Gli arrivi sempre più consistenti di imbarcazioni “cariche di corpi umani in fuga” (Pinelli 2011) nelle coste meridionali italiane ha sollevato nel nostro paese interrogativi profondi e suggerito nuovi terreni di indagine ai ricercatori delle scienze sociali. L’insoddisfazione verso le letture prevalenti nel discorso pubblico, in parte relative alle politiche di gestione delle migrazioni e alle misure di controllo dei confini, sembra infatti avere stimolato nel panorama nazionale la produzione di un fiorente corpus di studi e ricerche sulle migrazioni forzate. Mentre alcune riflessioni si sono focalizzate sulla violenza e drammaticità che plasma le esperienze e traiettorie di rifugiati e richiedenti asilo (Pinelli 2011; Pinelli, Ciabarri 2016), altri studi hanno contribuito a portare alla luce le dimensioni opache e contradditorie delle politiche di accoglienza in specifici contesti locali (Sorgoni 2011), facendo emergere nelle rappresentazioni degli operatori aspetti relativi alle pratiche educative e di inserimento sociale (Catarci 2011). Su questo versante, l’analisi dei processi e delle procedure burocratiche che un arcipelago composito di attori istituzionali e professionali si è trovato improvvisamente a gestire ha rivelato, per esempio, uno scarto marcato fra le richieste astratte di neutralità e le implicazioni personali che gli operatori sperimentano quotidianamente di fronte a storie drammatiche e difficili da decifrare; ha evidenziato le dinamiche di esclusione, spersonalizzazione e controllo che si celano nella traduzione concreta dei processi di istituzionalizzazione delle procedure previste dal sistema dell’asilo; e ancora, ha mostrato un netto contrasto fra le domande di efficienza nella rigida applicazione delle procedure e le pratiche discrezionali che si sviluppano nelle interazioni quotidiane fra personale dell’accoglienza e i richiedenti protezione internazionale. La necessità di discutere gli elementi di eterogeneità all’interno delle diverse esperienze (Zoletto 2012) sembra imporsi così nei contesti organizzativi e nelle pratiche di chi opera per promuovere percorsi di progettazione, autonomia e inclusione sociale. Nel tentativo di fornire un contributo a tale dibattito, ci si propone di portare in primo piano la complessità e varietà delle esperienze sociali e lavorative, per ora solo parzialmente esplorate, di chi si trova ad operare in un campo altamente controverso e conflittuale. A partire da una prospettiva interdisciplinare, ricercatori, professionisti, educatori e operatori, con occhio analitico e riflessivo, si propongano di mettere a fuoco i dilemmi e le tensioni, ma anche i margini di manovra, le strategie e negoziazioni che il personale dell’accoglienza sta elaborando e praticando in molteplici setting di lavoro. Dal punto di vista applicativo si rende necessaria un’approfondita riflessione che possa consentire, tanto ai ricercatori e agli studiosi quanto ai soggetti che quotidianamente operano nei contesti interculturali, di addentrarsi nella comprensione del fenomeno in una direzione che tenga strettamente congiunte la prospettiva teorica e quella pratica (Bertolini, 1988).
Riccio B. , Tarabusi F (2018). Dilemmi, mediazioni e opportunità nel lavoro di accoglienza rivolto a rifugiati e richiedenti asilo: un’introduzione. EDUCAZIONE INTERCULTURALE, 16(1), 1-9.
Dilemmi, mediazioni e opportunità nel lavoro di accoglienza rivolto a rifugiati e richiedenti asilo: un’introduzione
Riccio B.
;Tarabusi F
2018
Abstract
Gli arrivi sempre più consistenti di imbarcazioni “cariche di corpi umani in fuga” (Pinelli 2011) nelle coste meridionali italiane ha sollevato nel nostro paese interrogativi profondi e suggerito nuovi terreni di indagine ai ricercatori delle scienze sociali. L’insoddisfazione verso le letture prevalenti nel discorso pubblico, in parte relative alle politiche di gestione delle migrazioni e alle misure di controllo dei confini, sembra infatti avere stimolato nel panorama nazionale la produzione di un fiorente corpus di studi e ricerche sulle migrazioni forzate. Mentre alcune riflessioni si sono focalizzate sulla violenza e drammaticità che plasma le esperienze e traiettorie di rifugiati e richiedenti asilo (Pinelli 2011; Pinelli, Ciabarri 2016), altri studi hanno contribuito a portare alla luce le dimensioni opache e contradditorie delle politiche di accoglienza in specifici contesti locali (Sorgoni 2011), facendo emergere nelle rappresentazioni degli operatori aspetti relativi alle pratiche educative e di inserimento sociale (Catarci 2011). Su questo versante, l’analisi dei processi e delle procedure burocratiche che un arcipelago composito di attori istituzionali e professionali si è trovato improvvisamente a gestire ha rivelato, per esempio, uno scarto marcato fra le richieste astratte di neutralità e le implicazioni personali che gli operatori sperimentano quotidianamente di fronte a storie drammatiche e difficili da decifrare; ha evidenziato le dinamiche di esclusione, spersonalizzazione e controllo che si celano nella traduzione concreta dei processi di istituzionalizzazione delle procedure previste dal sistema dell’asilo; e ancora, ha mostrato un netto contrasto fra le domande di efficienza nella rigida applicazione delle procedure e le pratiche discrezionali che si sviluppano nelle interazioni quotidiane fra personale dell’accoglienza e i richiedenti protezione internazionale. La necessità di discutere gli elementi di eterogeneità all’interno delle diverse esperienze (Zoletto 2012) sembra imporsi così nei contesti organizzativi e nelle pratiche di chi opera per promuovere percorsi di progettazione, autonomia e inclusione sociale. Nel tentativo di fornire un contributo a tale dibattito, ci si propone di portare in primo piano la complessità e varietà delle esperienze sociali e lavorative, per ora solo parzialmente esplorate, di chi si trova ad operare in un campo altamente controverso e conflittuale. A partire da una prospettiva interdisciplinare, ricercatori, professionisti, educatori e operatori, con occhio analitico e riflessivo, si propongano di mettere a fuoco i dilemmi e le tensioni, ma anche i margini di manovra, le strategie e negoziazioni che il personale dell’accoglienza sta elaborando e praticando in molteplici setting di lavoro. Dal punto di vista applicativo si rende necessaria un’approfondita riflessione che possa consentire, tanto ai ricercatori e agli studiosi quanto ai soggetti che quotidianamente operano nei contesti interculturali, di addentrarsi nella comprensione del fenomeno in una direzione che tenga strettamente congiunte la prospettiva teorica e quella pratica (Bertolini, 1988).File | Dimensione | Formato | |
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