Ne “L’impurità della ‘prima stella’: la spinosa questione della macchie lunari” Anna Gabriella Chisena affronta il quesito posto da Dante a Beatrice nel canto II del “Paradiso”, in merito alla natura delle macchie lunari, al quale risponde benignamente la ‘beatissima donna’, dimostrando quasi una certa ‘saccenteria’, almeno secondo alcuni critici, e scoraggiando spesso il lettore dal seguirla nel sottile, cavilloso ragionamento. Per Dante tuttavia, come per gli antichi, è questione fondamentale ed egli, rifacendosi in parte alle dottrine neoplatoniche, la affronta quasi con la sicurezza dello scienziato, ovvero del filosofo, che ai problemi scientifici, appunto, aveva già dedicato altre opere. Scienza astronomica e astrologica si fondono, secondo la concezione medievale, e Dante, riferendosi ad Aristotele e ad Averroè, ma anche a Michele Scoto, ignorando però le teorie più avanzate degli astronomi del proprio tempo, affronta lo spinoso tema per rimarcare come, anche nella purezza limpida e immortale dell’eterna luce paradisiaca, il cielo più basso, ovvero quello della luna, accolga le macchie, simbolo coloristico ma anche morale, a significare i peccati dell’umanità.
chisena anna gabriella (2015). L’impurità della ‘prima stella’: la spinosa questione delle macchie lunari. LETTERE ITALIANE, 3 2015, 500-518.
L’impurità della ‘prima stella’: la spinosa questione delle macchie lunari
chisena anna gabriella
2015
Abstract
Ne “L’impurità della ‘prima stella’: la spinosa questione della macchie lunari” Anna Gabriella Chisena affronta il quesito posto da Dante a Beatrice nel canto II del “Paradiso”, in merito alla natura delle macchie lunari, al quale risponde benignamente la ‘beatissima donna’, dimostrando quasi una certa ‘saccenteria’, almeno secondo alcuni critici, e scoraggiando spesso il lettore dal seguirla nel sottile, cavilloso ragionamento. Per Dante tuttavia, come per gli antichi, è questione fondamentale ed egli, rifacendosi in parte alle dottrine neoplatoniche, la affronta quasi con la sicurezza dello scienziato, ovvero del filosofo, che ai problemi scientifici, appunto, aveva già dedicato altre opere. Scienza astronomica e astrologica si fondono, secondo la concezione medievale, e Dante, riferendosi ad Aristotele e ad Averroè, ma anche a Michele Scoto, ignorando però le teorie più avanzate degli astronomi del proprio tempo, affronta lo spinoso tema per rimarcare come, anche nella purezza limpida e immortale dell’eterna luce paradisiaca, il cielo più basso, ovvero quello della luna, accolga le macchie, simbolo coloristico ma anche morale, a significare i peccati dell’umanità.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.