Pur essendo spesso utilizzati come sinonimi, i termini integrazione e inclusione esprimono differenze sostanziali. In Italia, pur utilizzando entrambi i termini per descrivere l’esperienza del nostro Paese, siamo più vicini alla prospettiva inclusiva che alla “semplice” esperienza di integrazione. Il termine inclusione è stato ufficializzato, per la prima volta in ambito educativo e riconosciuto a livello sociale e culturale nel 1994, con la Dichiarazione di Salamanca. Ciò segna l’avvio di un cambiamento e di un rinnovamento in ambito pedagogico e culturale. Le differenti interpretazioni del concetto di educazione inclusiva determinano la scelta e la realizzazione di decisioni politiche e di pratiche educative molto diverse tra i Paesi. Nel nostro Paese, i processi di integrazione/inclusione hanno rappresentato il più importante fattore di prevenzione degli ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione e anche un formidabile fattore di cambiamento e di innovazione scolastico e sociale, grazie anche ad una legislazione importante di riferimento. Infatti, è bene ricordare come l’inclusione non abbia solo a che vedere con le persone disabili e l’accesso alle scuole ordinarie. La prospettiva inclusiva svela la scelta di un modello antropologico che tutela uomini e donne, bambini e bambine, che riguarda tutti indistintamente. È dovere dei governi e delle comunità rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’inclusione sociale offrendo le risorse e i supporti adeguati affinché i bambini con disabilità crescano in ambienti inclusivi. Nel perseguire la prospettiva inclusiva, noi – studiosi di Pedagogia Speciale – continuiamo a considerare un compito fondamentale fare in modo che le conquiste operate per una persona in situazioni problematiche divengano qualità per tutti.

Roberta Caldin (2013). Current pedagogic issues in inclusive education for the disabled. PEDAGOGIA OGGI, 1, 11-25.

Current pedagogic issues in inclusive education for the disabled

CALDIN, ROBERTA
2013

Abstract

Pur essendo spesso utilizzati come sinonimi, i termini integrazione e inclusione esprimono differenze sostanziali. In Italia, pur utilizzando entrambi i termini per descrivere l’esperienza del nostro Paese, siamo più vicini alla prospettiva inclusiva che alla “semplice” esperienza di integrazione. Il termine inclusione è stato ufficializzato, per la prima volta in ambito educativo e riconosciuto a livello sociale e culturale nel 1994, con la Dichiarazione di Salamanca. Ciò segna l’avvio di un cambiamento e di un rinnovamento in ambito pedagogico e culturale. Le differenti interpretazioni del concetto di educazione inclusiva determinano la scelta e la realizzazione di decisioni politiche e di pratiche educative molto diverse tra i Paesi. Nel nostro Paese, i processi di integrazione/inclusione hanno rappresentato il più importante fattore di prevenzione degli ostacoli all’apprendimento e alla partecipazione e anche un formidabile fattore di cambiamento e di innovazione scolastico e sociale, grazie anche ad una legislazione importante di riferimento. Infatti, è bene ricordare come l’inclusione non abbia solo a che vedere con le persone disabili e l’accesso alle scuole ordinarie. La prospettiva inclusiva svela la scelta di un modello antropologico che tutela uomini e donne, bambini e bambine, che riguarda tutti indistintamente. È dovere dei governi e delle comunità rimuovere le barriere e gli ostacoli che impediscono l’inclusione sociale offrendo le risorse e i supporti adeguati affinché i bambini con disabilità crescano in ambienti inclusivi. Nel perseguire la prospettiva inclusiva, noi – studiosi di Pedagogia Speciale – continuiamo a considerare un compito fondamentale fare in modo che le conquiste operate per una persona in situazioni problematiche divengano qualità per tutti.
2013
Roberta Caldin (2013). Current pedagogic issues in inclusive education for the disabled. PEDAGOGIA OGGI, 1, 11-25.
Roberta Caldin
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/229745
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