In un saggio del 2017 dal titolo Imagining the Future of Climate Change: World Making through Science Fiction and Activism, Shelly Streeby scrive che le persone nere e non bianche e le popolazioni indigene sono da lungo tempo in prima linea nell’immaginare e creare forme di giustizia climatica e risposte alla crisi ambientale, in primo luogo attraverso i movimenti sociali e le lotte quotidiane. Secondo Streeby, questa capacità di immaginare forme di giustizia ambientale si osserva non solo nei movimenti sociali, ma anche nella narrativa speculativa. A questo proposito, Streeby si ispira a Walidah Imarisha (2015) per definire i futurismi neri, indigeni e postcoloniali come forme di «visionary fiction», narrativa visionaria (Streeby 2018, p. 30), in quanto usano l’immaginazione speculativa non per rafforzare narrazioni dominanti ma per decolonizzare l’immaginazione dell’Antropocene e per proporre un profondo cambiamento sociale. Un ottimo punto di partenza per decolonizzare l’immaginario del cambiamento climatico è l’opera di Octavia Butler: nei suoi romanzi e racconti si trovano infatti molti dei temi sviluppati in anni più recenti da autrici afrofuturiste e africanfuturiste come N. K. Jemisin e Nnedi Okorafor: si pensi ad esempio all’intersezione delle dimensioni di genere, razza e classe nell’Antropocene e alla definizione della crisi climatica non solo come un incidente improvviso ed estremo (un incendio, un’inondazione o un terremoto) ma piuttosto come «una tendenza in atto – noiosa, duratura, mortale» (Butler 2006), un disastro lento che anticipa di due decenni il concetto di «slow violence» elaborato da Rob Nixon nel 2013. Questo capitolo propone quindi una lettura di due romanzi particolarmente significativi di Butler, Parable of the Sower e Wild Seed, sottolineandone la portata etica e politica in un mondo sempre più caratterizzato dalla catastrofe climatica e sociale; nelle sue conclusioni, inoltre, questo contributo proporrà un breve dialogo tra i romanzi di Butler e alcuni esempi di climate fiction afrofuturista (e africanfuturista) e femminista più recente.
Chiara Xausa (2024). La narrativa visionaria di Octavia E. Butler: vulnerabilità ribelle, convivenza multispecie e azione collettiva in Parable of the Sower e Wild Seed. Firenze : editpress.
La narrativa visionaria di Octavia E. Butler: vulnerabilità ribelle, convivenza multispecie e azione collettiva in Parable of the Sower e Wild Seed
Chiara Xausa
2024
Abstract
In un saggio del 2017 dal titolo Imagining the Future of Climate Change: World Making through Science Fiction and Activism, Shelly Streeby scrive che le persone nere e non bianche e le popolazioni indigene sono da lungo tempo in prima linea nell’immaginare e creare forme di giustizia climatica e risposte alla crisi ambientale, in primo luogo attraverso i movimenti sociali e le lotte quotidiane. Secondo Streeby, questa capacità di immaginare forme di giustizia ambientale si osserva non solo nei movimenti sociali, ma anche nella narrativa speculativa. A questo proposito, Streeby si ispira a Walidah Imarisha (2015) per definire i futurismi neri, indigeni e postcoloniali come forme di «visionary fiction», narrativa visionaria (Streeby 2018, p. 30), in quanto usano l’immaginazione speculativa non per rafforzare narrazioni dominanti ma per decolonizzare l’immaginazione dell’Antropocene e per proporre un profondo cambiamento sociale. Un ottimo punto di partenza per decolonizzare l’immaginario del cambiamento climatico è l’opera di Octavia Butler: nei suoi romanzi e racconti si trovano infatti molti dei temi sviluppati in anni più recenti da autrici afrofuturiste e africanfuturiste come N. K. Jemisin e Nnedi Okorafor: si pensi ad esempio all’intersezione delle dimensioni di genere, razza e classe nell’Antropocene e alla definizione della crisi climatica non solo come un incidente improvviso ed estremo (un incendio, un’inondazione o un terremoto) ma piuttosto come «una tendenza in atto – noiosa, duratura, mortale» (Butler 2006), un disastro lento che anticipa di due decenni il concetto di «slow violence» elaborato da Rob Nixon nel 2013. Questo capitolo propone quindi una lettura di due romanzi particolarmente significativi di Butler, Parable of the Sower e Wild Seed, sottolineandone la portata etica e politica in un mondo sempre più caratterizzato dalla catastrofe climatica e sociale; nelle sue conclusioni, inoltre, questo contributo proporrà un breve dialogo tra i romanzi di Butler e alcuni esempi di climate fiction afrofuturista (e africanfuturista) e femminista più recente.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.