L’approccio didattico proposto nel laboratorio veneziano di Ca’ Foscari, oltre a fondarsi sulla letteratura glottodidattica e di traduzione audiovisiva (TAV), è stato altresì integrato con gli studi della Intercultural Foreign Language Education (IFLE) al fine di stimolare negli apprendenti un metodo di osservazione che si concentrasse sì sulla lingua, ma che potesse includere altresì gli elementi extraverbali della comunicazione quali la cinesica, la prossemica, la vestemica e l’oggettemica, nonché quei fenomeni socioculturali che si attestano in determinati momenti nella vita di una data società (Vitucci 2014b:517). Così facendo, attraverso attività incentrate sull’estrema verosimiglianza delle operazioni traduttive che coinvolgessero e responsabilizzassero i discenti rendendoli protagonisti dell’apprendimento, è stato possibile osservare con maggior profitto la linguacultura oggetto di studio penetrando direttamente nel tessuto sociolinguistico presente nelle colonne sonore originali. Come già illustrato dall’autore in studi recenti (Vitucci 2013a; 2014a), l’osservazione che scaturisce dal contatto con la multimedialità e che si sviluppa sui due binari paralleli dell’analisi dei macro aspetti culturali e delle specificità linguistiche quali lo studio dei generi comunicativi, delle strutture grammatico-sintattico-lessicali, delle realtà extra e paralinguistiche, nonché delle variazioni sociolinguistiche (soprattutto la diastratia, la diafasia e la diatopia)1 coadiuva gli apprendenti nell’elaborazione di una sintesi culturale maggiormente accurata che si manifesta nelle attività di sottotitolazione proposte. Difatti, utilizzando il momento dell’osservazione interculturale per poter tramutare in comportamento linguistico ciò che si ascolta/osserva secondo la modalità detta dell’interattività intransitiva (Jacquinot 1994), si è inteso sublimare il mero stadio traduttivo per giungere ad una prima decodifica degli elementi sociolinguistici della linguacultura di origine e, successivamente, ad una ricodifica di questi nella linguacultura di arrivo. Come suggerisce Borghetti (in Incalcaterra McKoughlin, Biscio, Ní Mhainnín 2011:123), la complessità dell’operazione è tale da permettere un parallelismo tra operazioni traduttive e i princìpi della IFLE poiché analoghe saranno le responsabilità di cui i discenti/sottotitolatori e i mediatori interculturali dovranno farsi carico. Tra queste: l’investigazione obiettiva dei testi prodotti dalla cultura source, la necessità di un approccio olistico al fine di garantire il passaggio comunicativo, la presa di coscienza dei vincoli esistenti tra testo e cultura.

L’utilizzo dei sottotitoli nella didattica della lingua giapponese: un’esperienza di laboratorio presso l’università Ca’ Foscari di Venezia”

VITUCCI, FRANCESCO
2016

Abstract

L’approccio didattico proposto nel laboratorio veneziano di Ca’ Foscari, oltre a fondarsi sulla letteratura glottodidattica e di traduzione audiovisiva (TAV), è stato altresì integrato con gli studi della Intercultural Foreign Language Education (IFLE) al fine di stimolare negli apprendenti un metodo di osservazione che si concentrasse sì sulla lingua, ma che potesse includere altresì gli elementi extraverbali della comunicazione quali la cinesica, la prossemica, la vestemica e l’oggettemica, nonché quei fenomeni socioculturali che si attestano in determinati momenti nella vita di una data società (Vitucci 2014b:517). Così facendo, attraverso attività incentrate sull’estrema verosimiglianza delle operazioni traduttive che coinvolgessero e responsabilizzassero i discenti rendendoli protagonisti dell’apprendimento, è stato possibile osservare con maggior profitto la linguacultura oggetto di studio penetrando direttamente nel tessuto sociolinguistico presente nelle colonne sonore originali. Come già illustrato dall’autore in studi recenti (Vitucci 2013a; 2014a), l’osservazione che scaturisce dal contatto con la multimedialità e che si sviluppa sui due binari paralleli dell’analisi dei macro aspetti culturali e delle specificità linguistiche quali lo studio dei generi comunicativi, delle strutture grammatico-sintattico-lessicali, delle realtà extra e paralinguistiche, nonché delle variazioni sociolinguistiche (soprattutto la diastratia, la diafasia e la diatopia)1 coadiuva gli apprendenti nell’elaborazione di una sintesi culturale maggiormente accurata che si manifesta nelle attività di sottotitolazione proposte. Difatti, utilizzando il momento dell’osservazione interculturale per poter tramutare in comportamento linguistico ciò che si ascolta/osserva secondo la modalità detta dell’interattività intransitiva (Jacquinot 1994), si è inteso sublimare il mero stadio traduttivo per giungere ad una prima decodifica degli elementi sociolinguistici della linguacultura di origine e, successivamente, ad una ricodifica di questi nella linguacultura di arrivo. Come suggerisce Borghetti (in Incalcaterra McKoughlin, Biscio, Ní Mhainnín 2011:123), la complessità dell’operazione è tale da permettere un parallelismo tra operazioni traduttive e i princìpi della IFLE poiché analoghe saranno le responsabilità di cui i discenti/sottotitolatori e i mediatori interculturali dovranno farsi carico. Tra queste: l’investigazione obiettiva dei testi prodotti dalla cultura source, la necessità di un approccio olistico al fine di garantire il passaggio comunicativo, la presa di coscienza dei vincoli esistenti tra testo e cultura.
2016
Vitucci, Francesco
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/572743
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