Questo articolo esplora la serie ritraduttiva italiana di uno dei grandi classici sulla Prima guerra mondiale, “Le Feu: journal d’une escouade” di Henri Barbusse, pubblicato nel 1916, in pieno conflitto. Il testo è stato oggetto di tre traduzioni italiane, tutte intitolate “Il fuoco”: quella di Giannetto Bisi, uscita per Sonzogno nel 1918, quella di Lorenzo Ruggiero per l’editore Kaos (2007) e quella, recentissima, di Adele Maltesi (Castelvecchi, 2014; Elliot, 2015). La nostra lettura si compone di due momenti distinti: un’analisi degli aspetti editoriali e paratestuali e, in seguito, un’esplorazione dei testi. Nell’impossibilità di compiere un’analisi esaustiva, sulla lunghezza dell’intero testo, ci siamo accontentati di confrontare le diverse versioni in alcuni punti di particolare interesse – la resa dell’argot, della volgarità, dei regionalismi, degli aspetti culturalmente connotati. Il risultato dell’analisi mostra alcune dati inaspettati, che mettono in discussione sia le idee di traduzione attiva/passiva (Pym) sia quella che è oggi conosciuta come “ipotesi della ritraduzione” (Berman, Bensimon). Contrariamente a quanto è lecito attendersi, infatti, sul continuum “sourcier/cibliste” (Ladmiral), la prima traduzione si colloca sul lato “sourcier” e le seguenti su quello “cibliste”. A questo si aggiunge la scoperta di una dipendenza diretta della traduzione di Maltesi da quella di Ruggiero, che ne costituisce l’ipotesto evidente. A conti fatti, quindi, si potrebbe parlare di due sole traduzioni dell’opera e di una revisione – non molto approfondita – della seconda versione.
Regattin, F. (2016). Ritraduzioni di un classico francese sulla guerra: Le Feu di Henri Barbusse in italiano. RILUNE, 10, 183-204.
Ritraduzioni di un classico francese sulla guerra: Le Feu di Henri Barbusse in italiano
REGATTIN, FABIO
2016
Abstract
Questo articolo esplora la serie ritraduttiva italiana di uno dei grandi classici sulla Prima guerra mondiale, “Le Feu: journal d’une escouade” di Henri Barbusse, pubblicato nel 1916, in pieno conflitto. Il testo è stato oggetto di tre traduzioni italiane, tutte intitolate “Il fuoco”: quella di Giannetto Bisi, uscita per Sonzogno nel 1918, quella di Lorenzo Ruggiero per l’editore Kaos (2007) e quella, recentissima, di Adele Maltesi (Castelvecchi, 2014; Elliot, 2015). La nostra lettura si compone di due momenti distinti: un’analisi degli aspetti editoriali e paratestuali e, in seguito, un’esplorazione dei testi. Nell’impossibilità di compiere un’analisi esaustiva, sulla lunghezza dell’intero testo, ci siamo accontentati di confrontare le diverse versioni in alcuni punti di particolare interesse – la resa dell’argot, della volgarità, dei regionalismi, degli aspetti culturalmente connotati. Il risultato dell’analisi mostra alcune dati inaspettati, che mettono in discussione sia le idee di traduzione attiva/passiva (Pym) sia quella che è oggi conosciuta come “ipotesi della ritraduzione” (Berman, Bensimon). Contrariamente a quanto è lecito attendersi, infatti, sul continuum “sourcier/cibliste” (Ladmiral), la prima traduzione si colloca sul lato “sourcier” e le seguenti su quello “cibliste”. A questo si aggiunge la scoperta di una dipendenza diretta della traduzione di Maltesi da quella di Ruggiero, che ne costituisce l’ipotesto evidente. A conti fatti, quindi, si potrebbe parlare di due sole traduzioni dell’opera e di una revisione – non molto approfondita – della seconda versione.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.