Il kayak è una imbarcazione con un basso coefficiente idrodinamico e di conseguenza, pur muovendosi in un fluido molto denso, non incontra una forza frenante elevata e può raggiungere, con la spinta dalla propulsione umana di ~600 watt, anche le velocità di 6 m/sec (nel K1) e 7m/sec (nel K4). Lo studio del modello funzionale del kayak presenta però delle criticità e dei passaggi piuttosto complessi da interpretare, rendendo necessarie nuove strategie di analisi, in grado di portare a conoscenze utili al miglioramento della tecnica e delle metodologie di allenamento utilizzate. L’analisi di un modello deve integrare gli aspetti meccanici, energetici e tecnici di uno sport. Molto spesso, studi e ricerche scientifiche analizzano solo aspetti settoriali della prestazione, non permettendo un confronto utile dei dati ricavati. In questo articolo proveremo, seguendo come “esempio” l’analisi di un atleta, di collegare gli aspetti meccanici a quelli metabolici, partendo dall’analisi delle forze frenanti del sistema (intendendo questo come la somma di imbarcazione più l’atleta).
Gatta, G., Guerrini, G., Guazzini, M. (2017). Il modello funzionale del kayak. SCIENZA & SPORT, 32, 62-65.
Il modello funzionale del kayak
Gatta G.
;GUERRINI, GUGLIELMO;
2017
Abstract
Il kayak è una imbarcazione con un basso coefficiente idrodinamico e di conseguenza, pur muovendosi in un fluido molto denso, non incontra una forza frenante elevata e può raggiungere, con la spinta dalla propulsione umana di ~600 watt, anche le velocità di 6 m/sec (nel K1) e 7m/sec (nel K4). Lo studio del modello funzionale del kayak presenta però delle criticità e dei passaggi piuttosto complessi da interpretare, rendendo necessarie nuove strategie di analisi, in grado di portare a conoscenze utili al miglioramento della tecnica e delle metodologie di allenamento utilizzate. L’analisi di un modello deve integrare gli aspetti meccanici, energetici e tecnici di uno sport. Molto spesso, studi e ricerche scientifiche analizzano solo aspetti settoriali della prestazione, non permettendo un confronto utile dei dati ricavati. In questo articolo proveremo, seguendo come “esempio” l’analisi di un atleta, di collegare gli aspetti meccanici a quelli metabolici, partendo dall’analisi delle forze frenanti del sistema (intendendo questo come la somma di imbarcazione più l’atleta).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


