Oltre un terzo dell’intera produzione alimentare viene sprecata in Gran Bretagna ogni anno, per un valore di circa 30 miliardi di Euro. Tale cifra equivale a cinque volte tanto a quanto ogni hanno la stessa Gran Bretagna destina agli aiuti internazionali, cifra che potrebbe, secondo le stime delle Nazioni Unite, contrastare la fame di 150 milioni di Africani. Ogni anno quindi 3,4 milioni di tonnellate di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabile, viene persa nel percorso che va dal campo al piatto per meri motivi commerciali, per leggi di mercato, per negligenza, per disorganizzazione o per semplice abbondanza. 250.000 le persone che ogni giorno potrebbero essere aiutate, invece sono circa 120 milioni gli euro spesi per lo smaltimento di questi prodotti. Si manda così in fumo non solo del cibo, ma anche lavoro tempo e tante altre risorse che risulta essere inammissibile in un mondo dove è ormai palese la limitatezza delle stesse e dove continua comunque ad esserci una forte disparità di condizione socio-economica tra i popoli e tra le persone. Il 25% degli alimenti ancora perfettamente consumabili viene invece incenerito ogni anno negli Stati Uniti. 5 milioni di tonnellate di frutta e verdura all’anno vengono distrutte senza ma giungere nel piatto del consumatore finale. Inoltre il 12% della spesa alimentare di ogni famiglia americana viene gettato perché non consumata pur essendo ancora perfettamente utilizzabile. Su una spesa alimentare media di 42 dollari 14 sono spesi per l’acquisto di prodotti non necessari. Ogni anno in Australia 3,3 milioni di tonnellate di alimenti ancora perfettamente consumabili per un valore di 5,3 milioni di dollari viene distrutto. In Italia lo spreco annuo di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabile ammonta a 1,5 milioni di tonnellate pari ad un valore di mercato di 4 miliardi di Euro. Ogni giorno finiscono in discarica o all’incenerimento 4 mila tonnellate di alimenti, il 15% del pane e della pasta che gli italiani acquistano quotidianamente, il 18% della carne e il 12% della verdura e della frutta. Secondo l’ Associazione per la Difesa e l'Orientamento dei Consumatori (ADOC) ogni nucleo familiare in Italia getta via all’anno 584 € di prodotti alimentari su una spesa mensile di 450 €, circa l’11%. Quanto evidenziato fino ad ora ci mette inesorabilmente in relazioni due “verbi” che sembrano legati in modo indissolubile tra loro: vivere e consumare. Invertendo la loro posizione, tuttavia, il dilemma tipico della nostra società emerge in tutto il suo paradossale essere. Consumiamo per vivere o viviamo per consumare? Sì, perché oggi noi tutti consumatori con potere d’acquisto corriamo a comperare di tutto e più compriamo, più gettiamo via, con sempre maggior leggerezza. Mentre ogni giorno cresce il peso dei rifiuti e la quantità di merce buttata soltanto perché ritenuta non più commerciabile. Montagne di prodotti, alimentari e non, vengono distrutti: uno spreco colossale di risorse, un danno ambientale gravissimo, un sistema a lungo andare insostenibile. Eppure questo immane spreco può essere utile, almeno per qualcuno. È questo l’obiettivo dei Last Minute Market: trasformare lo spreco in risorsa. Il progetto consente di recuperare a fini benefici i prodotti alimentari invenduti lungo la filiera agroalimentare. Infatti se da un lato l’economia produce questi sprechi, dall’altro la società, o più precisamente una parte di essa, risulta in deficit, quindi l’obiettivo dei Last Minute Market è quello di far incrociare, a livello locale, queste due realtà, al fine di far si che questo spreco, ciò che si getta via, almeno in parte, possa essere utile: almeno per qualcuno. I principi che sottendono al progetto Last Minute Market, permettono di coniugare a livello territoriale le esigenze delle imprese for profit e degli enti no profit promuovendo un’azione di sviluppo sostenibile locale, con ricadute positive a livello ambientale, economico, sociale, sanitario ed ...

