Ricorrendo a due databases orginali (sui dati di bilancio e sulla formazione dei managers), il saggio analizza l'evoluzione dell'impresa cooperativa in Italia dopo il 1945, individuando le seguenti fasi: una prima fioritura dopo il 1945, una successiva stagnazione e, infine, dagli anni Settanta una progressiva crescita sia delle dimensioni che del numero delle imprese. Alla base di tale successo vi fu in primo luogo l'avvio di un processo di patrimonializzazione che dapprima utilizzò il prestito dei soci, successivamente l'autofinanziamento (dal 1977) e, infine, la creazione di gruppi (dopo il 1987). Così si superarono i limiti indicati da Ward 1958 e Vanek 1975 alla crescita dimensionale delle cooperative. Il secondo fattore fu l'affermarsi di una cultura di impresa e l'introduzione di gerarchie manageriali con profili formativi progressivamente più elevati, che facilitarono l'innovazione organizzativa (dall'adozione del metodo Hay per determinare i livelli remunerativi dei dirigenti alla forma multidivisionale). Il saggio permette di confutare la tesi di Rothschild-Whitt 1979 e di Zangheri, Castronovo e Galasso 1987 sull'incapacità delle cooperative di dotarsi di un management adeguato.
P. Battilani (2009). L’impresa cooperativa in Italia nella seconda metà del Novecento: istituzione marginale o fattore di modernizzazione economica?. IMPRESE E STORIA, 37, 9-57.
L’impresa cooperativa in Italia nella seconda metà del Novecento: istituzione marginale o fattore di modernizzazione economica?
BATTILANI, PATRIZIA
2009
Abstract
Ricorrendo a due databases orginali (sui dati di bilancio e sulla formazione dei managers), il saggio analizza l'evoluzione dell'impresa cooperativa in Italia dopo il 1945, individuando le seguenti fasi: una prima fioritura dopo il 1945, una successiva stagnazione e, infine, dagli anni Settanta una progressiva crescita sia delle dimensioni che del numero delle imprese. Alla base di tale successo vi fu in primo luogo l'avvio di un processo di patrimonializzazione che dapprima utilizzò il prestito dei soci, successivamente l'autofinanziamento (dal 1977) e, infine, la creazione di gruppi (dopo il 1987). Così si superarono i limiti indicati da Ward 1958 e Vanek 1975 alla crescita dimensionale delle cooperative. Il secondo fattore fu l'affermarsi di una cultura di impresa e l'introduzione di gerarchie manageriali con profili formativi progressivamente più elevati, che facilitarono l'innovazione organizzativa (dall'adozione del metodo Hay per determinare i livelli remunerativi dei dirigenti alla forma multidivisionale). Il saggio permette di confutare la tesi di Rothschild-Whitt 1979 e di Zangheri, Castronovo e Galasso 1987 sull'incapacità delle cooperative di dotarsi di un management adeguato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.