La proliferazione, off- e on-line, di “comunità solidali” nascenti dal basso, elemento cardine nell’attuale ricostruzione in termini di sussidiarietà del nostro welfare, può essere vista come il prodotto dell’incontro tra le esigenze prodotte dalla crisi economica, sociale e ambientale – che spinge a cercare soluzioni nel locale (invece di attendere le risposte di una policy spesso sorda), a sfruttare meglio i nostri beni e il nostro mondo, e a creare legami sociali – e le opportunità fornite dal web 2.0, tecnologia interattiva e oramai “democratizzata” (accessibile quasi per ogni famiglia) che, come si sosterrà nell’articolo, viene oggi a costituire un elemento-chiave nel processo di avvicinamento tra persone. L’articolo si propone innanzitutto di ricostruire lo sfondo teorico di questa dinamica di slittamento dall’individualismo dei decenni precedenti alla rivalutazione del concetto, e della pratica, della solidarietà, indagando i suoi nessi con l’etica della cura, con il vulnerability approach di Martha Nussbaum, e con la teorizzazione del modello della we-rationality. Successivamente, verranno presentati alcuni esempi di queste best practices, come le banche del tempo e le social streets, porgendo particolare attenzione al ruolo assunto in esse dalla tecnologia informatica 2.0, come attivatrice della fiducia. Infine, si considererà il rischio che l’assorbimento di queste communities, sulla base del principio di sussidiarietà, all’interno di un sistema gestito in maniera politico-rappresentativa e burocratica possa arrivare a snaturare e tradire molte di queste realtà, nate sulla base di presupposti teorici radicalmente alternativi.

Principio di sussidiarietà e universalità dei bisogni: il riaccendersi tecnologico della fiducia

VERZA, ANNALISA
2014

Abstract

La proliferazione, off- e on-line, di “comunità solidali” nascenti dal basso, elemento cardine nell’attuale ricostruzione in termini di sussidiarietà del nostro welfare, può essere vista come il prodotto dell’incontro tra le esigenze prodotte dalla crisi economica, sociale e ambientale – che spinge a cercare soluzioni nel locale (invece di attendere le risposte di una policy spesso sorda), a sfruttare meglio i nostri beni e il nostro mondo, e a creare legami sociali – e le opportunità fornite dal web 2.0, tecnologia interattiva e oramai “democratizzata” (accessibile quasi per ogni famiglia) che, come si sosterrà nell’articolo, viene oggi a costituire un elemento-chiave nel processo di avvicinamento tra persone. L’articolo si propone innanzitutto di ricostruire lo sfondo teorico di questa dinamica di slittamento dall’individualismo dei decenni precedenti alla rivalutazione del concetto, e della pratica, della solidarietà, indagando i suoi nessi con l’etica della cura, con il vulnerability approach di Martha Nussbaum, e con la teorizzazione del modello della we-rationality. Successivamente, verranno presentati alcuni esempi di queste best practices, come le banche del tempo e le social streets, porgendo particolare attenzione al ruolo assunto in esse dalla tecnologia informatica 2.0, come attivatrice della fiducia. Infine, si considererà il rischio che l’assorbimento di queste communities, sulla base del principio di sussidiarietà, all’interno di un sistema gestito in maniera politico-rappresentativa e burocratica possa arrivare a snaturare e tradire molte di queste realtà, nate sulla base di presupposti teorici radicalmente alternativi.
2014
Annalisa Verza
File in questo prodotto:
Eventuali allegati, non sono esposti

I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.

Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/432366
 Attenzione

Attenzione! I dati visualizzati non sono stati sottoposti a validazione da parte dell'ateneo

Citazioni
  • ???jsp.display-item.citation.pmc??? ND
  • Scopus ND
  • ???jsp.display-item.citation.isi??? ND
social impact