Spettacolo in spagnolo, presentato mercoledì, 15 maggio 2013 - ore 20.00 Teatro “G. Testori”- viale A. Vespucci 13, Forlì Giove, invaghitosi della bella Alcmena, moglie del re di Tebe Anfitrione, scende dall’Olimpo e le si presenta con indosso l’armatura del marito. Il fedele Mercurio, assunte le sembianze di Sosia, il servo di Anfitrione, fa la guardia alla porta del palazzo affinché Giove possa consumare la sua notte d’amore con Alcmena senza essere disturbato. Muovendo da questa situazione, Plauto costruisce una commedia dalla travolgente comicità in cui tutto è grazia e leggerezza, anche la violenza. Già, perché di una tragicommedia si tratta e proprio i tratti tragici e la combinazione di elementi diversi messi in gioco rendono perfetto questo testo. Il basso e l’alto, l’umano e il divino, l’eroismo e il cinismo, tutto concertato con grande eleganza. Gli dèi per soddisfare le proprie pulsioni non esitano a esercitare violenza, a mentire sulla propria identità e soprattutto a espropriare l’identità dei propri avversari. Anfitrione è un grande gioco tra realtà e finzione, e il tema del doppio diventa non solo oggetto di indagine sulla vita e sul comportamento umano ma anche una riflessione sul teatro. L’adattamento che qui si presenta rielabora gli elementi dell’architettura testuale originale nello specchio dell’oggi: il problema dell’identità genera un vortice in cui ritrovare la propria molteplicità attraverso l’abisso dell’altro. La catervae femminile, sempre per un gioco di specchi, fa emergere con ironia quegli stilemi tragicomici degli eroi maschili senza tempo.
Fernandez Garcia, M.I., Grimaldi, I.L.S. (2013). ANFITRIÓN o NÒIRTIFNA.
ANFITRIÓN o NÒIRTIFNA
FERNANDEZ GARCIA, MARIA ISABEL;GRIMALDI, IVONNE LUCILLA SIMONETTA
2013
Abstract
Spettacolo in spagnolo, presentato mercoledì, 15 maggio 2013 - ore 20.00 Teatro “G. Testori”- viale A. Vespucci 13, Forlì Giove, invaghitosi della bella Alcmena, moglie del re di Tebe Anfitrione, scende dall’Olimpo e le si presenta con indosso l’armatura del marito. Il fedele Mercurio, assunte le sembianze di Sosia, il servo di Anfitrione, fa la guardia alla porta del palazzo affinché Giove possa consumare la sua notte d’amore con Alcmena senza essere disturbato. Muovendo da questa situazione, Plauto costruisce una commedia dalla travolgente comicità in cui tutto è grazia e leggerezza, anche la violenza. Già, perché di una tragicommedia si tratta e proprio i tratti tragici e la combinazione di elementi diversi messi in gioco rendono perfetto questo testo. Il basso e l’alto, l’umano e il divino, l’eroismo e il cinismo, tutto concertato con grande eleganza. Gli dèi per soddisfare le proprie pulsioni non esitano a esercitare violenza, a mentire sulla propria identità e soprattutto a espropriare l’identità dei propri avversari. Anfitrione è un grande gioco tra realtà e finzione, e il tema del doppio diventa non solo oggetto di indagine sulla vita e sul comportamento umano ma anche una riflessione sul teatro. L’adattamento che qui si presenta rielabora gli elementi dell’architettura testuale originale nello specchio dell’oggi: il problema dell’identità genera un vortice in cui ritrovare la propria molteplicità attraverso l’abisso dell’altro. La catervae femminile, sempre per un gioco di specchi, fa emergere con ironia quegli stilemi tragicomici degli eroi maschili senza tempo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.