In un gruppo di appunti dello Zibaldone, circoscritti tra l’ottobre 1820 e il novembre 1823, Giacomo Leopardi inquadra il problema della polvere da sparo e delle armi da fuoco nella più generale riflessione sulla distinzione tra natura e tecnica, tra antichi e moderni. In questa dimensione, le armi da fuoco sono effetto (e al contempo causa) di un lungo processo di spiritualizzazione della vita, la cui matrice Leopardi riconduce – in prima istanza – al platonismo e al cristianesimo. Infatti, le armi spodestano la virtù e la varietà, introducendo un principio ugualitario che su fondamenta tecnico-scientifiche rende «un soldato eroe» uguale a «un Martano». La civilizzazione e l’avanzamento della tecnica non solo mortificano la corporeità, che viene assoggettata a un potere superiore inquadrabile nelle categorie della bio-politica, ma provocano la trasformazione dell’eroismo collettivo in calcolo egoistico e privato. Dopo l’invenzione della polvere da sparo, l’uomo – e qui la riflessione di Leopardi incontra quella del Vico della Scienza nuova – è stato sottoposto a un processo progressivo di devitalizzazione del principio vitale, tale per cui la natura si è persa nella storia e «l’energia che prima avevano gli uomini [si è trasportata] alle macchine, e [si sono trasformati] in macchine gli uomini» stessi.
Gasperina Geroni, R. (2020). Le armi da fuoco: tecnica e natura nello Zibaldone di Giacomo Leopardi. Roma : Adi Editore.
Le armi da fuoco: tecnica e natura nello Zibaldone di Giacomo Leopardi
Gasperina Geroni, Riccardo
2020
Abstract
In un gruppo di appunti dello Zibaldone, circoscritti tra l’ottobre 1820 e il novembre 1823, Giacomo Leopardi inquadra il problema della polvere da sparo e delle armi da fuoco nella più generale riflessione sulla distinzione tra natura e tecnica, tra antichi e moderni. In questa dimensione, le armi da fuoco sono effetto (e al contempo causa) di un lungo processo di spiritualizzazione della vita, la cui matrice Leopardi riconduce – in prima istanza – al platonismo e al cristianesimo. Infatti, le armi spodestano la virtù e la varietà, introducendo un principio ugualitario che su fondamenta tecnico-scientifiche rende «un soldato eroe» uguale a «un Martano». La civilizzazione e l’avanzamento della tecnica non solo mortificano la corporeità, che viene assoggettata a un potere superiore inquadrabile nelle categorie della bio-politica, ma provocano la trasformazione dell’eroismo collettivo in calcolo egoistico e privato. Dopo l’invenzione della polvere da sparo, l’uomo – e qui la riflessione di Leopardi incontra quella del Vico della Scienza nuova – è stato sottoposto a un processo progressivo di devitalizzazione del principio vitale, tale per cui la natura si è persa nella storia e «l’energia che prima avevano gli uomini [si è trasportata] alle macchine, e [si sono trasformati] in macchine gli uomini» stessi.File | Dimensione | Formato | |
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