Seguendo la classificazione tipologica di Hatim (1984), i testi di istruzione sono testi a dominanza prescrittivo-istruzionale, il cui scopo comunicativo principale è quello di regolamentare un campo di attività determinato. In questo senso, sono testi fortemente vincolanti (Sabatini 1999: 148) «l’emittente avverte come imprescindibile […] il bisogno di restringere al massimo e comunque di regolare esplicitamente la libertà di interpretazione del testo da parte del destinatario». Regolare, o limitare, lo spazio di inferenza del destinatario significa che il mittente deve produrre un testo in cui le ambiguità proprie di ogni lingua naturale siano ridotte al minimo e che miri alla massima univocità possibile. Per ottenere ciò, deve agire su tutti i livelli pertinenti per la costruzione di un testo, cioè – usando la divisione della retorica antica – su inventio, dispositio ed elocutio (selezione delle informazioni, loro organizzazione e scelta della loro forma linguistica), con l’obiettivo di costruire un testo che presenti il giusto equilibrio tra codifica linguistica e inferenza del destinatario (nel senso in cui questi due concetti sono delineati in Prandi 2004). E sebbene alcune delle scelte che si compiono in questi tre livelli dipendano strettamente dall’appartenenza a un determinato genere all’interno dell’insieme dei testi tipologicamente a dominanza prescrittivo-istruzionale, dal tipo di destinatario a cui il testo è indirizzato (esperto, semi-esperto o non-esperto) e dal tipo di argomento, è tuttavia possibile individuare caratteristiche linguistiche comuni a tutto l’insieme dei testi d’istruzione. In questa sede, mi focalizzerò su tre aspetti che riguardano i livelli lessicale e sintattico. A livello lessicale, tralasciando l’analisi del vocabolario tecnico che è normalmente la più investigata, descriverò la necessità di costruire anche a livello di lessico “comune” sequenze lessicali (o fraseologismi) stabili che riducano al minimo la variazione. A livello sintattico, mostrerò da una parte l’esigenza di limitare il numero di nessi usato per le diverse relazioni transfrastiche, dall’altra la necessità di scegliere, dove possibile, sequenze transfrastiche che non modifichino l’ordine non marcato della prospettiva comunicativa. I testi di istruzione, infatti, sono testi che devono essere eseguiti e devono essere costruiti in modo da guidare facilmente il destinatario (che è contemporaneamente utente) attraverso le azioni che deve compiere. Di conseguenza, la lingua di questi testi deve essere il più possibile ripetitiva, sintetica e non ambigua. non tanto nella direzione di un linguaggio controllato pensato per una possibile traduzione automatica quanto piuttosto nella direzione di una scrittura controllata. (Abstract)
F. La Forgia (2012). La varietà di lingua nei testi di istruzioni. FIRENZE : Franco Cesati.
La varietà di lingua nei testi di istruzioni
LA FORGIA, FRANCESCA
2012
Abstract
Seguendo la classificazione tipologica di Hatim (1984), i testi di istruzione sono testi a dominanza prescrittivo-istruzionale, il cui scopo comunicativo principale è quello di regolamentare un campo di attività determinato. In questo senso, sono testi fortemente vincolanti (Sabatini 1999: 148) «l’emittente avverte come imprescindibile […] il bisogno di restringere al massimo e comunque di regolare esplicitamente la libertà di interpretazione del testo da parte del destinatario». Regolare, o limitare, lo spazio di inferenza del destinatario significa che il mittente deve produrre un testo in cui le ambiguità proprie di ogni lingua naturale siano ridotte al minimo e che miri alla massima univocità possibile. Per ottenere ciò, deve agire su tutti i livelli pertinenti per la costruzione di un testo, cioè – usando la divisione della retorica antica – su inventio, dispositio ed elocutio (selezione delle informazioni, loro organizzazione e scelta della loro forma linguistica), con l’obiettivo di costruire un testo che presenti il giusto equilibrio tra codifica linguistica e inferenza del destinatario (nel senso in cui questi due concetti sono delineati in Prandi 2004). E sebbene alcune delle scelte che si compiono in questi tre livelli dipendano strettamente dall’appartenenza a un determinato genere all’interno dell’insieme dei testi tipologicamente a dominanza prescrittivo-istruzionale, dal tipo di destinatario a cui il testo è indirizzato (esperto, semi-esperto o non-esperto) e dal tipo di argomento, è tuttavia possibile individuare caratteristiche linguistiche comuni a tutto l’insieme dei testi d’istruzione. In questa sede, mi focalizzerò su tre aspetti che riguardano i livelli lessicale e sintattico. A livello lessicale, tralasciando l’analisi del vocabolario tecnico che è normalmente la più investigata, descriverò la necessità di costruire anche a livello di lessico “comune” sequenze lessicali (o fraseologismi) stabili che riducano al minimo la variazione. A livello sintattico, mostrerò da una parte l’esigenza di limitare il numero di nessi usato per le diverse relazioni transfrastiche, dall’altra la necessità di scegliere, dove possibile, sequenze transfrastiche che non modifichino l’ordine non marcato della prospettiva comunicativa. I testi di istruzione, infatti, sono testi che devono essere eseguiti e devono essere costruiti in modo da guidare facilmente il destinatario (che è contemporaneamente utente) attraverso le azioni che deve compiere. Di conseguenza, la lingua di questi testi deve essere il più possibile ripetitiva, sintetica e non ambigua. non tanto nella direzione di un linguaggio controllato pensato per una possibile traduzione automatica quanto piuttosto nella direzione di una scrittura controllata. (Abstract)I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.