La ricerca si è sviluppata con l’obiettivo principale di esplorare gli aspetti psicologici che maggiormente caratterizzano, durante la gravidanza, la costruzione delle rappresentazioni genitoriali nel confronto tra PMA e procreazione “naturale”. Il campione è costituito da 70 persone: gruppo sperimentale, 35 soggetti (18 F, 17 M, età media: 36,05 e 39,58), che hanno effettuato la PMA (FIVET-ICSI) presso il Centro di Sterilità dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia; gruppo di controllo, 35 soggetti (20 F, 15 M, età media: 31,95 e 34,93), coppie in attesa del primo figlio e senza problemi di procreazione, contattate presso il medesimo ospedale. Alle coppie, viste a domicilio alla 30°-32° settimana, sono stati somministrati: l’ASQ-Ipat Anxiety Scale di Krug et al. (1976), l’Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS) di Cox e al. (1987), l’intervista sulle rappresentazioni materne in gravidanza (IRMAG, Ammaniti et al. 1995) e quella sulle rappresentazioni paterne in gravidanza (Ra.Pa.G, Giannone et al., 2002). La sintomatologia depressiva pre-partum è maggiormente presente nel gruppo PMA rispetto al gruppo di controllo (24,2% vs 5,7%, p=0,03), senza differenze rispetto al sesso del genitore. Il gruppo PMA ottiene un punteggio di ansia manifesta significativamente più alto del gruppo di controllo (11 vs 8,43; p=0,02) e le donne un punteggio più alto degli uomini (11,70 vs 7,26; p<0,0005). Il punteggio del livello totale di ansia risulta più alto nel gruppo PMA rispetto a quello di controllo (23,91 vs. 19,97, p = 0,04) e nelle donne rispetto agli uomini (24,75 vs 18,45; p=0,003). Il gruppo PMA, pur rappresentandosi il bambino in termini simili al gruppo di controllo (entrambi lo immaginano più socievole, intraprendente, allegro, intelligente, ecc. rispetto a sé e al partner) descrive il bambino, sé e il partner come più paurosi (p=0,04) e il proprio partner come più fragile (p=0,01). Inoltre, il gruppo PMA, pur descrivendosi come genitore più affettuoso, disponibile, flessibile, protettivo rispetto al proprio genitore, si rappresenta come molto più controllante (p=0,02), ansioso (p=0,008) e descrive il proprio genitore come molto più insicuro (p=0,04). Conclusioni Mentre il bambino, in entrambi i gruppi, viene idealizzato, in quanto meta del proprio desiderio e bisogno, la rappresentazione di sé come genitore risulta, nel gruppo PMA, maggiormente connotata di fragilità e di aspettative alte. L’esperienza della PMA, implicando un’amplificazione dei naturali sentimenti di inadeguatezza e incapacità procreativa, comporta la necessità di interrogarsi maggiormente sui percorsi clinici, per offrire soluzioni più efficaci e arginare maggiormente gli insuccessi.
F. Monti, F. Agostini, P. Fagandini, I. Cantagalli, R. Fava, G.B. La Sala (2006). PMA: Rappresentazioni Materne e Paterne in Gravidanza. TRENTO : Stamperia Università di Trento.
PMA: Rappresentazioni Materne e Paterne in Gravidanza
MONTI, FIORELLA;AGOSTINI, FRANCESCA;
2006
Abstract
La ricerca si è sviluppata con l’obiettivo principale di esplorare gli aspetti psicologici che maggiormente caratterizzano, durante la gravidanza, la costruzione delle rappresentazioni genitoriali nel confronto tra PMA e procreazione “naturale”. Il campione è costituito da 70 persone: gruppo sperimentale, 35 soggetti (18 F, 17 M, età media: 36,05 e 39,58), che hanno effettuato la PMA (FIVET-ICSI) presso il Centro di Sterilità dell'Arcispedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia; gruppo di controllo, 35 soggetti (20 F, 15 M, età media: 31,95 e 34,93), coppie in attesa del primo figlio e senza problemi di procreazione, contattate presso il medesimo ospedale. Alle coppie, viste a domicilio alla 30°-32° settimana, sono stati somministrati: l’ASQ-Ipat Anxiety Scale di Krug et al. (1976), l’Edinburgh Postnatal Depression Scale (EPDS) di Cox e al. (1987), l’intervista sulle rappresentazioni materne in gravidanza (IRMAG, Ammaniti et al. 1995) e quella sulle rappresentazioni paterne in gravidanza (Ra.Pa.G, Giannone et al., 2002). La sintomatologia depressiva pre-partum è maggiormente presente nel gruppo PMA rispetto al gruppo di controllo (24,2% vs 5,7%, p=0,03), senza differenze rispetto al sesso del genitore. Il gruppo PMA ottiene un punteggio di ansia manifesta significativamente più alto del gruppo di controllo (11 vs 8,43; p=0,02) e le donne un punteggio più alto degli uomini (11,70 vs 7,26; p<0,0005). Il punteggio del livello totale di ansia risulta più alto nel gruppo PMA rispetto a quello di controllo (23,91 vs. 19,97, p = 0,04) e nelle donne rispetto agli uomini (24,75 vs 18,45; p=0,003). Il gruppo PMA, pur rappresentandosi il bambino in termini simili al gruppo di controllo (entrambi lo immaginano più socievole, intraprendente, allegro, intelligente, ecc. rispetto a sé e al partner) descrive il bambino, sé e il partner come più paurosi (p=0,04) e il proprio partner come più fragile (p=0,01). Inoltre, il gruppo PMA, pur descrivendosi come genitore più affettuoso, disponibile, flessibile, protettivo rispetto al proprio genitore, si rappresenta come molto più controllante (p=0,02), ansioso (p=0,008) e descrive il proprio genitore come molto più insicuro (p=0,04). Conclusioni Mentre il bambino, in entrambi i gruppi, viene idealizzato, in quanto meta del proprio desiderio e bisogno, la rappresentazione di sé come genitore risulta, nel gruppo PMA, maggiormente connotata di fragilità e di aspettative alte. L’esperienza della PMA, implicando un’amplificazione dei naturali sentimenti di inadeguatezza e incapacità procreativa, comporta la necessità di interrogarsi maggiormente sui percorsi clinici, per offrire soluzioni più efficaci e arginare maggiormente gli insuccessi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.