Le usuali ricostruzioni dei primi anni in cui l’economia dello sviluppo si è costituita come una sotto-disciplina autonoma hanno tramandato la nozione di un fiero scontro tra propugnatori di teorie tra loro sostanzialmente contrapposte: le polemiche tra sostenitori di uno «sviluppo equilibrato» da una parte e di uno «sviluppo non equilibrato» dall’altra, o tra sostenitori di prestiti legati a un intero «programma» di investimenti da una parte e sostenitori di prestiti legati a un singolo «progetto» dall’altra, sono esempi significativi. Ciononostante, benché queste ricostruzioni individuino e descrivano molto bene la discussione e le polemiche dell’epoca, esse mancano di prendere in sufficiente considerazione la realtà dell’economia dello sviluppo così come fu praticata sul campo da quegli stessi economisti i cui interventi sui journal di settore sono la fonte principale delle ricostruzioni odierne. Se si prendesse in maggiore considerazione la pratica dell’economia dello sviluppo, quei contrasti ne uscirebbero ridimensionati. Un esempio particolarmente interessante è il dibattito tra Albert Hirschman, uno dei padri della cosiddetta teoria dello «sviluppo non equilibrato», e Lauchlin Currie, esponente della teoria dello «sviluppo equilibrato», su come produrre acciaio in Colombia all’inizio degli anni cinquanta: l’analisi dell’azione e delle riflessioni dei due economisti su questo tema e sui suoi rapporti con l’economia colombiana nel suo complesso dimostra che le posizioni furono meno contrapposte di quanto usualmente si ritenga, e che le categorie analitiche furono, sotto fondamentali aspetti, sorprendentemente simili. Il dibattito che si scatenò all’interno dell’economia dello sviluppo negli anni cinquanta va quindi almeno in parte spiegato come una particolare dinamica propria di una nuova disciplina (e, più in generale, di una nuova istituzione) durante il periodo di strutturazione interna, cioè come il tentativo dei diversi gruppi di garantirsi la supremazia interna, o quanto meno di conquistarsi una necessaria legittimità, in una fase tipicamente caratterizzata dalla produzione di grandi teorie sistemiche e dai tentativi di reciproca delegittimazione. The usual view of development economics in its early years as an independent sub-discipline creates the image of a fierce fight between advocates of totally contrasting theories, for example «balanced growth» vs. «unbalanced growth», or «program loans» vs. «project loans». Yet, although these syntheses have the merit of describing in great detail such conflicts, they fail to take into account the reality of development economics as it was practiced in the field by the very economists whose published articles are their principal sources. If greater consideration were devoted to the practice of development economics, the views of these old conflicts would need considerable reassessment. A particularly interesting example is the debate between Albert Hirschman, one of the fathers of the «unbalanced growth» approach, and Lauchlin Currie, among the advocates of «balanced growth», on how to foster iron production in Colombia in the 1950s. An analysis of the positions held by these two economists and on the relation between their views and the Colombian economy, shows that they were in fact much less antithetical than is usually held, and indeed were in some fundamental aspects surprisingly similar. Debates which developed inside development economics during the 1950s, thus, must be explained – at least partially – as the typical dynamic of an emergent discipline (and more in general of an emergent institution) during the period of internal structuring, when different groups try to achieve internal supremacy, or at least legitimacy, through the production of wide and often irreconcilable and reciprocally delegitimizing systemic theories.

L’economia dello sviluppo come istituzione: alcune riflessioni a partire dal dibattito tra Albert Hirschman e Lauchlin Currie

ALACEVICH, MICHELE
2007

Abstract

Le usuali ricostruzioni dei primi anni in cui l’economia dello sviluppo si è costituita come una sotto-disciplina autonoma hanno tramandato la nozione di un fiero scontro tra propugnatori di teorie tra loro sostanzialmente contrapposte: le polemiche tra sostenitori di uno «sviluppo equilibrato» da una parte e di uno «sviluppo non equilibrato» dall’altra, o tra sostenitori di prestiti legati a un intero «programma» di investimenti da una parte e sostenitori di prestiti legati a un singolo «progetto» dall’altra, sono esempi significativi. Ciononostante, benché queste ricostruzioni individuino e descrivano molto bene la discussione e le polemiche dell’epoca, esse mancano di prendere in sufficiente considerazione la realtà dell’economia dello sviluppo così come fu praticata sul campo da quegli stessi economisti i cui interventi sui journal di settore sono la fonte principale delle ricostruzioni odierne. Se si prendesse in maggiore considerazione la pratica dell’economia dello sviluppo, quei contrasti ne uscirebbero ridimensionati. Un esempio particolarmente interessante è il dibattito tra Albert Hirschman, uno dei padri della cosiddetta teoria dello «sviluppo non equilibrato», e Lauchlin Currie, esponente della teoria dello «sviluppo equilibrato», su come produrre acciaio in Colombia all’inizio degli anni cinquanta: l’analisi dell’azione e delle riflessioni dei due economisti su questo tema e sui suoi rapporti con l’economia colombiana nel suo complesso dimostra che le posizioni furono meno contrapposte di quanto usualmente si ritenga, e che le categorie analitiche furono, sotto fondamentali aspetti, sorprendentemente simili. Il dibattito che si scatenò all’interno dell’economia dello sviluppo negli anni cinquanta va quindi almeno in parte spiegato come una particolare dinamica propria di una nuova disciplina (e, più in generale, di una nuova istituzione) durante il periodo di strutturazione interna, cioè come il tentativo dei diversi gruppi di garantirsi la supremazia interna, o quanto meno di conquistarsi una necessaria legittimità, in una fase tipicamente caratterizzata dalla produzione di grandi teorie sistemiche e dai tentativi di reciproca delegittimazione. The usual view of development economics in its early years as an independent sub-discipline creates the image of a fierce fight between advocates of totally contrasting theories, for example «balanced growth» vs. «unbalanced growth», or «program loans» vs. «project loans». Yet, although these syntheses have the merit of describing in great detail such conflicts, they fail to take into account the reality of development economics as it was practiced in the field by the very economists whose published articles are their principal sources. If greater consideration were devoted to the practice of development economics, the views of these old conflicts would need considerable reassessment. A particularly interesting example is the debate between Albert Hirschman, one of the fathers of the «unbalanced growth» approach, and Lauchlin Currie, among the advocates of «balanced growth», on how to foster iron production in Colombia in the 1950s. An analysis of the positions held by these two economists and on the relation between their views and the Colombian economy, shows that they were in fact much less antithetical than is usually held, and indeed were in some fundamental aspects surprisingly similar. Debates which developed inside development economics during the 1950s, thus, must be explained – at least partially – as the typical dynamic of an emergent discipline (and more in general of an emergent institution) during the period of internal structuring, when different groups try to achieve internal supremacy, or at least legitimacy, through the production of wide and often irreconcilable and reciprocally delegitimizing systemic theories.
2007
ALACEVICH M
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