All’inizio degli anni Ottanta, l’architetto Maurizio Sacripanti (1916-1996) realizza a Roma una serie di progetti legati al rapporto tra architettura e scienza: l’allestimento della mostra 5 miliardi di anni. Ipotesi per un Museo della Scienza al Palazzo delle Esposizioni di Roma (1981), il progetto per un Museo della Scienza a via Giulia (1983), l’allestimento Vedere l’invisibile: ipotesi per un Museo della Scienza all’ex Istituto San Michele (1985). Il rapporto dell’architetto romano con il mondo e il pensiero scientifico, che trova concretizzazione in questi progetti romani come in molte altre occasioni ed iniziative, è sempre stato improntato alla viva curiosità e alla collaborazione interdisciplinare; scienza e arte secondo Sacripanti hanno molte analogie. L’evoluzione scientifica e tecnologica sono le chiavi principali per poter creare l’architettura come “opera aperta” che, com’è noto, è uno dei temi fondanti della ricerca sacripantiana, orientata a creare strutture flessibili e dinamiche, mai staticamente fisse in una forma definita ma capaci di mutare nel tempo e nello spazio per cambiare insieme al fluire della vita. Strettamente connesso alle esperienze degli allestimenti per le due mostre romane e delle proposte per il Museo della Scienza è un ambizioso progetto, finora inedito, che prosegue, aprendola al rapporto con altri ambiti disciplinari, la ricerca di Sacripanti sull’estensione alla dimensione della città dei principi compositivi basati sulla flessibilità funzionale e formale: la realizzazione di un programma televisivo in cinque puntate intitolato Città di frontiera (o La città dell’uomo), come il suo libro-manifesto pubblicato nel 1973. Il progetto di Sacripanti non è un documentario: è un vero e proprio “prodotto cinematografico”, costruito come una narrazione critica, che fin dall’inizio punta sull’interdisciplinarietà e sul rapporto tra scienza, architettura e comunicazione, realizzato insieme al biologo Giorgio Tecce, all’ingegnere Maurizio Decina, allo scrittore Renato Pedio e al regista Elio Petri.

Scienza, architettura, comunicazione. Maurizio Sacripanti, il Museo della Scienza di Roma e la Città di Frontiera come "teleromanzo fantastorico-politico"

Micaela Antonucci
2017

Abstract

All’inizio degli anni Ottanta, l’architetto Maurizio Sacripanti (1916-1996) realizza a Roma una serie di progetti legati al rapporto tra architettura e scienza: l’allestimento della mostra 5 miliardi di anni. Ipotesi per un Museo della Scienza al Palazzo delle Esposizioni di Roma (1981), il progetto per un Museo della Scienza a via Giulia (1983), l’allestimento Vedere l’invisibile: ipotesi per un Museo della Scienza all’ex Istituto San Michele (1985). Il rapporto dell’architetto romano con il mondo e il pensiero scientifico, che trova concretizzazione in questi progetti romani come in molte altre occasioni ed iniziative, è sempre stato improntato alla viva curiosità e alla collaborazione interdisciplinare; scienza e arte secondo Sacripanti hanno molte analogie. L’evoluzione scientifica e tecnologica sono le chiavi principali per poter creare l’architettura come “opera aperta” che, com’è noto, è uno dei temi fondanti della ricerca sacripantiana, orientata a creare strutture flessibili e dinamiche, mai staticamente fisse in una forma definita ma capaci di mutare nel tempo e nello spazio per cambiare insieme al fluire della vita. Strettamente connesso alle esperienze degli allestimenti per le due mostre romane e delle proposte per il Museo della Scienza è un ambizioso progetto, finora inedito, che prosegue, aprendola al rapporto con altri ambiti disciplinari, la ricerca di Sacripanti sull’estensione alla dimensione della città dei principi compositivi basati sulla flessibilità funzionale e formale: la realizzazione di un programma televisivo in cinque puntate intitolato Città di frontiera (o La città dell’uomo), come il suo libro-manifesto pubblicato nel 1973. Il progetto di Sacripanti non è un documentario: è un vero e proprio “prodotto cinematografico”, costruito come una narrazione critica, che fin dall’inizio punta sull’interdisciplinarietà e sul rapporto tra scienza, architettura e comunicazione, realizzato insieme al biologo Giorgio Tecce, all’ingegnere Maurizio Decina, allo scrittore Renato Pedio e al regista Elio Petri.
2017
Micaela Antonucci
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