Il racconto autobiografico nel Novecento assume un carattere tragico per l'inadeguatezza della scrittura nel restituire un racconto fedele della propria vita; nel caso di Landolfi, il dramma metafisico-ontologico assume caratteri interessanti da indagare anche alla luce di una partenza da premesse parasurrealiste. Una lettura formalistica dei diari di Landolfi mostra come essi siano attraversati da un sottile discrimine che li divide nella loro struttura più interna: una prima parte più direttamente collegabile alla scrittura autobiografica propriamente detta, una seconda invece più scopertamente finzionale, ripetendo quell'oscillazione dialettica propria della tragedia tra la menzogna e la verità. Lo stesso Landolfi designerà il suo stato come uno stato di insufficienza («non so neppure materialmente, se queste siano invenzioni» annota), e la sua scrittura come inadeguata a tradurre la propria interiorità, essendo parte di un luogo inattingibile dalla parola.Si tratta della tragedia dell'uomo comune che è incapace di raccontare la sua storia in maniera compiuta; tale difficoltà viene avvertita ed affrontata attraverso una coscienza tragica in grado di interrogare le cose ultime dell'esistenza e di analizzare in profondità le contraddittorietà proprie della natura umana come, in questo caso, quella insita nel racconto di sé.

La tragedia del racconto autobiografico. Nota sui diari di Tommaso Landolfi,

Matteo Moca
2019

Abstract

Il racconto autobiografico nel Novecento assume un carattere tragico per l'inadeguatezza della scrittura nel restituire un racconto fedele della propria vita; nel caso di Landolfi, il dramma metafisico-ontologico assume caratteri interessanti da indagare anche alla luce di una partenza da premesse parasurrealiste. Una lettura formalistica dei diari di Landolfi mostra come essi siano attraversati da un sottile discrimine che li divide nella loro struttura più interna: una prima parte più direttamente collegabile alla scrittura autobiografica propriamente detta, una seconda invece più scopertamente finzionale, ripetendo quell'oscillazione dialettica propria della tragedia tra la menzogna e la verità. Lo stesso Landolfi designerà il suo stato come uno stato di insufficienza («non so neppure materialmente, se queste siano invenzioni» annota), e la sua scrittura come inadeguata a tradurre la propria interiorità, essendo parte di un luogo inattingibile dalla parola.Si tratta della tragedia dell'uomo comune che è incapace di raccontare la sua storia in maniera compiuta; tale difficoltà viene avvertita ed affrontata attraverso una coscienza tragica in grado di interrogare le cose ultime dell'esistenza e di analizzare in profondità le contraddittorietà proprie della natura umana come, in questo caso, quella insita nel racconto di sé.
2019
Matteo Moca
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