Fin dall'inizio della sua produzione narrativa Anna Maria Ortese si è sempre misurata con le sottigliezze della narrazione non realistica, andando più volte ad invadere il campo del fantastico. Ma è con la raccolta del 1987 In sonno e in veglia, e in particolare con due racconti in essa contenuti (Sulla terrazza sterminata e La casa del bosco), che questo rapporto con la scrittura fantastica raggiunge la sua realizzazione estetica più importante. All'interno di questi racconti si impongono i temi direttamente riconducibili agli stilemi della produzione fantastica. Innanzitutto quello della maison haintée, della haunted house, evidente nell'incipit de La terrazza sterminata («In una casa dove ho abitato precedentemente, qui in Liguria, accadevano strani fatti»). Direttamente collegato a questo, il tema del perturbante, dell'Unheimliche freudiano, evidente sia nelle ambientazioni (le case, laddove come dice Freud lo spaventoso risale da quanto è noto e familiare) sia nelle narrazioni (entrambe in prima persona, forma quasi sempre ricorrente nella narrazione fantastica). La casa del bosco, infine, si tiene straordinariamente vicina ai modi del delirio allucinatorio, tanto da rendere difficile, ad una prima lettura la comprensione dei misteri della storia. La grande importanza di questi racconti all'interno della produzione di Anna Maria Ortese è sottolineata anche dal fatto che questi intrattengono rapporti sia con la sua opera precedente (con L'infanta sepolta, per il ruolo che le protagoniste intrattengono con il reale), sia con quella successiva (la narrazione autodiegetica intessuta di caratteristiche del fantastico che ritornerà in Alonso e i visionari).

«E quasi volava»: In sonno e in veglia e il fantastico nell'opera di Anna Maria Ortese

Matteo Moca
2018

Abstract

Fin dall'inizio della sua produzione narrativa Anna Maria Ortese si è sempre misurata con le sottigliezze della narrazione non realistica, andando più volte ad invadere il campo del fantastico. Ma è con la raccolta del 1987 In sonno e in veglia, e in particolare con due racconti in essa contenuti (Sulla terrazza sterminata e La casa del bosco), che questo rapporto con la scrittura fantastica raggiunge la sua realizzazione estetica più importante. All'interno di questi racconti si impongono i temi direttamente riconducibili agli stilemi della produzione fantastica. Innanzitutto quello della maison haintée, della haunted house, evidente nell'incipit de La terrazza sterminata («In una casa dove ho abitato precedentemente, qui in Liguria, accadevano strani fatti»). Direttamente collegato a questo, il tema del perturbante, dell'Unheimliche freudiano, evidente sia nelle ambientazioni (le case, laddove come dice Freud lo spaventoso risale da quanto è noto e familiare) sia nelle narrazioni (entrambe in prima persona, forma quasi sempre ricorrente nella narrazione fantastica). La casa del bosco, infine, si tiene straordinariamente vicina ai modi del delirio allucinatorio, tanto da rendere difficile, ad una prima lettura la comprensione dei misteri della storia. La grande importanza di questi racconti all'interno della produzione di Anna Maria Ortese è sottolineata anche dal fatto che questi intrattengono rapporti sia con la sua opera precedente (con L'infanta sepolta, per il ruolo che le protagoniste intrattengono con il reale), sia con quella successiva (la narrazione autodiegetica intessuta di caratteristiche del fantastico che ritornerà in Alonso e i visionari).
2018
Matteo Moca
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