L’interesse di Origene per gli scritti sapienziali nel loro complesso - l’uso dei quali parrebbe, almeno in sede programmatica, destinato esclusivamente ai “principianti” (cfr. HNm XXVII,1) - non risulta né episodico né casuale. Al contrario, scorrendo le opere origeniane, si ricava l’impressione di una precisa strategia perseguita dall’Alessandrino nell’impiego di citazioni provenienti da questa parte della letteratura biblica. In tale contesto, un ruolo non secondario riveste il libro del Siracide. Formalmente introdotto col pieno titolo di “Scrittura” (cfr. HGn. XII,5) -, sebbene non incluso nei 22 libri del canone ebraico (su cui cfr. Comm. Ps. 1 [= Eus. Hist. eccl. VI,25,1-2]) -, esso risulta altresì nel numero di quei “libri sacri” in uso nelle comunità cristiane, peraltro non necessariamente tenute a rifiutarli per adeguarsi a tale canone. Un caso sintomatico è ad esempio quello di Contra Celsum, ove le citazioni dai sapienziali in genere, e dal Siracide in particolare, non sembrano avere un semplice valore propedeutico, ma essere introdotte allo scopo precipuo di contrapporre agli assalti ideologici di Celso un tessuto argomentativo altrettanto strutturato e “pesante” sul piano filosofico, quasi a ricercare un terreno di confronto di pari dignità - appunto la “sapienza” -, non pregiudizialmente esposto alle idiosincrasie culturali dell’avversario come invece altre sezioni scritturistiche (legali, narrative, profetiche).
Cacciari A. (2004). Origene e il libro del Siracide. LEUVEN : Peeters.
Origene e il libro del Siracide
CACCIARI, ANTONIO
2004
Abstract
L’interesse di Origene per gli scritti sapienziali nel loro complesso - l’uso dei quali parrebbe, almeno in sede programmatica, destinato esclusivamente ai “principianti” (cfr. HNm XXVII,1) - non risulta né episodico né casuale. Al contrario, scorrendo le opere origeniane, si ricava l’impressione di una precisa strategia perseguita dall’Alessandrino nell’impiego di citazioni provenienti da questa parte della letteratura biblica. In tale contesto, un ruolo non secondario riveste il libro del Siracide. Formalmente introdotto col pieno titolo di “Scrittura” (cfr. HGn. XII,5) -, sebbene non incluso nei 22 libri del canone ebraico (su cui cfr. Comm. Ps. 1 [= Eus. Hist. eccl. VI,25,1-2]) -, esso risulta altresì nel numero di quei “libri sacri” in uso nelle comunità cristiane, peraltro non necessariamente tenute a rifiutarli per adeguarsi a tale canone. Un caso sintomatico è ad esempio quello di Contra Celsum, ove le citazioni dai sapienziali in genere, e dal Siracide in particolare, non sembrano avere un semplice valore propedeutico, ma essere introdotte allo scopo precipuo di contrapporre agli assalti ideologici di Celso un tessuto argomentativo altrettanto strutturato e “pesante” sul piano filosofico, quasi a ricercare un terreno di confronto di pari dignità - appunto la “sapienza” -, non pregiudizialmente esposto alle idiosincrasie culturali dell’avversario come invece altre sezioni scritturistiche (legali, narrative, profetiche).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.