Questo articolo propone una analisi storica e una riflessione critica sui modi con cui il Quebec ha affrontato e costantemente riaffronta il problema della scuola pubblica in una società storicamente multiculturale, multietnica e plurilingue. In particolare, la riflessione riguarda il piano normativo e legislativo e le politiche scolastiche via via elaborate, per rispondere alla sfida di pensare e costruire una scuola pubblica capace di costruire una “infanzia quebecchese”. Una lettura del ‘curricolo ideale’ - si dirà - ci dice poco sulla ‘realtà’ educativa di un paese. Eppure, in Québec come altrove, le politiche scolastiche costituiscono i segnali pubblici del modo con cui un paese – rappresentando pubblicamente e ufficialmente la sua scuola - rappresenta se stesso, i propri valori, le proprie concezioni di ‘infanzia’. Dopo un breve quadro storico inteso a tracciare l’origine multiculturale del Québec (come di tutti gli stati nordamericani, par.1), saranno presi in esame la legge 101 (1977) che sancisce il francese come lingua ufficiale di insegnamento e il dibattito sempre vivo e lacerante che ha accompagnato questa legge e le sue successive modifiche (parr. 2-4). In secondo luogo, saranno presi in esame il recente processo di laicizzazione della scuola quebecchese sancito dalla legge 118 (giugno 2000) e le profonde implicazioni culturali, politiche e identitarie di tale processo (parr. 5-8). In un paese che storicamente ha fatto un uso a carattere esplicitamente identitario del riferimento alle religioni dei due gruppi maggioritari, che ha costruito su esso la propria organizzazione sociale, le identità dei gruppi e i loro rapporti di forza, la deconfesionalizzazione della scuola pubblica ha implicazioni e significati culturali del tutto peculiari. Infine sarà analizzata l’assunzione ufficiale della vocazione interculturale della scuola pubblica (parr. 9-11). L’ incrocio di questi tagli prospettici fa emergere i paradossi insiti in una società che vuole abbandonare la logica delle “communities” senza per questo abbracciare la reductio ad unum di alcuni modelli europei. L’articolo si conclude con una analisi critica dei modelli pedagogici relativi all’ “educazione interculturale” e c
L. Caronia (2009). Scuola, infanzie e culture in Quebec. Le politiche educative interculturali dal paradigma culturalista al paradigma civico. RICERCHE DI PEDAGOGIA E DIDATTICA, 4(2), 1-39.
Scuola, infanzie e culture in Quebec. Le politiche educative interculturali dal paradigma culturalista al paradigma civico.
CARONIA, LETIZIA
2009
Abstract
Questo articolo propone una analisi storica e una riflessione critica sui modi con cui il Quebec ha affrontato e costantemente riaffronta il problema della scuola pubblica in una società storicamente multiculturale, multietnica e plurilingue. In particolare, la riflessione riguarda il piano normativo e legislativo e le politiche scolastiche via via elaborate, per rispondere alla sfida di pensare e costruire una scuola pubblica capace di costruire una “infanzia quebecchese”. Una lettura del ‘curricolo ideale’ - si dirà - ci dice poco sulla ‘realtà’ educativa di un paese. Eppure, in Québec come altrove, le politiche scolastiche costituiscono i segnali pubblici del modo con cui un paese – rappresentando pubblicamente e ufficialmente la sua scuola - rappresenta se stesso, i propri valori, le proprie concezioni di ‘infanzia’. Dopo un breve quadro storico inteso a tracciare l’origine multiculturale del Québec (come di tutti gli stati nordamericani, par.1), saranno presi in esame la legge 101 (1977) che sancisce il francese come lingua ufficiale di insegnamento e il dibattito sempre vivo e lacerante che ha accompagnato questa legge e le sue successive modifiche (parr. 2-4). In secondo luogo, saranno presi in esame il recente processo di laicizzazione della scuola quebecchese sancito dalla legge 118 (giugno 2000) e le profonde implicazioni culturali, politiche e identitarie di tale processo (parr. 5-8). In un paese che storicamente ha fatto un uso a carattere esplicitamente identitario del riferimento alle religioni dei due gruppi maggioritari, che ha costruito su esso la propria organizzazione sociale, le identità dei gruppi e i loro rapporti di forza, la deconfesionalizzazione della scuola pubblica ha implicazioni e significati culturali del tutto peculiari. Infine sarà analizzata l’assunzione ufficiale della vocazione interculturale della scuola pubblica (parr. 9-11). L’ incrocio di questi tagli prospettici fa emergere i paradossi insiti in una società che vuole abbandonare la logica delle “communities” senza per questo abbracciare la reductio ad unum di alcuni modelli europei. L’articolo si conclude con una analisi critica dei modelli pedagogici relativi all’ “educazione interculturale” e cI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.