produzione spesso all’avanguardia della riflessione tecnico-agraria, ma anche caratterizzata da scelte comunicative e retorico-espressive proprie di oggetti definibili come classici della letteratura, rispettivamente neolatina e volgare. Le propaggini di questo fecondo innesto fra un campo tecnico-scientifico e le forme della letteratura coeva si prolungano del resto fra Seicento e Settecento fino al terminus prestigioso di Filippo Re, che lega al suo nome anche la definitiva assunzione dell’agronomia nel Pantheon delle discipline universitarie. Verificata la validità dell’ipotesi di lavoro di partenza, lo scopo più ambizioso delle giornate di studio è stato quello di disegnare un canone di “classici agronomici moderni” da sottoporre al vaglio critico-testuale di una compiuta edizione. Nella convinzione che la valorizzazione di quello che fu lo straordinario primato dell’agronomia emiliana - nella sua duplice portata di scienza della coltivazione e di letteratura originale che ne divulga i risultati in forma di bestseller con diffusione “di massa” (è il caso, ad esempio, de L’economia del cittadino in villa di Vincenzo Tanara) e tradotti, come Pier Crescenzi, nelle maggiori lingue europee - sia una prospettiva di ricerca di eminente interesse anche per la nostra realtà. In effetti, questo esercizio ha diverse prospettive dal punto di vista operativo nella continua ricerca di elementi che consentano valorizzazione dell’agricoltura locale: motore dello sviluppo economico, ambientale e sociale dei territori a suo tempo abbandonati e oggi recuperati.
2008
Atti del Convegno internazionale di studi Testi agronomici d’area emiliana e Rinascimento europeo. La cultura agraria fra letteratura e scienza da Pier de’ Crescenzi a Filippo Re (Bologna, 31 maggio-1 giugno 2007), a cura di L. Avellini, R. Finzi, L. Quaquarelli, (Bologna, Clueb, 2007)
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L. Quaquarelli
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