In tempi recenti, l’accessibilità dei servizi per la prima infanzia per i bambini che provengono da minoranze etniche e con famiglie a basso reddito, è diventata una questione di crescente rilevanza nel dibattito politico internazionale. A livello europeo, tale interesse si situa all’interno di una più ampia strategia politica mirata a ridurre i tassi di povertà infantile in tutti gli Stati membri, ed è accompagnata dal riconoscimento che servizi educativi e di cura di alta qualità possono svolgere un ruolo importante nella lotta allo svantaggio fin dalla prima infanzia. Seguendo questa linea, si ritiene che promuovere un accesso equo e generalizzato a servizi per l’infanzia di alta qualità possa contribuire a ridurre l’abbandono scolastico e contrastare il rischio di povertà ed esclusione sociale. Nonostante attorno a tali questioni esista un consenso piuttosto unanime a livello politico, è documentato da più parti in letteratura che i bambini provenienti da minoranze etniche e con famiglie a basso reddito sono iscritti meno di frequente ai servizi prescolastici e, nel caso in cui vengano iscritti, questi bambini hanno una maggior probabilità di frequentare un servizio di qualità inferiore rispetto ai loro coetanei. Nonostante non siano disponibili cifre dettagliate per tutti i Paesi, numerose testimonianze provenienti dal settore della ricerca attestano che questa caratteristica accomuna tutti i Paesi dell’Unione Europea. Basandosi sui risultati di un recente studio commissionato dalla Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione Europea, questo articolo esplorerà i fattori che tendono a ostacolare la partecipazione dei bambini provenienti da minoranze etniche e da famiglie a basso reddito all’interno dei servizi per l’infanzia, con il fine di delineare alcune strategie che possano promuovere una maggiore equità sociale nell’accesso a tali servizi.
Arianna Lazzari, Michel Vandenbroeck (2014). Servizi aperti a tutti. BAMBINI IN EUROPA, 1/2014, 15-17.
Servizi aperti a tutti
LAZZARI, ARIANNA;
2014
Abstract
In tempi recenti, l’accessibilità dei servizi per la prima infanzia per i bambini che provengono da minoranze etniche e con famiglie a basso reddito, è diventata una questione di crescente rilevanza nel dibattito politico internazionale. A livello europeo, tale interesse si situa all’interno di una più ampia strategia politica mirata a ridurre i tassi di povertà infantile in tutti gli Stati membri, ed è accompagnata dal riconoscimento che servizi educativi e di cura di alta qualità possono svolgere un ruolo importante nella lotta allo svantaggio fin dalla prima infanzia. Seguendo questa linea, si ritiene che promuovere un accesso equo e generalizzato a servizi per l’infanzia di alta qualità possa contribuire a ridurre l’abbandono scolastico e contrastare il rischio di povertà ed esclusione sociale. Nonostante attorno a tali questioni esista un consenso piuttosto unanime a livello politico, è documentato da più parti in letteratura che i bambini provenienti da minoranze etniche e con famiglie a basso reddito sono iscritti meno di frequente ai servizi prescolastici e, nel caso in cui vengano iscritti, questi bambini hanno una maggior probabilità di frequentare un servizio di qualità inferiore rispetto ai loro coetanei. Nonostante non siano disponibili cifre dettagliate per tutti i Paesi, numerose testimonianze provenienti dal settore della ricerca attestano che questa caratteristica accomuna tutti i Paesi dell’Unione Europea. Basandosi sui risultati di un recente studio commissionato dalla Direzione Generale Educazione e Cultura della Commissione Europea, questo articolo esplorerà i fattori che tendono a ostacolare la partecipazione dei bambini provenienti da minoranze etniche e da famiglie a basso reddito all’interno dei servizi per l’infanzia, con il fine di delineare alcune strategie che possano promuovere una maggiore equità sociale nell’accesso a tali servizi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.