Introduzione/Obiettivo La principale ed attuale sfida per i sistemi sanitari è rappresentata dalla necessità di potenziare il coordinamento tra i servizi ospedalieri e territoriali, attuando modalità innovative per un’erogazione dei servizi sanitari e socio-sanitari sempre più incentrati sul territorio, in grado di fronteggiare da un lato il cambiamento del contesto epidemiologico (invecchiamento della popolazione, aumento della prevalenza della patologia cronica, multimorbosità, etc.) e dall’altro la crisi economica e la sempre minore disponibilità di risorse (Fantini, 2013). A livello internazionale, già da alcuni decenni si stanno sviluppando modelli di organizzazione dei servizi che consentano ai pazienti di lasciare precocemente la struttura ospedaliera o di evitare ospedalizzazioni non necessarie, in primo luogo potenziando la disponibilità di servizi socio-assistenziali a livello territoriale. Questi servizi sono variamente indicati in letteratura come “dimissioni precoci”, “ospedalizzazione a domicilio”, etc., rappresentando diverse forme di “cure intermedie” (Pearson, 2013). Nell’ambito dei servizi assistenziali forniti al domicilio, l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) può sicuramente essere ricondotta alla definizione di “cure intermedie” essendo rivolta a persone che necessitano di interventi coordinati di assistenza medica, infermieristica, riabilitativa e sociale, con lo scopo di assistere le persone al proprio domicilio evitando il ricorso improprio al ricovero in ospedale o in struttura residenziale. Sono previsti tre livelli di intensità di ADI (bassa, media, alta), in base alla complessità clinica, alla gravità della patologia, alle necessità di dotazione e utilizzo di materiali, presidi, farmaci e attrezzature. Obiettivo dell’analisi è descrivere l’utilizzo del servizio di assistenza domiciliare, in particolare rivolta agli anziani, nella Regione Emilia-Romagna. Materiali e metodi L’utilizzo del servizio di assistenza domiciliare è descritto in termini di tassi specifici per 1.000 abitanti residenti di età ≥ 65 anni, differenziati per livello assistenziale (basso e medio-alto) e per tipologia di assistenza (Assistenza di Medicina Generale e Assistenza Infermieristica). I tassi sono stati calcolati per Distretto di residenza. I dati sono stati ricavati dal Flusso informativo Repetto SI-ADI della Regione Emilia-Romagna (anno 2012). Per l’elaborazione dei dati è stato utilizzato il software SPSS, versione 20. Risultati In generale, le aziende Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Imola presentano tassi di utilizzo del servizio di ADI significativamente maggiori della media regionale, mentre Ferrara, Ravenna, Forlì e Cesena hanno tassi di utilizzo significativamente inferiori alla media regionale. La variabilità di utilizzo del servizio tra le aziende è evidente anche se si stratifica per livello di intensità assistenziale, ferma restando una certa omogeneità intra-aziendale tra i diversi ambiti distrettuali (Figura 1), con aziende come Parma che utilizzano molto l’ADI a bassa intensità e aziende come Bologna che utilizzano principalmente l’ADI di intensità medio-alta, con una correlazione inversa tra i tassi di utilizzo del servizio per livello di intensità assistenziale (r = -0.637; p <0.001). Se si considerano le tipologie di ADI (Figura 2), emerge come l’Assistenza di Medicina Generale tenda ad essere maggiormente utilizzata per ADI a bassa intensità, mentre per l’Assistenza Infermieristica l’andamento differisce maggiormente nelle diverse aziende, variando da aziende in cui la quasi totalità dell’Assistenza Infermieristica è di bassa intensità (es. Ferrara e Parma) ad aziende in cui è preponderante la medio-alta intensità assistenziale (es. Bologna, Ravenna e Reggio Emilia). Interessante è il confronto tra Assistenza Infermieristica a medio-alta intensità e Assistenza di Medicina Generale di bassa intensità, che evidenzia una forte correlazione inversa statisticamente significativa tra le due tipologie di ADI (r = -0.519; p = 0.001). Conclusioni I risultati suggeriscono un’importante variabilità nell’utilizzo del servizio di assistenza domiciliare tra le diverse aziende della Regione, verosimilmente riconducibile anche a differenti linee di indirizzo in ambito di programmazione e pianificazione aziendale. L’analisi qui presentata è parte da un’indagine più approfondita sull’offerta e utilizzo, in Emilia-Romagna, dei servizi riconducibili alle cosiddette “cure intermedie”. Tale indagine sarà oggetto di discussione strutturata, nell’ambito di focus group organizzati con le singole aziende, per ricostruire le scelte organizzative che potrebbero spiegare la variabilità descritta e raccogliere considerazioni rispetto alla rilevanza dell’analisi come supporto alla pianificazione strategica aziendale.

Pieri G., Rosa S., Pianori D., Fantini M.P. (2014). L’implementazione dei servizi di “cure intermedie” nella Regione Emilia-Romagna: analisi dell’utilizzo del servizio di assistenza domiciliare.

