L'abilità idraulica degli antichi, per certi versi geniale nella captazione, nel trasporto e nella distribuzione, si era sempre arrestata di fronte al problema del sollevamento di grandi volumi d'acqua. L'esigua potenza delle macchine a disposizione fino a tutto il XV secolo aveva condizionato anche lo sviluppo del settore minerario, ponendo seri limiti alla coltivazione di numerosi giacimenti. In mancanza di macchine adeguate per l’eduzione delle acque di miniera, il limite allo sviluppo delle coltivazioni in sotterraneo era legato alla presenza ed alla quota topografica della superficie di livello della falda freatica: le rudimentali pompe già note in epoca classica ed impiegate fino all'alto medioevo, potevano fronteggiare solo la venuta di modeste infiltrazioni d'acqua, essendo limitate sia nella potenza, sia nella prevalenza. Anche i Codici minerari antichi, riconoscendo il potenziale limite allo sviluppo in profondità delle coltivazioni, stabiliscono precise norme per l'abbandono dei lavori in sotterraneo (resignatio), al fine di scongiurare il possibile allagamento delle miniere confinanti. Nel XVI secolo, l’aumento della richiesta di materie prime e l'esaurimento dei giacimenti più superficiali impose l'estensione delle coltivazioni in profondità; in quelle aree minerarie dove era indispensabile controllare in permanenza le acque d'infiltrazione che invadevano le gallerie, la tecnologia delle pompe vide un notevole sviluppo, soprattutto quando divenne necessario estendere le coltivazioni sotto la falda acquifera.

Macini, P. (1996). Sull’impiego di alcune pompe idrauliche nel XVI secolo. RENDICONTI - ACCADEMIA NAZIONALE DELLE SCIENZE DETTA DEI XL. MEMORIE DI SCIENZE FISICHE E NATURALI, 114(Serie V, Vol. XX, parte II), 107-126.

Sull’impiego di alcune pompe idrauliche nel XVI secolo

Macini P.;Mesini E.
1996

Abstract

L'abilità idraulica degli antichi, per certi versi geniale nella captazione, nel trasporto e nella distribuzione, si era sempre arrestata di fronte al problema del sollevamento di grandi volumi d'acqua. L'esigua potenza delle macchine a disposizione fino a tutto il XV secolo aveva condizionato anche lo sviluppo del settore minerario, ponendo seri limiti alla coltivazione di numerosi giacimenti. In mancanza di macchine adeguate per l’eduzione delle acque di miniera, il limite allo sviluppo delle coltivazioni in sotterraneo era legato alla presenza ed alla quota topografica della superficie di livello della falda freatica: le rudimentali pompe già note in epoca classica ed impiegate fino all'alto medioevo, potevano fronteggiare solo la venuta di modeste infiltrazioni d'acqua, essendo limitate sia nella potenza, sia nella prevalenza. Anche i Codici minerari antichi, riconoscendo il potenziale limite allo sviluppo in profondità delle coltivazioni, stabiliscono precise norme per l'abbandono dei lavori in sotterraneo (resignatio), al fine di scongiurare il possibile allagamento delle miniere confinanti. Nel XVI secolo, l’aumento della richiesta di materie prime e l'esaurimento dei giacimenti più superficiali impose l'estensione delle coltivazioni in profondità; in quelle aree minerarie dove era indispensabile controllare in permanenza le acque d'infiltrazione che invadevano le gallerie, la tecnologia delle pompe vide un notevole sviluppo, soprattutto quando divenne necessario estendere le coltivazioni sotto la falda acquifera.
1996
Macini, P. (1996). Sull’impiego di alcune pompe idrauliche nel XVI secolo. RENDICONTI - ACCADEMIA NAZIONALE DELLE SCIENZE DETTA DEI XL. MEMORIE DI SCIENZE FISICHE E NATURALI, 114(Serie V, Vol. XX, parte II), 107-126.
Macini, P., Mesini, E.
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