Il progetto deve la sua nascita e la sua realizzazione alla collaborazione fra Casa Artusi, il Comune di Forlimpopoli, la Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel Mondo, alle tante associazioni di emiliano-romagnoli nell’America Latina, il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Campus di Forlì, con il supporto del Comitato dei territori di Forlì-Cesena della Società Dante Alighieri. Molti (e molto ambiziosi!) gli obiettivi di questa prima indagine sulla memoria dell’emigrazione italiana attraverso i nomi di Dante, dell’Artusi e della gastronomia. I temi che si volevano indagare erano:  le forme di integrazione e aspetti della nuova emigrazione del XXI secolo nelle sue dimensioni comunitarie, continentali ed extra-continentali;  gli spazi pubblici e le forme di integrazione come forma di riconoscimento identitario delle comunità emiliano-romagnole all’estero;  l’analisi del fenomeno migratorio emiliano-romagnolo in termini quantitativi e qualitativi;  la storia, memorie, rappresentazioni e autorappresentazioni delle comunità emiliano-romagnole all'estero;  l’evoluzione linguistica nelle comunità italiane all’estero. La presenza degli emiliano-romagnoli all’estero è stata poco studiata sul piano della cultura materiale, come il cibo e la memoria linguistica, in chiave di memoria identitaria. Il progetto si è proposto di colmare, almeno in parte, questa lacuna sfruttando due anniversari importanti (quello dantesco e quello artusiano) per avviare un’indagine sulle parole del cibo, tramandate nelle diverse generazioni, e appartenenti al panorama linguistico contemporaneo dell’America Latina e – attraverso le parole – recuperare aspetti della memoria e dell’identità degli emiliano-romagnoli. Storia dell’alimentazione e storia dell’emigrazione italiana si intrecciano ancora una volta per testimoniare la presenza della cultura d’origine e le modalità dell’integrazione nella nuova realtà culturale. Il progetto si è concentrato per questo sulle parole e, attraverso di esse, sulla pratica domestica, come prassi culturale identitaria, che soddisfa il bisogno di appartenenza e affettività familiare perseguendo alcuni obiettivi quali forme di integrazione e di riconoscimento identitario delle comunità emiliano-romagnole all’estero. L’intento della ricerca era, inoltre, quello di fornire elementi per tratteggiare il fenomeno migratoro degli emiliano-romagnoli in termini quantitivi e qualitativi, vale a dire, includendo storia, memorie, rappresentazioni e autorappresentazioni delle comunità all'estero, attraverso il cibo, quale espressione di desiderio e appartenenza. In sintesi, la ricerca aveva come scopo:  la verifica delle forme di preservazione e integrazione delle comunità emiliano-romagnole all’estero;  le forme di autorappresentazione delle comunità all'estero, attraverso il cibo, quale espressione di desiderio e memoria;  le ricette che si fanno ancora oggi e di cui si conserva memoria e racconto;  le ricette per antonomasia rappresentative dell’Italia;  i prodotti usati maggiormente provenienti dall’Emilia-Romagna;  le parole che restano in italiano e quali i prestiti usati. Queste dunque le parole chiave della ricerca:  un percorso fra memoria e presente, tradizione e attualità che mette al centro le ricette e le parole della cucina italiana trasferite dalle prime alle nuove generazioni, con l’intento di accorciare le distanze in un dialogo fra l’Italia e le comunitá sparse per il mondo.  i piatti considerati italiani che maggiormente vengono realizzati in famiglia o al ristorante, le parole del cibo non tradotte e quelle che si sono trasformate, e anche quali sono i prodotti alimentari che si trovano e si usano nel paese di residenza.  il rapporto con la lingua italiana attraverso il linguaggio presente nelle ricette di casa e di famiglia e nel ricettario artusiano.  una ricerca sulla pratica domestica, come prassi culturale identitaria, che soddisfa il bisogno di appartenenza e affettività familiare perseguendo alcuni obiettivi quali forme di integrazione e di riconoscimento identitario delle comunità all’estero, studiando storia, memorie, e rappresentazioni attraverso il cibo. La ricerca non avrebbe potuto essere condotta senza la collaborazione e l’aiuto indispensabile delle itituzioni, alcune già ricordate, delle associazioni degli emiliano-romagnoli dell’America Latina e delle Università brasiliane e argentine che, con gratitudine, vogliamo elencare di seguito in dettaglio:  Fondazione Casa Artusi  Comune di Forlimpopoli  Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo della Regione Emilia-Romagna Assemblea legislativa  Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Universitá di Bologna, campus di Forlì  Associazione Le Mariette, Forlimpopoli  Societá Dante Alighieri Comitato dei Territori di Forlì-Cesena APS  Agenzia Consolare d’Italia, Villa Regina, Argentina  ANGEER, Associazione nuove generazioni e imprenditori dell’Emilia-Romagna, La Plata  Asociacion Emilia Romagna de Ramallo  Asociacion Emilia Romagna del Gran La Plata  Associazione Amici dell’Appennino Tosco Emiliano, Argentina  Associazione degli emiliano-romagnoli del Perù, Lima  Associazione degli emiliano-romagnoli di Angol, Cile  Associazione degli emiliano-romagnoli di Traiguen, Cile  Associazione Emilia Romagna Tandil, Argentina  Associazione Emilia Romagna, Concepcion, Cile  Associazione Emilia Romagna, Purén, Cile  Associazione Emilianano-Romagnola Bandeirante Salto e Itu, Brasile  Circolo Emilia Romagna, San Paolo, Brasile  FAEER, Federazione Argentina di Entità Emiliano-Romagnole, Mar del Plata  Istituto Lingua Italiana Dante Alighieri, Mar del Plata, Argentina  Proter, Red de Profesionales y Técnicos de la Emilia Romagna, Mar del Plata  Unione Regionale Emilia Romagna di Buenos Aires  Universidad Nacional del Comahue – Faculdad de Ciencias y Tecnologías de los alimentos, Villa Regina, Patagonia, Argentina  Universidade de São Paulo, Brasile È grazie soprattutto alle associazioni emiliano-romagnole dell’America Latina che abbiamo potuto capire come si sia rappresentata la cucina italiana, il suo linguaggio, il trasferimento tra generazioni e la sua rappresentazione nel quotidiano, consolidando così una pratica che vogliamo verificare se frequente. Come, leggendo anche il manuale artusiano, la tradizione si sia conservata (a volte con ricette desuete in Italia) e adattata al nuovo stile di vita, rimodellata sulla base degli ingredienti trovabili. Lo scopo è quello di accertare e documentare come la cucina italiana, in una storia secolare, sia stata vissuta e trasferita alle nuove generazioni: la memoria e i ricordi, i sentimenti identitari e di comunità, con riferimento ai paesi di maggiore flusso migratorio: Argentina e Brasile.

