Questo contributo offre una chiave di lettura di come il concetto di cittadinanza si adatti e si trasformi alla luce delle implicazioni sociali dell'uso delle nuove tecnologie nelle città. Inizialmente, l’idea di ‘Smart city’ nasce per indicare l’infrastruttura tecnologica di cui le città più innovative si possono dotare per essere moderne e competitive nell’organizzazione dei servizi e degli individui. Solo recentemente, però, la critica alla visione tecno-determinista e dominante di smart city è stata accolta, riconoscendo il suo carattere multidimensionale, non legato esclusivamente alle tecnologie. Abbracciare e inglobare la dimensione sociale e quella politica permette di traslare l’attenzione dai sensori ai cittadini, dalle politiche tecnologiche e commerciali alle politiche sociali di inclusione nei contesti urbani. Questo contributo delinea quali sono lo spazio e il ruolo dei cittadini – ancora oggi il pezzo mancante del puzzle – per poter favorire il passaggio dalla ‘Smart city’ alla ‘Smart community’, abitata da persone e non solo da sensori. In questo modo, si possono anche limitare i processi di isolamento spaziale, chiusura sociale, ‘lock-in’ tecnologico e sorveglianza di massa. Infine, si rifletterà sui caratteri di quella che può essere chiamata ‘Smart citizenship’, cioè un nuovo diritto sociale costruito tra provisions ed entitlements. Questa versione smart può aspirare a realizzare pienamente la cittadinanza attraverso nuove forme di partecipazione, a patto che si tenga presente la complessità sociale e politica del contesto urbano in cui si manifestano le implicazioni della rivoluzione digitale in atto.
Alla ricerca della smart citizenship
SARTORI, LAURA
2015
Abstract
Questo contributo offre una chiave di lettura di come il concetto di cittadinanza si adatti e si trasformi alla luce delle implicazioni sociali dell'uso delle nuove tecnologie nelle città. Inizialmente, l’idea di ‘Smart city’ nasce per indicare l’infrastruttura tecnologica di cui le città più innovative si possono dotare per essere moderne e competitive nell’organizzazione dei servizi e degli individui. Solo recentemente, però, la critica alla visione tecno-determinista e dominante di smart city è stata accolta, riconoscendo il suo carattere multidimensionale, non legato esclusivamente alle tecnologie. Abbracciare e inglobare la dimensione sociale e quella politica permette di traslare l’attenzione dai sensori ai cittadini, dalle politiche tecnologiche e commerciali alle politiche sociali di inclusione nei contesti urbani. Questo contributo delinea quali sono lo spazio e il ruolo dei cittadini – ancora oggi il pezzo mancante del puzzle – per poter favorire il passaggio dalla ‘Smart city’ alla ‘Smart community’, abitata da persone e non solo da sensori. In questo modo, si possono anche limitare i processi di isolamento spaziale, chiusura sociale, ‘lock-in’ tecnologico e sorveglianza di massa. Infine, si rifletterà sui caratteri di quella che può essere chiamata ‘Smart citizenship’, cioè un nuovo diritto sociale costruito tra provisions ed entitlements. Questa versione smart può aspirare a realizzare pienamente la cittadinanza attraverso nuove forme di partecipazione, a patto che si tenga presente la complessità sociale e politica del contesto urbano in cui si manifestano le implicazioni della rivoluzione digitale in atto.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.