L’implementazione dei servizi di “cure intermedie” nella Regione Emilia-Romagna: analisi dell’utilizzo del servizio di assistenza domiciliare

PIERI, GIULIA;ROSA, SIMONA;Pianori D.;FANTINI, MARIA PIA
2014

Abstract

Introduzione/Obiettivo La principale ed attuale sfida per i sistemi sanitari è rappresentata dalla necessità di potenziare il coordinamento tra i servizi ospedalieri e territoriali, attuando modalità innovative per un’erogazione dei servizi sanitari e socio-sanitari sempre più incentrati sul territorio, in grado di fronteggiare da un lato il cambiamento del contesto epidemiologico (invecchiamento della popolazione, aumento della prevalenza della patologia cronica, multimorbosità, etc.) e dall’altro la crisi economica e la sempre minore disponibilità di risorse (Fantini, 2013). A livello internazionale, già da alcuni decenni si stanno sviluppando modelli di organizzazione dei servizi che consentano ai pazienti di lasciare precocemente la struttura ospedaliera o di evitare ospedalizzazioni non necessarie, in primo luogo potenziando la disponibilità di servizi socio-assistenziali a livello territoriale. Questi servizi sono variamente indicati in letteratura come “dimissioni precoci”, “ospedalizzazione a domicilio”, etc., rappresentando diverse forme di “cure intermedie” (Pearson, 2013). Nell’ambito dei servizi assistenziali forniti al domicilio, l’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) può sicuramente essere ricondotta alla definizione di “cure intermedie” essendo rivolta a persone che necessitano di interventi coordinati di assistenza medica, infermieristica, riabilitativa e sociale, con lo scopo di assistere le persone al proprio domicilio evitando il ricorso improprio al ricovero in ospedale o in struttura residenziale. Sono previsti tre livelli di intensità di ADI (bassa, media, alta), in base alla complessità clinica, alla gravità della patologia, alle necessità di dotazione e utilizzo di materiali, presidi, farmaci e attrezzature. Obiettivo dell’analisi è descrivere l’utilizzo del servizio di assistenza domiciliare, in particolare rivolta agli anziani, nella Regione Emilia-Romagna. Materiali e metodi L’utilizzo del servizio di assistenza domiciliare è descritto in termini di tassi specifici per 1.000 abitanti residenti di età ≥ 65 anni, differenziati per livello assistenziale (basso e medio-alto) e per tipologia di assistenza (Assistenza di Medicina Generale e Assistenza Infermieristica). I tassi sono stati calcolati per Distretto di residenza. I dati sono stati ricavati dal Flusso informativo Repetto SI-ADI della Regione Emilia-Romagna (anno 2012). Per l’elaborazione dei dati è stato utilizzato il software SPSS, versione 20. Risultati In generale, le aziende Parma, Reggio Emilia, Modena, Bologna, Imola presentano tassi di utilizzo del servizio di ADI significativamente maggiori della media regionale, mentre Ferrara, Ravenna, Forlì e Cesena hanno tassi di utilizzo significativamente inferiori alla media regionale. La variabilità di utilizzo del servizio tra le aziende è evidente anche se si stratifica per livello di intensità assistenziale, ferma restando una certa omogeneità intra-aziendale tra i diversi ambiti distrettuali (Figura 1), con aziende come Parma che utilizzano molto l’ADI a bassa intensità e aziende come Bologna che utilizzano principalmente l’ADI di intensità medio-alta, con una correlazione inversa tra i tassi di utilizzo del servizio per livello di intensità assistenziale (r = -0.637; p <0.001). Se si considerano le tipologie di ADI (Figura 2), emerge come l’Assistenza di Medicina Generale tenda ad essere maggiormente utilizzata per ADI a bassa intensità, mentre per l’Assistenza Infermieristica l’andamento differisce maggiormente nelle diverse aziende, variando da aziende in cui la quasi totalità dell’Assistenza Infermieristica è di bassa intensità (es. Ferrara e Parma) ad aziende in cui è preponderante la medio-alta intensità assistenziale (es. Bologna, Ravenna e Reggio Emilia). Interessante è il confronto tra Assistenza Infermieristica a medio-alta intensità e Assistenza di Medicina Generale di bassa intensità, che evidenzia una forte correlazione inversa statisticamente significativa tra le due tipologie di ADI (r = -0.519; p = 0.001). Conclusioni I risultati suggeriscono un’importante variabilità nell’utilizzo del servizio di assistenza domiciliare tra le diverse aziende della Regione, verosimilmente riconducibile anche a differenti linee di indirizzo in ambito di programmazione e pianificazione aziendale. L’analisi qui presentata è parte da un’indagine più approfondita sull’offerta e utilizzo, in Emilia-Romagna, dei servizi riconducibili alle cosiddette “cure intermedie”. Tale indagine sarà oggetto di discussione strutturata, nell’ambito di focus group organizzati con le singole aziende, per ricostruire le scelte organizzative che potrebbero spiegare la variabilità descritta e raccogliere considerazioni rispetto alla rilevanza dell’analisi come supporto alla pianificazione strategica aziendale.
2014
ATTI 47° CONGRESSO SITI
175
176
Pieri G., Rosa S., Pianori D., Fantini M.P. (2014). L’implementazione dei servizi di “cure intermedie” nella Regione Emilia-Romagna: analisi dell’utilizzo del servizio di assistenza domiciliare.
Pieri G.; Rosa S.; Pianori D.; Fantini M.P.
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