Anabela Cristina Costa da Silva Ferreira Anabela Ferreira (2024). Il gusto e la lingua: le forme della memoria gastronomica e culturale degli italiani all’estero tra Dante e Artusi, Rivista nr. 5-6 (2024/07) Comitato della Società Dante Alighieri di Bolzano, 114-140.

Il gusto e la lingua: le forme della memoria gastronomica e culturale degli italiani all’estero tra Dante e Artusi.

Anabela Cristina Costa da Silva Ferreira Anabela Ferreira
2024

Abstract

Il progetto deve la sua nascita e la sua realizzazione alla collaborazione fra Casa Artusi, il Comune di Forlimpopoli, la Consulta degli Emiliano-Romagnoli nel Mondo, alle tante associazioni di emiliano-romagnoli nell’America Latina, il Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, Campus di Forlì, con il supporto del Comitato dei territori di Forlì-Cesena della Società Dante Alighieri. Molti (e molto ambiziosi!) gli obiettivi di questa prima indagine sulla memoria dell’emigrazione italiana attraverso i nomi di Dante, dell’Artusi e della gastronomia. I temi che si volevano indagare erano:  le forme di integrazione e aspetti della nuova emigrazione del XXI secolo nelle sue dimensioni comunitarie, continentali ed extra-continentali;  gli spazi pubblici e le forme di integrazione come forma di riconoscimento identitario delle comunità emiliano-romagnole all’estero;  l’analisi del fenomeno migratorio emiliano-romagnolo in termini quantitativi e qualitativi;  la storia, memorie, rappresentazioni e autorappresentazioni delle comunità emiliano-romagnole all'estero;  l’evoluzione linguistica nelle comunità italiane all’estero. La presenza degli emiliano-romagnoli all’estero è stata poco studiata sul piano della cultura materiale, come il cibo e la memoria linguistica, in chiave di memoria identitaria. Il progetto si è proposto di colmare, almeno in parte, questa lacuna sfruttando due anniversari importanti (quello dantesco e quello artusiano) per avviare un’indagine sulle parole del cibo, tramandate nelle diverse generazioni, e appartenenti al panorama linguistico contemporaneo dell’America Latina e – attraverso le parole – recuperare aspetti della memoria e dell’identità degli emiliano-romagnoli. Storia dell’alimentazione e storia dell’emigrazione italiana si intrecciano ancora una volta per testimoniare la presenza della cultura d’origine e le modalità dell’integrazione nella nuova realtà culturale. Il progetto si è concentrato per questo sulle parole e, attraverso di esse, sulla pratica domestica, come prassi culturale identitaria, che soddisfa il bisogno di appartenenza e affettività familiare perseguendo alcuni obiettivi quali forme di integrazione e di riconoscimento identitario delle comunità emiliano-romagnole all’estero. L’intento della ricerca era, inoltre, quello di fornire elementi per tratteggiare il fenomeno migratoro degli emiliano-romagnoli in termini quantitivi e qualitativi, vale a dire, includendo storia, memorie, rappresentazioni e autorappresentazioni delle comunità all'estero, attraverso il cibo, quale espressione di desiderio e appartenenza. In sintesi, la ricerca aveva come scopo:  la verifica delle forme di preservazione e integrazione delle comunità emiliano-romagnole all’estero;  le forme di autorappresentazione delle comunità all'estero, attraverso il cibo, quale espressione di desiderio e memoria;  le ricette che si fanno ancora oggi e di cui si conserva memoria e racconto;  le ricette per antonomasia rappresentative dell’Italia;  i prodotti usati maggiormente provenienti dall’Emilia-Romagna;  le parole che restano in italiano e quali i prestiti usati. Queste dunque le parole chiave della ricerca:  un percorso fra memoria e presente, tradizione e attualità che mette al centro le ricette e le parole della cucina italiana trasferite dalle prime alle nuove generazioni, con l’intento di accorciare le distanze in un dialogo fra l’Italia e le comunitá sparse per il mondo.  