In many classic and contemporary titles of children’s literature, the traditional family has no central role. The young protagonists are almost always orphans, who grow up with aunts, uncles, grandparents, but also strangers, animals and other nonhuman beings. The strangest the figures who take care of them, the most precious they seem to be for the children to develop their own identity. Children’s literature invites us to think beyond conventional categories, as for who or what can be considered ‘family’, and it definitely does not associate this concept merely with the biological parents who are considered so important for the development and education of children in Western cultures (Hillman, 1997). By portraying children who are raised by animals, find home in the woods, or are nurtured and cared for by any kind of unexpected figures (including the dead), this literature roots the child – and thereby the human being – into a deeper, wider, more ancient, net of connections. Children’s literature can therefore be useful as a meditation on our oneness with the rest of the living (and no longer living) world, and with the universe at large, it helps the reader feel part of a Whole in which no distinction needs to be made between ‘us’ and ‘others’, human and nonhuman, because everything is ontologically – but also biologically, chemically, i.e: materially – linked to everything else, in a both philosophical and ecological perspective that has inevitable influences on pedagogical theories and practices

In molti capolavori della letteratura per l’infanzia che hanno al centro i bambini, il loro accudimento e il loro sviluppo, alla famiglia intesa in senso tradizionale viene attribuita un’importanza molto relativa. Dalla seconda metà dell’Ottocento, quando iniziano a comparire i primi ‘classici’, fino ai nostri giorni, questa letteratura mette in scena bambini che sono quasi immancabilmente orfani e si ritrovano affidati a zii, nonni, estranei, o vengono trovati e allevati da animali. I protagonisti crescono proprio grazie a questi legami che, quanto meno sono ‘normali’, tanto più si rivelano preziosi per la costruzione della loro identità. Pare di scorgere, sotteso a tanta letteratura per l’infanzia, un appello a superare idee convenzionali relative ai legami che possono essere definiti familiari, un invito a sentire come connaturate a sé figure che non sono solo quelle dei genitori biologici, dalla cultura occidentale considerati in genere come fondamentali per determinare l’identità dei nuovi nati e per la loro crescita e formazione (Hillman, 1997). La sfida di molti libri per l’infanzia internazionalmente amati (in cui leggiamo di madri lupe, foreste che accolgono i cuccioli d’uomo e altre figure strane o non-umane che provvedono alla crescita dei bambini), è quella di guardare oltre, o più estesamente, rispetto all’immagine di una coppia genitoriale, per ritrovare legami e antenati lontani che radichino il bambino – e con lui l’umano – in un tessuto di connessioni più profonde, più ancestrali, più onnicomprensive, capaci come tali di configurare, per ogni individuo, non tanto una ristretta famiglia quanto una costellazione familiare che lo veda parte integrante del vivente e più ancora – si pensi al Piccolo Principe – del cosmo in generale. Nel fare questo, i grandi libri per l’infanzia si offrono come occasione di riflessione sul nostro ontologico (ma anche biologico, chimico, o comunque materiale) radicamento al Tutto, con le considerazioni pedagogiche che ne possono scaturire.

Giorgia Grilli (2024). Il cosmo come genitore. Un'idea di famiglia nella letteratura per l'infanzia. STUDI SULLA FORMAZIONE, 27(1), 131-146 [10.36253/ssf-15229].

Il cosmo come genitore. Un'idea di famiglia nella letteratura per l'infanzia

Giorgia Grilli
2024

Abstract

In many classic and contemporary titles of children’s literature, the traditional family has no central role. The young protagonists are almost always orphans, who grow up with aunts, uncles, grandparents, but also strangers, animals and other nonhuman beings. The strangest the figures who take care of them, the most precious they seem to be for the children to develop their own identity. Children’s literature invites us to think beyond conventional categories, as for who or what can be considered ‘family’, and it definitely does not associate this concept merely with the biological parents who are considered so important for the development and education of children in Western cultures (Hillman, 1997). By portraying children who are raised by animals, find home in the woods, or are nurtured and cared for by any kind of unexpected figures (including the dead), this literature roots the child – and thereby the human being – into a deeper, wider, more ancient, net of connections. Children’s literature can therefore be useful as a meditation on our oneness with the rest of the living (and no longer living) world, and with the universe at large, it helps the reader feel part of a Whole in which no distinction needs to be made between ‘us’ and ‘others’, human and nonhuman, because everything is ontologically – but also biologically, chemically, i.e: materially – linked to everything else, in a both philosophical and ecological perspective that has inevitable influences on pedagogical theories and practices
2024
Giorgia Grilli (2024). Il cosmo come genitore. Un'idea di famiglia nella letteratura per l'infanzia. STUDI SULLA FORMAZIONE, 27(1), 131-146 [10.36253/ssf-15229].
Giorgia Grilli
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/986234
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