È innegabile il fatto che la traduzione di testi teatrali presenta aspetti specifici, difficoltà e pratiche proprie che di rado si ritrovano in altri tipi di traduzione. A una simile specificità si accompagna, in genere, anche una formazione specifica: basta un rapido sguardo ai programmi di insegnamento professionalizzanti dedicati alla traduzione, universitari e non, per rendersene conto. Corollario evidente: al pari degli altri tipi di traduzione specializzata, anche la traduzione teatrale merita un proprio spazio didattico, che permetta di formare professionisti della disciplina. L'articolo è dedicato a una “modesta proposta” che indichi alcuni possibili destinatari di una formazione di questo genere – il “chi” del titolo – e le principali caratteristiche che essa potrebbe avere – il “come”. Un’ulteriore questione resta a oggi, per quanto mi è dato sapere, senza risposta: nel nostro paese non sembrano esistere studi sociologici sul traduttore teatrale e sul suo status. Chi traduce, oggi, per il teatro? Quanti traduttori teatrali riescono a vivere del proprio lavoro e, per essi, in che percentuale la traduzione teatrale incide sul totale delle entrate e del lavoro svolto?

Regattin Fabio (2013). La formazione dei traduttori teatrali: chi, come, perché. STRATAGEMMI, 27, 189-194.

La formazione dei traduttori teatrali: chi, come, perché

REGATTIN, FABIO
2013

Abstract

È innegabile il fatto che la traduzione di testi teatrali presenta aspetti specifici, difficoltà e pratiche proprie che di rado si ritrovano in altri tipi di traduzione. A una simile specificità si accompagna, in genere, anche una formazione specifica: basta un rapido sguardo ai programmi di insegnamento professionalizzanti dedicati alla traduzione, universitari e non, per rendersene conto. Corollario evidente: al pari degli altri tipi di traduzione specializzata, anche la traduzione teatrale merita un proprio spazio didattico, che permetta di formare professionisti della disciplina. L'articolo è dedicato a una “modesta proposta” che indichi alcuni possibili destinatari di una formazione di questo genere – il “chi” del titolo – e le principali caratteristiche che essa potrebbe avere – il “come”. Un’ulteriore questione resta a oggi, per quanto mi è dato sapere, senza risposta: nel nostro paese non sembrano esistere studi sociologici sul traduttore teatrale e sul suo status. Chi traduce, oggi, per il teatro? Quanti traduttori teatrali riescono a vivere del proprio lavoro e, per essi, in che percentuale la traduzione teatrale incide sul totale delle entrate e del lavoro svolto?
2013
Regattin Fabio (2013). La formazione dei traduttori teatrali: chi, come, perché. STRATAGEMMI, 27, 189-194.
Regattin Fabio
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/213644
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