Usiamo continuamente il termine quotidiano nella vita di tutti i giorni per definire, delimitare, una sfera della nostra esistenza. Il quotidiano è una dimensione della realtà in cui viviamo e che contrapponiamo ad altre sfere di esperienza che di solito comprendono accadimenti che si presentano nella forma dell’imprevisto. Avvertiamo, quasi inconsciamente, l’esigenza di dare un ordine e semplificare la realtà che ci circonda e di cui facciamo parte, perché in un mondo caotico e imprevedibile non potremmo sopravvivere: la realtà quotidiana è la sfera dell’adattamento, costruita sulle routine, i rituali e le regole che costituiscono l’impalcatura che sorregge e orienta i comportamenti sociali e le relazioni. Il quotidiano è dunque una sfera di realtà che tende alla stabilità: totalmente prevedibile per far fronte all’imprevisto, totalmente familiare per far fronte al misterioso e inquietante, certamente privato ma anche condiviso con gli altri. Rendere la realtà quotidiana significa sottoporre parte dell’esperienza soggettiva, individuale e collettiva, ad un processo che la porta ad essere tanto scontata da divenire oggettiva, un dato di fatto, che si realizza attraverso l’oggettivazione, la familiarità, e la condivisione. I processi di sviluppo dei bambini piccoli si basano sulla co-partecipazione a pratiche quotidiane che li riguardano: gli aspetti cruciali del quotidiano corrispondono ai temi cruciali dello sviluppo infantile, con specifico riferimento alla costruzione di routine, alla regolazione e alla condivisione. Super e Harkness (1986) a questo proposito hanno proposto l’idea di “nicchia di sviluppo” a sintetizzare la convergenza tra approcci teorici della tradizione psicologica e antropologica.Le relazioni al nido si configurano allora come di un ambito privilegiato di riflessione sulla relazione adulti-bambini, un ambito che beneficia della consapevolezza degli educatori, della loro capacità di mettersi continuamente in gioco, di accogliere i segnali espressi anche senza le parole, e della cui esperienza dovrebbero beneficiare anche altri adulti meno sollecitati al cambiamento rispetto a chi vive a contatto con i bambini: “mettersi in gioco per crescere nell’esperienza comune non è facile: significa considerare i propri valori e riferimenti culturali come non assoluti ma relativi; significa considerarsi in cammino lungo l’itinerario di una crescita di cui i bambini sono metafora esistenziale, e gli adulti gli accompagnatori tenaci, autorevoli, ma non prevaricatori. Affermare ciò è semplice e forse un po’scontato: realizzarlo, fare proprie nella quotidianità queste considerazioni è la sfida a cui è chiamato, giorno dopo giorno, ogni educatore “quasi perfetto”. (Marchesi,Benedetti, Emiliani, in Emiliani, 2002, p. 150).
Brighi A., Emiliani F. (2010). Contesti culturali e processi di crescita. BAMBINI, 7, 32-37.
Contesti culturali e processi di crescita
BRIGHI, ANTONELLA;EMILIANI, FRANCESCA
2010
Abstract
Usiamo continuamente il termine quotidiano nella vita di tutti i giorni per definire, delimitare, una sfera della nostra esistenza. Il quotidiano è una dimensione della realtà in cui viviamo e che contrapponiamo ad altre sfere di esperienza che di solito comprendono accadimenti che si presentano nella forma dell’imprevisto. Avvertiamo, quasi inconsciamente, l’esigenza di dare un ordine e semplificare la realtà che ci circonda e di cui facciamo parte, perché in un mondo caotico e imprevedibile non potremmo sopravvivere: la realtà quotidiana è la sfera dell’adattamento, costruita sulle routine, i rituali e le regole che costituiscono l’impalcatura che sorregge e orienta i comportamenti sociali e le relazioni. Il quotidiano è dunque una sfera di realtà che tende alla stabilità: totalmente prevedibile per far fronte all’imprevisto, totalmente familiare per far fronte al misterioso e inquietante, certamente privato ma anche condiviso con gli altri. Rendere la realtà quotidiana significa sottoporre parte dell’esperienza soggettiva, individuale e collettiva, ad un processo che la porta ad essere tanto scontata da divenire oggettiva, un dato di fatto, che si realizza attraverso l’oggettivazione, la familiarità, e la condivisione. I processi di sviluppo dei bambini piccoli si basano sulla co-partecipazione a pratiche quotidiane che li riguardano: gli aspetti cruciali del quotidiano corrispondono ai temi cruciali dello sviluppo infantile, con specifico riferimento alla costruzione di routine, alla regolazione e alla condivisione. Super e Harkness (1986) a questo proposito hanno proposto l’idea di “nicchia di sviluppo” a sintetizzare la convergenza tra approcci teorici della tradizione psicologica e antropologica.Le relazioni al nido si configurano allora come di un ambito privilegiato di riflessione sulla relazione adulti-bambini, un ambito che beneficia della consapevolezza degli educatori, della loro capacità di mettersi continuamente in gioco, di accogliere i segnali espressi anche senza le parole, e della cui esperienza dovrebbero beneficiare anche altri adulti meno sollecitati al cambiamento rispetto a chi vive a contatto con i bambini: “mettersi in gioco per crescere nell’esperienza comune non è facile: significa considerare i propri valori e riferimenti culturali come non assoluti ma relativi; significa considerarsi in cammino lungo l’itinerario di una crescita di cui i bambini sono metafora esistenziale, e gli adulti gli accompagnatori tenaci, autorevoli, ma non prevaricatori. Affermare ciò è semplice e forse un po’scontato: realizzarlo, fare proprie nella quotidianità queste considerazioni è la sfida a cui è chiamato, giorno dopo giorno, ogni educatore “quasi perfetto”. (Marchesi,Benedetti, Emiliani, in Emiliani, 2002, p. 150).I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.