Cercare di capire come gli apprendenti interpretano e usano le marche tempo-aspettuali dell’italiano presenta sfide di varia natura, che sono riconducibili sia al modo in cui le varie lingue codificano le relazioni tempo-aspettuali, sia al modo in cui i ricercatori osservano tali relazioni nelle interlingue degli apprendenti. Per quanto riguarda il primo punto, basti pensare alla complessità nell’assegnare un predicato verbale ad una classe di aspetto lessicale, una tecnica presente nella maggior parte degli studi su questo tema. Per illustrare il problema, che verrà discusso in modo più dettagliato nella sezione 5.1, proviamo a classificare il verbo correre. Questo verbo può essere usato come predicato monovalente (Anna corre) e, dal punto di vista dell’aspetto lessicale, classificato come predicato di attività, cioè un tipo di predicato che rappresenta un processo omogeneo, con confini temporali indeterminati (Bertinetto, 1986, Vendler, 1957). Nella sua accezione bivalente (Anna corre dieci chilometri), lo stesso predicato si presenta come telico, rappresenta cioè un processo che tende verso il raggiungimento di un punto finale, che costituisce anche un confine temporale: raggiunti i dieci chilometri, l’azione si completa e si esaurisce. Infatti, secondo Giacalone Ramat e Rastelli (2013: 409), pressoché ogni predicato dell’italiano appartiene a più di una categoria di aspetto lessicale. Inoltre, la loro classificazione è ancora più complessa quando si analizza l’interlingua, dal momento che la rappresentazione semantica dell’apprendente non coincide necessariamente con quella dei parlanti nativi. Per quanto riguarda invece il secondo punto, si può contare la difficoltà legata all’elicitazione di differenti tipi di associazioni tra predicati verbali e marche tempo-aspettuali. Infatti, una delle problematiche più comuni legate allo studio della temporalità nelle interlingue di apprendenti non nativi riguarda proprio l’elicitazione di forme al passato e, in particolare, di specifiche combinazioni di predicati e tempi verbali al passato, le cosiddette associazioni non prototipiche.
Vallerossa, F., Toth, Z. (2023). TEMPO E ASPETTO NELLE INTERLINGUE DI APPRENDENTI DI ITALIANO: CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE IN PROSPETTIVA PLURILINGUE. ITALIANO LINGUADUE, 15(2), 21-42 [10.54103/2037-3597/21935].
TEMPO E ASPETTO NELLE INTERLINGUE DI APPRENDENTI DI ITALIANO: CONSIDERAZIONI METODOLOGICHE IN PROSPETTIVA PLURILINGUE
Toth, Zuzana
2023
Abstract
Cercare di capire come gli apprendenti interpretano e usano le marche tempo-aspettuali dell’italiano presenta sfide di varia natura, che sono riconducibili sia al modo in cui le varie lingue codificano le relazioni tempo-aspettuali, sia al modo in cui i ricercatori osservano tali relazioni nelle interlingue degli apprendenti. Per quanto riguarda il primo punto, basti pensare alla complessità nell’assegnare un predicato verbale ad una classe di aspetto lessicale, una tecnica presente nella maggior parte degli studi su questo tema. Per illustrare il problema, che verrà discusso in modo più dettagliato nella sezione 5.1, proviamo a classificare il verbo correre. Questo verbo può essere usato come predicato monovalente (Anna corre) e, dal punto di vista dell’aspetto lessicale, classificato come predicato di attività, cioè un tipo di predicato che rappresenta un processo omogeneo, con confini temporali indeterminati (Bertinetto, 1986, Vendler, 1957). Nella sua accezione bivalente (Anna corre dieci chilometri), lo stesso predicato si presenta come telico, rappresenta cioè un processo che tende verso il raggiungimento di un punto finale, che costituisce anche un confine temporale: raggiunti i dieci chilometri, l’azione si completa e si esaurisce. Infatti, secondo Giacalone Ramat e Rastelli (2013: 409), pressoché ogni predicato dell’italiano appartiene a più di una categoria di aspetto lessicale. Inoltre, la loro classificazione è ancora più complessa quando si analizza l’interlingua, dal momento che la rappresentazione semantica dell’apprendente non coincide necessariamente con quella dei parlanti nativi. Per quanto riguarda invece il secondo punto, si può contare la difficoltà legata all’elicitazione di differenti tipi di associazioni tra predicati verbali e marche tempo-aspettuali. Infatti, una delle problematiche più comuni legate allo studio della temporalità nelle interlingue di apprendenti non nativi riguarda proprio l’elicitazione di forme al passato e, in particolare, di specifiche combinazioni di predicati e tempi verbali al passato, le cosiddette associazioni non prototipiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


