Educazione interculturale, comunicazione interculturale, interculturalità sono dei concetti onnipresenti ma il loro significato è piuttosto sfuggente. Questo si spiega tra l’altro con il fatto che vengono usati nell’ambito di discipline diverse anche al di fuori della didattica delle lingue straniere. Ma neppure nell’ambito ristretto dell’insegnamento del tedesco come lingua straniera esiste fino ad oggi un’accezione unitaria di interculturalità. Alcuni studiosi del campo lo ritengono persino un concetto superfluo, in quanto secondo loro, ogni apprendimento di una L2 è per definizione un apprendimento interculturale, quindi, parlare di insegnamento L2 interculturale è nient’altro che una tautologia (Edmondson/House 1998). Chi invece ritiene la competenza interculturale un obiettivo imprescindibile dell’insegnamento linguistico, indipendentemente dallo specifico significato attribuito al concetto di interculturalità, deve risolvere problemi metodologici su due livelli: da una parte deve individuare quali siano i contenuti dell’insegnamento interculturale, come rilevarli e come descriverli. Dall’altra parte deve trovare il metodo d’insegnamento adeguato per dare agli apprendenti la possibilità di sviluppare una competenza interculturale. Partendo da tre aspetti centrali della competenza interculturale descritti nel Quadro comune europeo di riferimento per le lingue il presente contributo presenterà tre approcci originariamente non linguistici: 1. Competenza interculturale come capacità di confrontare sistemi culturali diversi: Qui si pone il problema di creare uno strumento con il quale, da una parte, si riescono a rilevare e a descrivere quegli aspetti che permettono di comprendere un sistema culturale nella sua complessità e nel suo insieme. Questo strumento deve, nello stesso momento, anche permettere il confronto fra sistemi culturali diversi, necessità quindi del tertium comparationis. La psicologia sociale tedesca, con i metodi propri della disciplina, ha sviluppato a questo proposito il concetto di standard culturali che possono essere descritti come delle norme d’orientamento valide per nazioni, gruppi e organizzazioni che vengono interiorizzate attraverso il processo della socializzazione. 2. Competenza interculturale come capacità di interpretare – anziché giudicare - manifestazioni sociali inusuali: Giudizi emessi sullo sfondo della propria cultura possono portare a interpretazioni sbagliate e quindi a malintesi dei quali, però, più delle volte gli interlocutori non se ne rendono conto. Qui si pone allora il problema di come individuare questi punti critici della comunicazione. A questo proposito l’antropologo Michael Agar, avvalendosi dei metodi della ricerca sul campo, ha sviluppato il concetto del rich point. Un rich point è un momento di incomprensione causato da una mancanza di conoscenze socio-culturali poiché in un rich point sono racchiusi componenti culturali, sociali e storici: “Rich points signal where the languacultural action is” (Agar 1994: 106). 3. Competenza interculturale come capacità di affrontare malintesi e contraddizioni: Per aumentare la prevedibilità di malintesi è stato sviluppato, prima nel campo dell’interazione fra uomo e macchina, poi nell’economia, la critical incidents technique. Questa tecnica prevede una complessa procedura di rilevamento dei dati primari i quali, in un secondo tempo, possono essere utilizzati per lo sviluppo di programmi formativi. Particolare riguardo sarà dato ai metodi usati da questi approcci sia per l’individuazione e la descrizione dei fenomeni sia per lo sviluppo di adeguate tecniche formative. Infine sarà discussa la possibilità di utilizzarli anche nell’ambito dell’insegnamento delle lingue straniere.

Rich points, critical incidents e Kulturstandards - quale contributo possono dare la psicologia sociale, l'antropologia e l'economia all'insegnamento delle lingue straniere? / Rieger M. A.. - STAMPA. - 1:(2006), pp. 279-291. (Intervento presentato al convegno Insegnare le lingue/culture oggi: il contributo dell'interdisciplinarità tenutosi a Bologna nel 17-18 giugno 2005).

Rich points, critical incidents e Kulturstandards - quale contributo possono dare la psicologia sociale, l'antropologia e l'economia all'insegnamento delle lingue straniere?