A. Segrè (2008). Dalla Fame alla sazietà, dalle eccedenze allo spreco inutile.

Dalla Fame alla sazietà, dalle eccedenze allo spreco inutile

SEGRE', ANDREA
2008

Abstract

Oltre un terzo dell’intera produzione alimentare viene sprecata in Gran Bretagna ogni anno, per un valore di circa 30 miliardi di Euro. Tale cifra equivale a cinque volte tanto a quanto ogni hanno la stessa Gran Bretagna destina agli aiuti internazionali, cifra che potrebbe, secondo le stime delle Nazioni Unite, contrastare la fame di 150 milioni di Africani. Ogni anno quindi 3,4 milioni di tonnellate di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabile, viene persa nel percorso che va dal campo al piatto per meri motivi commerciali, per leggi di mercato, per negligenza, per disorganizzazione o per semplice abbondanza. 250.000 le persone che ogni giorno potrebbero essere aiutate, invece sono circa 120 milioni gli euro spesi per lo smaltimento di questi prodotti. Si manda così in fumo non solo del cibo, ma anche lavoro tempo e tante altre risorse che risulta essere inammissibile in un mondo dove è ormai palese la limitatezza delle stesse e dove continua comunque ad esserci una forte disparità di condizione socio-economica tra i popoli e tra le persone. Il 25% degli alimenti ancora perfettamente consumabili viene invece incenerito ogni anno negli Stati Uniti. 5 milioni di tonnellate di frutta e verdura all’anno vengono distrutte senza ma giungere nel piatto del consumatore finale. Inoltre il 12% della spesa alimentare di ogni famiglia americana viene gettato perché non consumata pur essendo ancora perfettamente utilizzabile. Su una spesa alimentare media di 42 dollari 14 sono spesi per l’acquisto di prodotti non necessari. Ogni anno in Australia 3,3 milioni di tonnellate di alimenti ancora perfettamente consumabili per un valore di 5,3 milioni di dollari viene distrutto. In Italia lo spreco annuo di prodotti alimentari ancora perfettamente consumabile ammonta a 1,5 milioni di tonnellate pari ad un valore di mercato di 4 miliardi di Euro. Ogni giorno finiscono in discarica o all’incenerimento 4 mila tonnellate di alimenti, il 15% del pane e della pasta che gli italiani acquistano quotidianamente, il 18% della carne e il 12% della verdura e della frutta. Secondo l’ Associazione per la Difesa e l'Orientamento dei Consumatori (ADOC) ogni nucleo familiare in Italia getta via all’anno 584 € di prodotti alimentari su una spesa mensile di 450 €, circa l’11%. Quanto evidenziato fino ad ora ci mette inesorabilmente in relazioni due “verbi” che sembrano legati in modo indissolubile tra loro: vivere e consumare. Invertendo la loro posizione, tuttavia, il dilemma tipico della nostra società emerge in tutto il suo paradossale essere. Consumiamo per vivere o viviamo per consumare? Sì, perché oggi noi tutti consumatori con potere d’acquisto corriamo a comperare di tutto e più compriamo, più gettiamo via, con sempre maggior leggerezza. Mentre ogni giorno cresce il peso dei rifiuti e la quantità di merce buttata soltanto perché ritenuta non più commerciabile. Montagne di prodotti, alimentari e non, vengono distrutti: uno spreco colossale di risorse, un danno ambientale gravissimo, un sistema a lungo andare insostenibile. Eppure questo immane spreco può essere utile, almeno per qualcuno. È questo l’obiettivo dei Last Minute Market: trasformare lo spreco in risorsa. Il progetto consente di recuperare a fini benefici i prodotti alimentari invenduti lungo la filiera agroalimentare. Infatti se da un lato l’economia produce questi sprechi, dall’altro la società, o più precisamente una parte di essa, risulta in deficit, quindi l’obiettivo dei Last Minute Market è quello di far incrociare, a livello locale, queste due realtà, al fine di far si che questo spreco, ciò che si getta via, almeno in parte, possa essere utile: almeno per qualcuno. I principi che sottendono al progetto Last Minute Market, permettono di coniugare a livello territoriale le esigenze delle imprese for profit e degli enti no profit promuovendo un’azione di sviluppo sostenibile locale, con ricadute positive a livello ambientale, economico, sociale, sanitario ed ...
2008
455
461
A. Segrè (2008). Dalla Fame alla sazietà, dalle eccedenze allo spreco inutile.
A. Segrè
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/65984
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