In Rimini, on the remains of a Roman amphitheater, stands the CEIS (Centro Educativo Italo Svizzero): established in 1946 by Felix Schwarz, a friend and collaborator of Aldo van Eyck, and Margherita Zoebeli, who would lead it until her passing. The "village" emerged in a Rimini devastated by bombings, initially as a relief center for the population and later as a space dedicated to childhood education. This essay recounts what this institution represents today, where the principles of the Nouvelle École were anticipated and admired as a model for educational spaces. It also reflects on the identity value of this site, whose uniqueness lies in the coexistence of ruins, huts, and war-torn children

È possibile che alcune baracche in legno, progettate come ricovero per i soldati, possano divenire occasione per la creazione di uno spazio architettonico, di uno Spazio che educa? (Dubach et al. 2012) Tredici baracche In una Rimini distrutta per quasi l’ottantadue percento dai bombardamenti del novembre 1943 e del settembre 1944, dove miseria e fame segnavano i primi anni della liberazione, il 1° maggio 1946 nasce il Centro Educativo Italo Svizzero, Ceis. I lavori di costruzione del Villaggio iniziarono nel gennaio 1946 e già, dopo soli quattro mesi, il primo maggio 1946, ci fu l’inaugurazione e l’apertura. Nella città distrutta e piena di macerie, il Ceis con le baracche, le docce, la mensa, l’asilo, i laboratori, il giardino con alberi e fiori, era un luogo benefico, che portava speranza nella popolazione. Il saggio si interroga sui valori che questo luogo e queste povere architetture conservano nella Rimini contemporanea... “Luogo antropologico” dove appaiono ben saldi i legami sociali con la storia collettiva della città, “luogo”, che è “spazio + identità”, non riproducibile perché indissolubilmente legato al contesto di cui è entrato a far parte. Ma anche “luogo” dal particolare valore simbolico per gli alti valori pedagogici e di solidarietà che ha incarnato e incarna, fondati sul dialogo interculturale italo-svizzero e su una cooperazione e integrazione fra popoli che non ha né tempo né bandiere e riveste, oseremmo dire, una rilevanza di natura transnazionale quale tassello importante nella storia e nell’integrazione europee.

Ugolini, A., Maioli, M. (2024). Un’architettura povera che diventa luogo. Il Centro Educativo Italo Svizzero di Rimini - A Poor Architecture that Becomes a Place. The Swiss Italian Educational Centre in Rimini. VESPER, 11(11), 92-102 [10.57644/Vesper011_009].

Un’architettura povera che diventa luogo. Il Centro Educativo Italo Svizzero di Rimini - A Poor Architecture that Becomes a Place. The Swiss Italian Educational Centre in Rimini

Andrea Ugolini
Primo
;
Monica Maioli
Secondo
2024

Abstract

In Rimini, on the remains of a Roman amphitheater, stands the CEIS (Centro Educativo Italo Svizzero): established in 1946 by Felix Schwarz, a friend and collaborator of Aldo van Eyck, and Margherita Zoebeli, who would lead it until her passing. The "village" emerged in a Rimini devastated by bombings, initially as a relief center for the population and later as a space dedicated to childhood education. This essay recounts what this institution represents today, where the principles of the Nouvelle École were anticipated and admired as a model for educational spaces. It also reflects on the identity value of this site, whose uniqueness lies in the coexistence of ruins, huts, and war-torn children
2024
Ugolini, A., Maioli, M. (2024). Un’architettura povera che diventa luogo. Il Centro Educativo Italo Svizzero di Rimini - A Poor Architecture that Becomes a Place. The Swiss Italian Educational Centre in Rimini. VESPER, 11(11), 92-102 [10.57644/Vesper011_009].
Ugolini, Andrea; Maioli, Monica
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