Nella letteratura scientifica, la questione dell’asimmetria in morfologia è stata ripetutamente affrontata ed ha portato a sancire, in un’ampia prospettiva interlinguistica, una sostanziale prevalenza delle strategie di natura suffissale. In questo contributo, la questione viene affrontata a partire dalle unità di contenuto, più che dalle strategie del livello formale. L’obiettivo dell’indagine è in ultima analisi quello di capire se, a livello interlinguistico, esistano o meno rapporti privilegiati tra le principali categorie semantico-funzionali e le principali strategie morfologiche di affissazione (soprattutto suffissazione e prefissazione). In altri termini, il contributo ambisce a tracciare, attraverso l’analisi di un ampio campione di lingue, una mappatura delle corrispondenze sistematiche tra unità sul piano del contenuto ed unità sul piano della forma, allo scopo di chiarire se esistano, in prospettiva interlinguistica, categorie semantico-funzionali che prediligono nettamente l’espressione prefissale e categorie semantico-funzionali che invece esibiscono una chiara propensione per l’espressione suffissale e, soprattutto, se vi siano categorie semantico-funzionali che si mantengono in una posizione di sostanziale neutralità rispetto alla scelta prefissi vs. suffissi, cioè che più di altre si prestano ad essere espresse sia prefissalmente che suffissalmente all’interno delle singole lingue. In quest’ultimo caso, la questione cruciale è stabilire sia quali siano le ragioni di tale neutralità, sia quali fattori possano condizionare e determinare, per i parlanti, la scelta concreta di una strategia piuttosto che dell’altra. In questo contributo l'analisi si focalizza soprattutto su quest’ultimo punto e, partendo da dati dell’italiano e di alcune lingue indeuropee d’Europa, mette in luce la situazione delle funzioni semantiche tradizionalmente definite ‘valutatative’, che, nelle lingue esaminate, possono essere espresse tanto da suffissi, quanto da prefissi, sebbene, coerentemente con il carattere essenzialmente suffissale della morfologia indeuropea, la realizzazione suffissale sia prevalente in gran parte delle lingue in questione. Tuttavia, è innegabile che la forza di penetrazione dei valutativi prefissali sia piuttosto forte, tenuto conto che essi sono attestati anche in lingue con scarsa o nulla presenza di suffissi valutativi, come il francese e l’inglese. Il nucleo centrale dell'articolo verte essenzialmente su una disamina comparativa delle proprietà dei suffissi e dei prefissi valutativi, finalizzata all’evidenziazione di analogie e, soprattutto, differenze significative. In assenza di convincenti termini di raffronto all’interno delle lingue indagate, vale a dire in assenza di altre categorie semantico-funzionali dai contorni sufficientemente netti che presentino la medesima oscillazione tra prefissi e suffissi che caratterizza i valutativi, è utile proiettare su un più ampio livello interlinguistico il quadro elaborato sui dati delle lingue europee, per comprendere quali ulteriori riscontri possa avere la fenomenologia osservata. In questo senso, risulta utile ed interessante un accostamento con i valutativi, anche in questo caso sia prefissali che suffissali, delle lingue bantu, nelle quali, al contrario di quanto accade nelle lingue indeuropee, si registra – come per altre categorie semantico-funzionali di quelle lingue –una manifesta predilezione per i prefissi.

Valutativi suffissali e valutativi prefissali: un'unica categoria? / Grandi N.; Montermini F.. - STAMPA. - (2006), pp. 271-287. (Intervento presentato al convegno XXXVII Congresso Internazionale di Studi della Società di Linguistica Italiana, La formazione delle parole tenutosi a L'Aquila nel 25-27 settembre 2003).

Valutativi suffissali e valutativi prefissali: un'unica categoria?

GRANDI, NICOLA;
2006

Abstract

Nella letteratura scientifica, la questione dell’asimmetria in morfologia è stata ripetutamente affrontata ed ha portato a sancire, in un’ampia prospettiva interlinguistica, una sostanziale prevalenza delle strategie di natura suffissale. In questo contributo, la questione viene affrontata a partire dalle unità di contenuto, più che dalle strategie del livello formale. L’obiettivo dell’indagine è in ultima analisi quello di capire se, a livello interlinguistico, esistano o meno rapporti privilegiati tra le principali categorie semantico-funzionali e le principali strategie morfologiche di affissazione (soprattutto suffissazione e prefissazione). In altri termini, il contributo ambisce a tracciare, attraverso l’analisi di un ampio campione di lingue, una mappatura delle corrispondenze sistematiche tra unità sul piano del contenuto ed unità sul piano della forma, allo scopo di chiarire se esistano, in prospettiva interlinguistica, categorie semantico-funzionali che prediligono nettamente l’espressione prefissale e categorie semantico-funzionali che invece esibiscono una chiara propensione per l’espressione suffissale e, soprattutto, se vi siano categorie semantico-funzionali che si mantengono in una posizione di sostanziale neutralità rispetto alla scelta prefissi vs. suffissi, cioè che più di altre si prestano ad essere espresse sia prefissalmente che suffissalmente all’interno delle singole lingue. In quest’ultimo caso, la questione cruciale è stabilire sia quali siano le ragioni di tale neutralità, sia quali fattori possano condizionare e determinare, per i parlanti, la scelta concreta di una strategia piuttosto che dell’altra. In questo contributo l'analisi si focalizza soprattutto su quest’ultimo punto e, partendo da dati dell’italiano e di alcune lingue indeuropee d’Europa, mette in luce la situazione delle funzioni semantiche tradizionalmente definite ‘valutatative’, che, nelle lingue esaminate, possono essere espresse tanto da suffissi, quanto da prefissi, sebbene, coerentemente con il carattere essenzialmente suffissale della morfologia indeuropea, la realizzazione suffissale sia prevalente in gran parte delle lingue in questione. Tuttavia, è innegabile che la forza di penetrazione dei valutativi prefissali sia piuttosto forte, tenuto conto che essi sono attestati anche in lingue con scarsa o nulla presenza di suffissi valutativi, come il francese e l’inglese. Il nucleo centrale dell'articolo verte essenzialmente su una disamina comparativa delle proprietà dei suffissi e dei prefissi valutativi, finalizzata all’evidenziazione di analogie e, soprattutto, differenze significative. In assenza di convincenti termini di raffronto all’interno delle lingue indagate, vale a dire in assenza di altre categorie semantico-funzionali dai contorni sufficientemente netti che presentino la medesima oscillazione tra prefissi e suffissi che caratterizza i valutativi, è utile proiettare su un più ampio livello interlinguistico il quadro elaborato sui dati delle lingue europee, per comprendere quali ulteriori riscontri possa avere la fenomenologia osservata. In questo senso, risulta utile ed interessante un accostamento con i valutativi, anche in questo caso sia prefissali che suffissali, delle lingue bantu, nelle quali, al contrario di quanto accade nelle lingue indeuropee, si registra – come per altre categorie semantico-funzionali di quelle lingue –una manifesta predilezione per i prefissi.
2006
La formazione delle parole
271
287
Valutativi suffissali e valutativi prefissali: un'unica categoria? / Grandi N.; Montermini F.. - STAMPA. - (2006), pp. 271-287. (Intervento presentato al convegno XXXVII Congresso Internazionale di Studi della Società di Linguistica Italiana, La formazione delle parole tenutosi a L'Aquila nel 25-27 settembre 2003).
Grandi N.; Montermini F.
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