L’articolo è stato scritto su invito dei curatori di un numero monografico della rivista TRANS Revista de traductología, pubblicata dall’Università di Malaga (Spagna), dedicato all’Interpretazione in ambito giuridico. Il lavoro fa il punto sul diritto all’interpretazione in ambito giuridico e giudiziario in Italia, in particolare nella fase pre-processuale, alla luce dei dati raccolti dal progetto di ricerca europeo ImPLI (Improving Police and Legal Interpreting) e del recepimento italiano della direttiva 2010/64/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 ottobre 2010 sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali mediante il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 32 “Attuazione della direttiva 2010/64/UE sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali” (GU Serie Generale n.64 del 18-3-2014). Di questo recepimento discute gli aspetti salienti, anche alla luce degli interventi – per lo più critici – di giuristi e associazioni di interpreti e traduttori che in Italia lo avevano preceduto e poi accolto. La direttiva 2010/64/UE costituisce una tappa fondamentale nel riconoscimento dell’interpretazione e traduzione di qualità per la garanzia dei diritti di un imputato e di un procedimento equo. L’obiettivo del progetto di ricerca europeo ImPLI (vedi sotto) era quello di raccogliere informazioni sulla situazione esistente nei Paesi aderenti al progetto in materia di uso dell’interpretazione in interviste e interrogatori di polizia e nelle indagini preliminari che coinvolgono persone che non parlano o non comprendono la lingua del procedimento. Gli incontri nazionali con professionisti - pubblici ministeri, agenti di polizia, funzionari linguistici e interpreti free-lance - attivi in questo ambito nel quadro di ImPLI hanno confermato che in Italia (anche se non solo in questo Paese) sussistono ancora molte problematicità da risolvere, già evidenziate almeno in parte dalla letteratura precedente. In particolare, sono state acquisite conoscenze sulla formazione erogata alle forze dell’ordine sugli interrogatori; l’inclusione o meno di moduli sulla comunicazione con interpreti nei percorsi formativi; le esigenze in merito all’interpretazione da parte delle forze dell’ordine per poterle confrontare con le competenze attualmente detenute dagli interpreti che lavorano con le forze dell’ordine. La relazione finale del progetto ha identificato come aspetti cruciali le qualifiche e la certifica¬zione degli interpreti nonché il loro reclutamento e le condizioni di lavoro. Ha anche formulato una serie di raccomandazioni al fine di disseminare e incoraggiare le buone pratiche e una formazione congiunta. Nell’articolo questi risultati vengono analizzati alla luce della trasposizione della direttiva 2010/64/UE nell’ordinamento italiano mediante il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 32. Un aspetto positivo è costruito dal diritto di usufruire dell’interprete anche nelle comunicazioni con il proprio legale. Vengono invece identificati come particolarmente problematici i seguenti aspetti: scelta della lingua da interpretare (che può anche essere una lingua veicolare e non la lingua dell’alloglotta); garanzie sulla qualifica degli interpreti e la qualità della loro prestazione (soprattutto alla luce dalla mancata istituzione di un registro nazionale). Va notato che questo particolare aspetto, sottolineato nelle conclusioni dell’articolo, nel frattempo è stato oggetto di un’ulteriore misura di recepimento (decreto legislativo n. 129 del 23 giugno 2016 “Disposizioni integrative e correttive del D.Lgs. 4 marzo 2014, n. 32”) che ha disposto l'obbligo di inviare al Ministero della Giustizia per via telematica gli elenchi aggiornati degli interpreti e dei traduttori iscritti nell'albo dei periti; di fatto questa disposizione istituisce un elenco nazionale degli interpreti e traduttori.
Amato, A.A.M., Mack, G. (2015). The IMPLI project, pre-trial interpreting in Italy and the transposition of directive 2010/64 EU. TRANS, 19(1), 43-56 [10.24310/trans.2015.v1i19.2091].
