L’articolo evidenzia gli elementi di complessità e le contraddizioni che contraddistinguono il rapporto frequentemente antinomico tra esperienza morale e tensione etica: mentre la prima infatti affonda le proprie radici nel terreno più che accidentato della morale socialmente condivisa, la seconda fa leva su spinte trasformative e su una volontà di differenziazione ad alto valore destrutturante. Nel transitare dalla societas alla communitas, diviene possibile dare voce alle istanze di una coscienza inquieta che è, contemporaneamente, direbbe Sartre, “universale e singolare”: dietro di essa, si nasconde la solitudine spesso sofferta del singolo che non intende delegare ad altri l’esercizio delle proprie responsabilità, ma anche la forza d’attrazione con cui i movimenti collettivi s’impongono, in alcuni momenti storici, all’attenzione pubblica e alle coscienze. Nella tensione fra universale e singolare, l’io risulta potenzialmente spalancato sull’alterità e si apre a un’esperienza di deflagrazione esistenziale, tale per cui, come dice Levinas, “il soggetto non è mai padrone, neppure a casa propria”. Non vi è tensione etica che non nasca da un’esperienza possibile di espropriazione di sé e che non comporti la rinuncia ai propri domini abituali. Quest’esperienza tuttavia, per non precipitare nell’indifferenza e nella contingenza, deve poter essere raccontata e germinare narrazioni collettive che la rendono socialmente partecipata e condivisibile, e poiché ogni narrazione contiene al proprio interno una potenziale contronarrazione, l’esperienza educativa non può sottrarsi al difficile compito di contribuire ad orientare le narrazioni del proprio tempo.

PROCEDERE PER NARRAZIONI. PEDAGOGIA DEL “VOLTO” E TERZIARIETÀ

Maurizio Fabbri
2014

Abstract

L’articolo evidenzia gli elementi di complessità e le contraddizioni che contraddistinguono il rapporto frequentemente antinomico tra esperienza morale e tensione etica: mentre la prima infatti affonda le proprie radici nel terreno più che accidentato della morale socialmente condivisa, la seconda fa leva su spinte trasformative e su una volontà di differenziazione ad alto valore destrutturante. Nel transitare dalla societas alla communitas, diviene possibile dare voce alle istanze di una coscienza inquieta che è, contemporaneamente, direbbe Sartre, “universale e singolare”: dietro di essa, si nasconde la solitudine spesso sofferta del singolo che non intende delegare ad altri l’esercizio delle proprie responsabilità, ma anche la forza d’attrazione con cui i movimenti collettivi s’impongono, in alcuni momenti storici, all’attenzione pubblica e alle coscienze. Nella tensione fra universale e singolare, l’io risulta potenzialmente spalancato sull’alterità e si apre a un’esperienza di deflagrazione esistenziale, tale per cui, come dice Levinas, “il soggetto non è mai padrone, neppure a casa propria”. Non vi è tensione etica che non nasca da un’esperienza possibile di espropriazione di sé e che non comporti la rinuncia ai propri domini abituali. Quest’esperienza tuttavia, per non precipitare nell’indifferenza e nella contingenza, deve poter essere raccontata e germinare narrazioni collettive che la rendono socialmente partecipata e condivisibile, e poiché ogni narrazione contiene al proprio interno una potenziale contronarrazione, l’esperienza educativa non può sottrarsi al difficile compito di contribuire ad orientare le narrazioni del proprio tempo.
2014
Fabbri, Maurizio
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