La termografia a infrarossi è una metodologia di prova non distruttiva utilizzabile in sito e particolarmente idonea ad applicazioni ai beni culturali architettonici in quanto non richiede contatto diretto tra lo strumento di misura e l’oggetto di indagine. Questa caratteristica si dimostra un vantaggio aggiuntivo, rispetto ad altre tecniche di prova, quando si ha a che fare con categorie di beni, quali le costruzioni archeologiche romane in ambito vesuviano, che per il loro riconosciuto pregio e unicità e, al contempo, per la delicatezza delle superfici e dello stato dei materiali, beneficiano di un livello di salvaguardia elevato e impongono un approccio diagnostico particolarmente rispettoso dei materiali. Inoltre, esperienze pregresse di impiego della tecnica termografica in ambito di costruzioni storiche, effettuate in fase diagnostica, di manutenzione preventiva e di verifica dell’intervento, testimoniano, da un lato, la rapidità con cui, in molti casi, si può procedere all’acquisizione dei dati, dall’altro la possibilità di ispezionare aree estese della costruzione e di condurre in tempo reale una interpretazione preliminare dei termogrammi. Si è proceduto quindi, nell’ambito di una più ampia campagna sperimentale diagnostica, condotta dal DISTART dell’Università di Bologna, che ha interessato la Casa del Tramezzo di Legno ad Ercolano e che ha previsto l’utilizzo comparato di diverse tecniche d’indagine visuali e non distruttive, ad effettuare ispezioni termografiche sulla parete di facciata della Casa, con l’intento di indagarne caratteristiche quali dettagli costruttivi, forme di degrado e tracce di interventi pregressi. La parete considerata, dove intonacata, presenta intonaco molto spesso e disomogeneo, risultato della sovrapposizione di lacerti di intonaco originale romano a strati di malta di restauro risalente al secolo scorso. Dove invece la muratura, in gran parte di pietra, rimane a vista, si rileva disomogeneità di materiali e tessiture, oltre che dello stato conservativo. La ricerca sperimentale condotta in sito secondo metodologie di rilievo termografico passivo e attivo, sul lato esterno e interno della parete, consente di mostrare, per la prima volta, termogrammi di costruzioni murarie romane. Gli esempi evidenziano caratteristiche strutturali e problematiche di degrado, quali ad esempio l’estensione d’area di distacchi di porzioni di intonaco dal supporto murario, la distribuzione di aree umide sulla superficie della parete, e di rilevare con maggior risalto il quadro fessurativo che non dal rilievo fotografico. Inoltre, è stato possibile identificare inclusioni e dettagli costruttivi non visibili perché incorporati nello strato di intonaco o sottointonacali: la presenza di grappe metalliche di fissaggio e sostegno dell’intonaco romano riposizionato durante i restauri, la forma dei conci lapidei e la tessitura del paramento murario in alcune porzioni di parete, il riconoscimento di disomogeneità nel paramento, dovute a rifacimento di parti o tamponatura. I risultati dell’interpretazione dei termogrammi sono significativi oltre che per l’informazione fornita in termini di conoscenza aggiuntiva del bene archeologico, anche ai fini della valutazione strutturale della muratura archeologica.

La termografia per l’indagine conoscitiva e strutturale di murature archeologiche vesuviane / C. Colla; A. Largo; C. Gorini; P. Corvaglia; F. Ubertini. - STAMPA. - -:(2008), pp. ---. (Intervento presentato al convegno VESUVIANA. ARCHEOLOGIA A CONFRONTO tenutosi a Bologna nel 14-16 Gennaio 2008).

La termografia per l’indagine conoscitiva e strutturale di murature archeologiche vesuviane

COLLA, CAMILLA;UBERTINI, FRANCESCO
2008

Abstract

La termografia a infrarossi è una metodologia di prova non distruttiva utilizzabile in sito e particolarmente idonea ad applicazioni ai beni culturali architettonici in quanto non richiede contatto diretto tra lo strumento di misura e l’oggetto di indagine. Questa caratteristica si dimostra un vantaggio aggiuntivo, rispetto ad altre tecniche di prova, quando si ha a che fare con categorie di beni, quali le costruzioni archeologiche romane in ambito vesuviano, che per il loro riconosciuto pregio e unicità e, al contempo, per la delicatezza delle superfici e dello stato dei materiali, beneficiano di un livello di salvaguardia elevato e impongono un approccio diagnostico particolarmente rispettoso dei materiali. Inoltre, esperienze pregresse di impiego della tecnica termografica in ambito di costruzioni storiche, effettuate in fase diagnostica, di manutenzione preventiva e di verifica dell’intervento, testimoniano, da un lato, la rapidità con cui, in molti casi, si può procedere all’acquisizione dei dati, dall’altro la possibilità di ispezionare aree estese della costruzione e di condurre in tempo reale una interpretazione preliminare dei termogrammi. Si è proceduto quindi, nell’ambito di una più ampia campagna sperimentale diagnostica, condotta dal DISTART dell’Università di Bologna, che ha interessato la Casa del Tramezzo di Legno ad Ercolano e che ha previsto l’utilizzo comparato di diverse tecniche d’indagine visuali e non distruttive, ad effettuare ispezioni termografiche sulla parete di facciata della Casa, con l’intento di indagarne caratteristiche quali dettagli costruttivi, forme di degrado e tracce di interventi pregressi. La parete considerata, dove intonacata, presenta intonaco molto spesso e disomogeneo, risultato della sovrapposizione di lacerti di intonaco originale romano a strati di malta di restauro risalente al secolo scorso. Dove invece la muratura, in gran parte di pietra, rimane a vista, si rileva disomogeneità di materiali e tessiture, oltre che dello stato conservativo. La ricerca sperimentale condotta in sito secondo metodologie di rilievo termografico passivo e attivo, sul lato esterno e interno della parete, consente di mostrare, per la prima volta, termogrammi di costruzioni murarie romane. Gli esempi evidenziano caratteristiche strutturali e problematiche di degrado, quali ad esempio l’estensione d’area di distacchi di porzioni di intonaco dal supporto murario, la distribuzione di aree umide sulla superficie della parete, e di rilevare con maggior risalto il quadro fessurativo che non dal rilievo fotografico. Inoltre, è stato possibile identificare inclusioni e dettagli costruttivi non visibili perché incorporati nello strato di intonaco o sottointonacali: la presenza di grappe metalliche di fissaggio e sostegno dell’intonaco romano riposizionato durante i restauri, la forma dei conci lapidei e la tessitura del paramento murario in alcune porzioni di parete, il riconoscimento di disomogeneità nel paramento, dovute a rifacimento di parti o tamponatura. I risultati dell’interpretazione dei termogrammi sono significativi oltre che per l’informazione fornita in termini di conoscenza aggiuntiva del bene archeologico, anche ai fini della valutazione strutturale della muratura archeologica.
2008
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La termografia per l’indagine conoscitiva e strutturale di murature archeologiche vesuviane / C. Colla; A. Largo; C. Gorini; P. Corvaglia; F. Ubertini. - STAMPA. - -:(2008), pp. ---. (Intervento presentato al convegno VESUVIANA. ARCHEOLOGIA A CONFRONTO tenutosi a Bologna nel 14-16 Gennaio 2008).
C. Colla; A. Largo; C. Gorini; P. Corvaglia; F. Ubertini
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/73067
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