RIEGER, MARIA ANTOINETTE
2006

Abstract

Educazione interculturale, comunicazione interculturale, interculturalità sono dei concetti onnipresenti ma il loro significato è piuttosto sfuggente. Questo si spiega tra l’altro con il fatto che vengono usati nell’ambito di discipline diverse anche al di fuori della didattica delle lingue straniere. Ma neppure nell’ambito ristretto dell’insegnamento del tedesco come lingua straniera esiste fino ad oggi un’accezione unitaria di interculturalità. Alcuni studiosi del campo lo ritengono persino un concetto superfluo, in quanto secondo loro, ogni apprendimento di una L2 è per definizione un apprendimento interculturale, quindi, parlare di insegnamento L2 interculturale è nient’altro che una tautologia (Edmondson/House 1998). Chi invece ritiene la competenza interculturale un obiettivo imprescindibile dell’insegnamento linguistico, indipendentemente dallo specifico significato attribuito al concetto di interculturalità, deve risolvere problemi metodologici su due livelli: da una parte deve individuare quali siano i contenuti dell’insegnamento interculturale, come rilevarli e come descriverli. Dall’altra parte deve trovare il metodo d’insegnamento adeguato per dare agli apprendenti la possibilità di sviluppare una competenza interculturale. Partendo da tre aspetti centrali della competenza interculturale descritti nel Quadro comune europeo di riferimento per le lingue il presente contributo presenterà tre approcci originariamente non linguistici: 1. Competenza interculturale come capacità di confrontare sistemi culturali diversi: Qui si pone il problema di creare uno strumento con il quale, da una parte, si riescono a rilevare e a descrivere quegli aspetti che permettono di comprendere un sistema culturale nella sua complessità e nel suo insieme. Questo strumento deve, nello stesso momento, anche permettere il confronto fra sistemi culturali diversi, necessità quindi del tertium comparationis. La psicologia sociale tedesca, con i metodi propri della disciplina, ha sviluppato a questo proposito il concetto di standard culturali che possono essere descritti come delle norme d’orientamento valide per nazioni, gruppi e organizzazioni che vengono interiorizzate attraverso il processo della socializzazione. 2. Competenza interculturale come capacità di interpretare – anziché giudicare - manifestazioni sociali inusuali: Giudizi emessi sullo sfondo della propria cultura possono portare a interpretazioni sbagliate e quindi a malintesi dei quali, però, più delle volte gli interlocutori non se ne rendono conto. Qui si pone allora il problema di come individuare questi punti critici della comunicazione. A questo proposito l’antropologo Michael Agar, avvalendosi dei metodi della ricerca sul campo, ha sviluppato il concetto del rich point. Un rich point è un momento di incomprensione causato da una mancanza di conoscenze socio-culturali poiché in un rich point sono racchiusi componenti culturali, sociali e storici: “Rich points signal where the languacultural action is” (Agar 1994: 106). 3. Competenza interculturale come capacità di affrontare malintesi e contraddizioni: Per aumentare la prevedibilità di malintesi è stato sviluppato, prima nel campo dell’interazione fra uomo e macchina, poi nell’economia, la critical incidents technique. Questa tecnica prevede una complessa procedura di rilevamento dei dati primari i quali, in un secondo tempo, possono essere utilizzati per lo sviluppo di programmi formativi. Particolare riguardo sarà dato ai metodi usati da questi approcci sia per l’individuazione e la descrizione dei fenomeni sia per lo sviluppo di adeguate tecniche formative. Infine sarà discussa la possibilità di utilizzarli anche nell’ambito dell’insegnamento delle lingue straniere.
2006
Insegnare le lingue/culture oggi: il contributo dell'interdisciplinarità
279
291
Rich points, critical incidents e Kulturstandards - quale contributo possono dare la psicologia sociale, l'antropologia e l'economia all'insegnamento delle lingue straniere? / Rieger M. A.. - STAMPA. - 1:(2006), pp. 279-291. (Intervento presentato al convegno Insegnare le lingue/culture oggi: il contributo dell'interdisciplinarità tenutosi a Bologna nel 17-18 giugno 2005).
Rieger M. A.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/43009
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