Introduzione Quando un bambino fa il suo ingresso a scuola deve imparare una serie di regole e norme caratteristiche dell’ambito scolastico-educativo che gli permetteranno di mettere in atto dei comportamenti sociali appropriati al contesto (Juvonen, 1996). Alcune di queste norme sono insegnate esplicitamente dagli insegnanti, altre invece sono acquisite dai bambini senza che siano mai direttamente esplicitate. I bambini infatti comprendono velocemente quali siano le norme del contesto ed imparano altrettanto rapidamente ad utilizzarle a loro vantaggio, “manipolando” le reazioni di insegnanti e compagni attraverso delle strategie di autopresentazione (Leary, 1995). Attraverso tali strategie gli alunni cercano di presentare sé stessi agli altri (insegnanti o compagni) in modo da suscitare una buona impressione, o comunque una reazione positiva; in particolare quando si trovano in situazioni valutative. Numerose ricerche hanno evidenziato l’efficacia delle spiegazioni causali di tipo interno (che accentuano cioè il ruolo causale dell’attore sociale) ai fini di ottenere un giudizio favorevole dagli altri. In particolare è emerso che gli alunni “interni” sono generalmente giudicati in modo più positivo rispetto a quelli “esterni”, tanto da far parlare gli autori di una “norma sociale dell’internalità” (cfr. Dubois, 2003). Parallelamente, altri ricercatori (cfr. Juvonen, 1996) hanno dimostrato che alunni e studenti, nel tentativo di dare una buona immagine di sé, sono in grado di variare le loro spiegazioni dell’insuccesso scolastico utilizzando cause che evocano la “mancanza di impegno” vs. la “mancanza di capacità”. Obiettivi_Ipotesi Lo studio si propone di indagare l’utilizzo delle spiegazioni causali da parte degli studenti come strategie di autopresentazione in caso di insuccesso scolastico ed, in particolare, di verificare quale fra varie strategie basate sulle attribuzioni causali (in particolare: norma di internalità; norma di impegno; self-serving bias; modestia) risulti essere la più efficace. L’ipotesi prevede che le spiegazioni interne che evocano l’impegno nello studio costituiscano la strategia di autopresentazione considerata dagli studenti come la più efficace per suscitare l’approvazione degli insegnanti e, conseguentemente, per avere successo nell’ambito scolastico. L’impegno infatti può essere considerato una particolare causa interna ma anche una nome implicita del contesto scolastico e caratteristica del “mestiere di studente” (Matteucci & Gosling, 2004) .
Matteucci M.C. (2006). Le strategie di autopresentazione degli studenti in situazione di insuccesso scolastico. VERONA : s.n.
Le strategie di autopresentazione degli studenti in situazione di insuccesso scolastico
MATTEUCCI, MARIA CRISTINA
2006
Abstract
Introduzione Quando un bambino fa il suo ingresso a scuola deve imparare una serie di regole e norme caratteristiche dell’ambito scolastico-educativo che gli permetteranno di mettere in atto dei comportamenti sociali appropriati al contesto (Juvonen, 1996). Alcune di queste norme sono insegnate esplicitamente dagli insegnanti, altre invece sono acquisite dai bambini senza che siano mai direttamente esplicitate. I bambini infatti comprendono velocemente quali siano le norme del contesto ed imparano altrettanto rapidamente ad utilizzarle a loro vantaggio, “manipolando” le reazioni di insegnanti e compagni attraverso delle strategie di autopresentazione (Leary, 1995). Attraverso tali strategie gli alunni cercano di presentare sé stessi agli altri (insegnanti o compagni) in modo da suscitare una buona impressione, o comunque una reazione positiva; in particolare quando si trovano in situazioni valutative. Numerose ricerche hanno evidenziato l’efficacia delle spiegazioni causali di tipo interno (che accentuano cioè il ruolo causale dell’attore sociale) ai fini di ottenere un giudizio favorevole dagli altri. In particolare è emerso che gli alunni “interni” sono generalmente giudicati in modo più positivo rispetto a quelli “esterni”, tanto da far parlare gli autori di una “norma sociale dell’internalità” (cfr. Dubois, 2003). Parallelamente, altri ricercatori (cfr. Juvonen, 1996) hanno dimostrato che alunni e studenti, nel tentativo di dare una buona immagine di sé, sono in grado di variare le loro spiegazioni dell’insuccesso scolastico utilizzando cause che evocano la “mancanza di impegno” vs. la “mancanza di capacità”. Obiettivi_Ipotesi Lo studio si propone di indagare l’utilizzo delle spiegazioni causali da parte degli studenti come strategie di autopresentazione in caso di insuccesso scolastico ed, in particolare, di verificare quale fra varie strategie basate sulle attribuzioni causali (in particolare: norma di internalità; norma di impegno; self-serving bias; modestia) risulti essere la più efficace. L’ipotesi prevede che le spiegazioni interne che evocano l’impegno nello studio costituiscano la strategia di autopresentazione considerata dagli studenti come la più efficace per suscitare l’approvazione degli insegnanti e, conseguentemente, per avere successo nell’ambito scolastico. L’impegno infatti può essere considerato una particolare causa interna ma anche una nome implicita del contesto scolastico e caratteristica del “mestiere di studente” (Matteucci & Gosling, 2004) .I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.