La distanza geografica, ma soprattutto la distanza generazionale, hanno impedito che i primi anni del mio percorso accademico intersecassero in modo significativo l'itinerario, già allora ampiamente consolidato, di Gennaro Cuomo. Le cose mutarono in modo profondo nel 1998, complice l'ultimo grande concorso nazionale per professori di seconda fascia, cui entrambi partecipammo nella veste di commissari. Gli oltre 170 candidati imposero alla commissione un carico di lavoro enorme, a cui Gennaro partecipò appena reduce da un grave infortunio fisico, in uno stato di salute a dir poco precario. Sarebbe stato ampiamente comprensibile vedergli esprimere una umana insofferenza per le condizioni di estremo disagio in cui fu chiamato a operare. Avvenne l'esatto contrario: Gennaro manifestò, per i non pochi mesi lungo i quali si protrassero i lavori della commissione, una serenità e una bonomia costanti ed esemplari. Verso i colleghi ma soprattutto, e questo è ciò che qui più mi piace sottolineare, verso i candidati. Sostenere un concorso per la seconda fascia è forse l'evento più stressante per un accademico (o almeno così era in base all'ordinamento allora vigente). Il concorso prevedeva, fra l'altro, lo svolgimento di una prova didattica davanti ai nove membri della commissione, in condizioni di evidente subordinazione psicologica. Gennaro era sempre il primo a sforzarsi di sciogliere l'inevitabile tensione e di porre il candidato nelle condizioni ideali per lo svolgimento della prova. Un gesto, un sorriso, una frase, un motto di spirito, porti sempre al giusto momento, hanno consentito a dozzine di candidati di superare gli inevitabili momenti di impasse di un processo così delicato. È stato detto che l'esercizio dell'autorità, di qualunque autorità, per non trascendere nel dispotismo, richiede grande intelligenza e grande umanità. È la più bella lezione che Gennaro mi ha impartito, e che cerco di tradurre, con costanza, nel mio agire quotidiano.
Marzocchi, G.L., Pizzi, G. (2017). Non c'è più il marketing di una volta. Scritti in ricordo di Gennaro Cuomo. Milano : Wolters Kluwer Italia srl.
Non c'è più il marketing di una volta. Scritti in ricordo di Gennaro Cuomo
MARZOCCHI, GIAN LUCA;PIZZI, GABRIELE
2017
Abstract
La distanza geografica, ma soprattutto la distanza generazionale, hanno impedito che i primi anni del mio percorso accademico intersecassero in modo significativo l'itinerario, già allora ampiamente consolidato, di Gennaro Cuomo. Le cose mutarono in modo profondo nel 1998, complice l'ultimo grande concorso nazionale per professori di seconda fascia, cui entrambi partecipammo nella veste di commissari. Gli oltre 170 candidati imposero alla commissione un carico di lavoro enorme, a cui Gennaro partecipò appena reduce da un grave infortunio fisico, in uno stato di salute a dir poco precario. Sarebbe stato ampiamente comprensibile vedergli esprimere una umana insofferenza per le condizioni di estremo disagio in cui fu chiamato a operare. Avvenne l'esatto contrario: Gennaro manifestò, per i non pochi mesi lungo i quali si protrassero i lavori della commissione, una serenità e una bonomia costanti ed esemplari. Verso i colleghi ma soprattutto, e questo è ciò che qui più mi piace sottolineare, verso i candidati. Sostenere un concorso per la seconda fascia è forse l'evento più stressante per un accademico (o almeno così era in base all'ordinamento allora vigente). Il concorso prevedeva, fra l'altro, lo svolgimento di una prova didattica davanti ai nove membri della commissione, in condizioni di evidente subordinazione psicologica. Gennaro era sempre il primo a sforzarsi di sciogliere l'inevitabile tensione e di porre il candidato nelle condizioni ideali per lo svolgimento della prova. Un gesto, un sorriso, una frase, un motto di spirito, porti sempre al giusto momento, hanno consentito a dozzine di candidati di superare gli inevitabili momenti di impasse di un processo così delicato. È stato detto che l'esercizio dell'autorità, di qualunque autorità, per non trascendere nel dispotismo, richiede grande intelligenza e grande umanità. È la più bella lezione che Gennaro mi ha impartito, e che cerco di tradurre, con costanza, nel mio agire quotidiano.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.