i piatti considerati italiani che maggiormente vengono realizzati in famiglia o al ristorante, le parole del cibo non tradotte e quelle che si sono trasformate, e anche quali sono i prodotti alimentari che si trovano e si usano nel paese di residenza.  il rapporto con la lingua italiana attraverso il linguaggio presente nelle ricette di casa e di famiglia e nel ricettario artusiano.  una ricerca sulla pratica domestica, come prassi culturale identitaria, che soddisfa il bisogno di appartenenza e affettività familiare perseguendo alcuni obiettivi quali forme di integrazione e di riconoscimento identitario delle comunità all’estero, studiando storia, memorie, e rappresentazioni attraverso il cibo. La ricerca non avrebbe potuto essere condotta senza la collaborazione e l’aiuto indispensabile delle itituzioni, alcune già ricordate, delle associazioni degli emiliano-romagnoli dell’America Latina e delle Università brasiliane e argentine che, con gratitudine, vogliamo elencare di seguito in dettaglio:  Fondazione Casa Artusi  Comune di Forlimpopoli  Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo della Regione Emilia-Romagna Assemblea legislativa  Dipartimento di Interpretazione e Traduzione dell’Universitá di Bologna, campus di Forlì  Associazione Le Mariette, Forlimpopoli  Societá Dante Alighieri Comitato dei Territori di Forlì-Cesena APS  Agenzia Consolare d’Italia, Villa Regina, Argentina  ANGEER, Associazione nuove generazioni e imprenditori dell’Emilia-Romagna, La Plata  Asociacion Emilia Romagna de Ramallo  Asociacion Emilia Romagna del Gran La Plata  Associazione Amici dell’Appennino Tosco Emiliano, Argentina  Associazione degli emiliano-romagnoli del Perù, Lima  Associazione degli emiliano-romagnoli di Angol, Cile  Associazione degli emiliano-romagnoli di Traiguen, Cile  Associazione Emilia Romagna Tandil, Argentina  Associazione Emilia Romagna, Concepcion, Cile  Associazione Emilia Romagna, Purén, Cile  Associazione Emilianano-Romagnola Bandeirante Salto e Itu, Brasile  Circolo Emilia Romagna, San Paolo, Brasile  FAEER, Federazione Argentina di Entità Emiliano-Romagnole, Mar del Plata  Istituto Lingua Italiana Dante Alighieri, Mar del Plata, Argentina  Proter, Red de Profesionales y Técnicos de la Emilia Romagna, Mar del Plata  Unione Regionale Emilia Romagna di Buenos Aires  Universidad Nacional del Comahue – Faculdad de Ciencias y Tecnologías de los alimentos, Villa Regina, Patagonia, Argentina  Universidade de São Paulo, Brasile È grazie soprattutto alle associazioni emiliano-romagnole dell’America Latina che abbiamo potuto capire come si sia rappresentata la cucina italiana, il suo linguaggio, il trasferimento tra generazioni e la sua rappresentazione nel quotidiano, consolidando così una pratica che vogliamo verificare se frequente. Come, leggendo anche il manuale artusiano, la tradizione si sia conservata (a volte con ricette desuete in Italia) e adattata al nuovo stile di vita, rimodellata sulla base degli ingredienti trovabili. Lo scopo è quello di accertare e documentare come la cucina italiana, in una storia secolare, sia stata vissuta e trasferita alle nuove generazioni: la memoria e i ricordi, i sentimenti identitari e di comunità, con riferimento ai paesi di maggiore flusso migratorio: Argentina e Brasile.
2024
Anabela Cristina Costa da Silva Ferreira Anabela Ferreira (2024). Il gusto e la lingua: le forme della memoria gastronomica e culturale degli italiani all’estero tra Dante e Artusi, Rivista nr. 5-6 (2024/07) Comitato della Società Dante Alighieri di Bolzano, 114-140.
Anabela Cristina Costa da Silva Ferreira Anabela Ferreira
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