Riassumere in poche parole la personalità poliedrica e la formazione di uno scrittore del calibro di Hamao Shirō (1896-1935) non si presenta affatto come un’impresa semplice. Tuttavia, prima di introdurre le tematiche dei racconti contenuti in questo volume, è doveroso comprendere il percorso di vita dell’uomo, al fine di richiamare alla mente quel finire degli anni Venti giapponesi che tanto si riflette nelle trame dei suoi apprezzati racconti mistery. Hamao Shirō nasce il 29 Aprile 1896 (dodicesimo anno dell’epoca Meiji) in una famiglia di estrazione nobile di illustrissima fama. Il padre, il barone Katō Terumarō, è un rinomato pediatra che aveva rivestito la carica di medico di corte, laddove il nonno Katō Hiroyuki, laureato in lettere e in legge, aveva occupato prestigiose posizioni quali quella di rettore dell’università imperiale di Tokyo e quella di presidente del Consiglio di Ricerca sulla Lingua Giapponese. Shirō si iscriverà alla facoltà di legge dell’università imperiale di Tokyo nel 1918 e nello stesso anno diventerà figlio adottivo del visconte Hamao Arata, presidente del Consiglio della Corona, nonché ex-ministro dell’Istruzione, sposandone la nipote. Si laureerà in ritardo nel 1923 per motivi di salute, ma come ricorderà lo stesso Edogawa Ranpo (1894-1965), Hamao aveva mostrato sin dai tempi del liceo un particolare interesse per la letteratura tanto da produrre già novelle di indiscusso valore artistico. Dopo la laurea, conseguita nel gennaio del 1924, Hamao ricopre l’incarico di sostituto procuratore presso il tribunale di Tokyo e, nel novembre del 1925, quello di procuratore presso il tribunale distrettuale. Nello stesso anno, inizia ad affiancare alla sua intensa attività di magistrato quella di scrittore pubblicando saggi di criminologia e sulla letteratura del crimine su numerose riviste. Nell’agosto del 1928 pone improvvisamente fine alla sua attività da magistrato rassegnando le dimissioni da procuratore e aprendo un proprio studio legale. I motivi di questa svolta repentina sono dovuti, come lui stesso ammette, alla poca fiducia in sé stesso e al fatto di non voler macchiare la reputazione dei suoi illustrissimi avi con una carriera mediocre .
Vitucci, F. (2015). Hamao Shiro: nobiltà e legge nel mistery giapponese degli anni Trenta. Roma : Atmosphere Libri.
Hamao Shiro: nobiltà e legge nel mistery giapponese degli anni Trenta
VITUCCI, FRANCESCO
2015
Abstract
Riassumere in poche parole la personalità poliedrica e la formazione di uno scrittore del calibro di Hamao Shirō (1896-1935) non si presenta affatto come un’impresa semplice. Tuttavia, prima di introdurre le tematiche dei racconti contenuti in questo volume, è doveroso comprendere il percorso di vita dell’uomo, al fine di richiamare alla mente quel finire degli anni Venti giapponesi che tanto si riflette nelle trame dei suoi apprezzati racconti mistery. Hamao Shirō nasce il 29 Aprile 1896 (dodicesimo anno dell’epoca Meiji) in una famiglia di estrazione nobile di illustrissima fama. Il padre, il barone Katō Terumarō, è un rinomato pediatra che aveva rivestito la carica di medico di corte, laddove il nonno Katō Hiroyuki, laureato in lettere e in legge, aveva occupato prestigiose posizioni quali quella di rettore dell’università imperiale di Tokyo e quella di presidente del Consiglio di Ricerca sulla Lingua Giapponese. Shirō si iscriverà alla facoltà di legge dell’università imperiale di Tokyo nel 1918 e nello stesso anno diventerà figlio adottivo del visconte Hamao Arata, presidente del Consiglio della Corona, nonché ex-ministro dell’Istruzione, sposandone la nipote. Si laureerà in ritardo nel 1923 per motivi di salute, ma come ricorderà lo stesso Edogawa Ranpo (1894-1965), Hamao aveva mostrato sin dai tempi del liceo un particolare interesse per la letteratura tanto da produrre già novelle di indiscusso valore artistico. Dopo la laurea, conseguita nel gennaio del 1924, Hamao ricopre l’incarico di sostituto procuratore presso il tribunale di Tokyo e, nel novembre del 1925, quello di procuratore presso il tribunale distrettuale. Nello stesso anno, inizia ad affiancare alla sua intensa attività di magistrato quella di scrittore pubblicando saggi di criminologia e sulla letteratura del crimine su numerose riviste. Nell’agosto del 1928 pone improvvisamente fine alla sua attività da magistrato rassegnando le dimissioni da procuratore e aprendo un proprio studio legale. I motivi di questa svolta repentina sono dovuti, come lui stesso ammette, alla poca fiducia in sé stesso e al fatto di non voler macchiare la reputazione dei suoi illustrissimi avi con una carriera mediocre .I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.