La sentenza della Cassazione, sezioni unite, n. 8906 del 14 maggio 2020 riapre la questione degli incarichi politici dei magistrati in un momento particolarmente critico per il potere giudiziario, al centro di alcune vicende di cronaca (in primis il “caso Palamara”) che destano non poche preoccupazioni sul corretto funzionamento delle istituzioni giudiziarie. La Corte suprema chiarisce le condotte sanzionabili, alla luce della giurisprudenza già maturata, e riafferma i valori dell’indipendenza e imparzialità del magistrato, anche come apparenza, che sono alla base della fiducia dei cittadini nelle istituzioni giudiziarie. Tali valori, conclude, impediscono a un magistrato, anche se fuori ruolo, che aspira a incarichi con valenza politica, di essere iscritto a un partito politico e/o di svolgere in modo continuativo per conto di un partito attività di “militanza attiva”. La pronuncia della Cassazione offre l'occasione per analizzare le diverse problematiche che sono sottese al fenomeno degli incarichi politici dei magistrati, anche alla luce delle proposte di riforma del ddl Bonafede.
Daniela Cavallini (2020). Il magistrato “fuori ruolo” resta sempre un magistrato, anche quando è impegnato in politica, e non viene meno il suo dovere di preservare l’immagine pubblica di imparzialità (Nota a Cass., sezioni unite, 14 maggio 2020, n. 8906). DIRITTO DI DIFESA, 2020, 1-14.
Il magistrato “fuori ruolo” resta sempre un magistrato, anche quando è impegnato in politica, e non viene meno il suo dovere di preservare l’immagine pubblica di imparzialità (Nota a Cass., sezioni unite, 14 maggio 2020, n. 8906).
Daniela Cavallini
2020
Abstract
La sentenza della Cassazione, sezioni unite, n. 8906 del 14 maggio 2020 riapre la questione degli incarichi politici dei magistrati in un momento particolarmente critico per il potere giudiziario, al centro di alcune vicende di cronaca (in primis il “caso Palamara”) che destano non poche preoccupazioni sul corretto funzionamento delle istituzioni giudiziarie. La Corte suprema chiarisce le condotte sanzionabili, alla luce della giurisprudenza già maturata, e riafferma i valori dell’indipendenza e imparzialità del magistrato, anche come apparenza, che sono alla base della fiducia dei cittadini nelle istituzioni giudiziarie. Tali valori, conclude, impediscono a un magistrato, anche se fuori ruolo, che aspira a incarichi con valenza politica, di essere iscritto a un partito politico e/o di svolgere in modo continuativo per conto di un partito attività di “militanza attiva”. La pronuncia della Cassazione offre l'occasione per analizzare le diverse problematiche che sono sottese al fenomeno degli incarichi politici dei magistrati, anche alla luce delle proposte di riforma del ddl Bonafede.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.