The IMPLI project, pre-trial interpreting in Italy and the transposition of directive 2010/64 EU
Amato, Amalia Agata Maria;Mack, Gabriele
2015
Abstract
L’articolo è stato scritto su invito dei curatori di un numero monografico della rivista TRANS Revista de traductología, pubblicata dall’Università di Malaga (Spagna), dedicato all’Interpretazione in ambito giuridico. Il lavoro fa il punto sul diritto all’interpretazione in ambito giuridico e giudiziario in Italia, in particolare nella fase pre-processuale, alla luce dei dati raccolti dal progetto di ricerca europeo ImPLI (Improving Police and Legal Interpreting) e del recepimento italiano della direttiva 2010/64/UE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 20 ottobre 2010 sul diritto all’interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali mediante il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 32 “Attuazione della direttiva 2010/64/UE sul diritto all'interpretazione e alla traduzione nei procedimenti penali” (GU Serie Generale n.64 del 18-3-2014). Di questo recepimento discute gli aspetti salienti, anche alla luce degli interventi – per lo più critici – di giuristi e associazioni di interpreti e traduttori che in Italia lo avevano preceduto e poi accolto. La direttiva 2010/64/UE costituisce una tappa fondamentale nel riconoscimento dell’interpretazione e traduzione di qualità per la garanzia dei diritti di un imputato e di un procedimento equo. L’obiettivo del progetto di ricerca europeo ImPLI (vedi sotto) era quello di raccogliere informazioni sulla situazione esistente nei Paesi aderenti al progetto in materia di uso dell’interpretazione in interviste e interrogatori di polizia e nelle indagini preliminari che coinvolgono persone che non parlano o non comprendono la lingua del procedimento. Gli incontri nazionali con professionisti - pubblici ministeri, agenti di polizia, funzionari linguistici e interpreti free-lance - attivi in questo ambito nel quadro di ImPLI hanno confermato che in Italia (anche se non solo in questo Paese) sussistono ancora molte problematicità da risolvere, già evidenziate almeno in parte dalla letteratura precedente. In particolare, sono state acquisite conoscenze sulla formazione erogata alle forze dell’ordine sugli interrogatori; l’inclusione o meno di moduli sulla comunicazione con interpreti nei percorsi formativi; le esigenze in merito all’interpretazione da parte delle forze dell’ordine per poterle confrontare con le competenze attualmente detenute dagli interpreti che lavorano con le forze dell’ordine. La relazione finale del progetto ha identificato come aspetti cruciali le qualifiche e la certifica¬zione degli interpreti nonché il loro reclutamento e le condizioni di lavoro. Ha anche formulato una serie di raccomandazioni al fine di disseminare e incoraggiare le buone pratiche e una formazione congiunta. Nell’articolo questi risultati vengono analizzati alla luce della trasposizione della direttiva 2010/64/UE nell’ordinamento italiano mediante il decreto legislativo 4 marzo 2014, n. 32. Un aspetto positivo è costruito dal diritto di usufruire dell’interprete anche nelle comunicazioni con il proprio legale. Vengono invece identificati come particolarmente problematici i seguenti aspetti: scelta della lingua da interpretare (che può anche essere una lingua veicolare e non la lingua dell’alloglotta); garanzie sulla qualifica degli interpreti e la qualità della loro prestazione (soprattutto alla luce dalla mancata istituzione di un registro nazionale). Va notato che questo particolare aspetto, sottolineato nelle conclusioni dell’articolo, nel frattempo è stato oggetto di un’ulteriore misura di recepimento (decreto legislativo n. 129 del 23 giugno 2016 “Disposizioni integrative e correttive del D.Lgs. 4 marzo 2014, n. 32”) che ha disposto l'obbligo di inviare al Ministero della Giustizia per via telematica gli elenchi aggiornati degli interpreti e dei traduttori iscritti nell'albo dei periti; di fatto questa disposizione istituisce un elenco nazionale degli interpreti e traduttori.File | Dimensione | Formato | |
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