L’intelligenza artificiale è diventata un mito, un totem, uno spauracchio, nella consueta battaglia tra apocalittici e integrati che si rinnova a ogni decennio e a ogni strumento; ed è anche un termine-ombrello che finisce per comprendere tutto e occupare ogni spazio, è una nebulosa di concetti e idee confuse dove si mescolano tante cose diverse, è una via di uscita pigra da qualsiasi difficoltà e una previsione altrettanto pigra sul futuro che ci aspetta. Eppure, c’è chi da tempo è impegnato in un lavoro importante: chiarire, distinguere, anticipare le difficoltà e i rischi, (cercare di) costruire un futuro più accorto. È il caso di Luciano Floridi, filosofo, impegnato tra ricerca e didattica a Oxford e a Bologna (e presto a Yale), oltre, oltre che in una ricca attività di scrittura sia specialistica sia divulgativa che prova a liberare il campo da incrostazioni inutili e a mettere in primo piano quegli aspetti davvero centrali: come stanno cambiando le attività umane, come si ridefinisce la creatività, con quali implicazioni etiche, e con che margini di manovra per scelte e decisioni che non sono in capo alle macchine ma a tutti noi. Quella con Floridi è una conversazione appassionata, fatta di battute vivaci, di esempi chiarificatori, di concretezza precisa ed efficace. Utile a mettere da parte le troppe retoriche che circondano l’intelligenza poco intelligente delle macchine, a volte interessata, a volte semplicemente ottusa. E a farci capire meglio.
Barra, L. (2023). Intervista a Luciano Floridi. LINK, 29, 228-235.
Intervista a Luciano Floridi
Barra, Luca
2023
Abstract
L’intelligenza artificiale è diventata un mito, un totem, uno spauracchio, nella consueta battaglia tra apocalittici e integrati che si rinnova a ogni decennio e a ogni strumento; ed è anche un termine-ombrello che finisce per comprendere tutto e occupare ogni spazio, è una nebulosa di concetti e idee confuse dove si mescolano tante cose diverse, è una via di uscita pigra da qualsiasi difficoltà e una previsione altrettanto pigra sul futuro che ci aspetta. Eppure, c’è chi da tempo è impegnato in un lavoro importante: chiarire, distinguere, anticipare le difficoltà e i rischi, (cercare di) costruire un futuro più accorto. È il caso di Luciano Floridi, filosofo, impegnato tra ricerca e didattica a Oxford e a Bologna (e presto a Yale), oltre, oltre che in una ricca attività di scrittura sia specialistica sia divulgativa che prova a liberare il campo da incrostazioni inutili e a mettere in primo piano quegli aspetti davvero centrali: come stanno cambiando le attività umane, come si ridefinisce la creatività, con quali implicazioni etiche, e con che margini di manovra per scelte e decisioni che non sono in capo alle macchine ma a tutti noi. Quella con Floridi è una conversazione appassionata, fatta di battute vivaci, di esempi chiarificatori, di concretezza precisa ed efficace. Utile a mettere da parte le troppe retoriche che circondano l’intelligenza poco intelligente delle macchine, a volte interessata, a volte semplicemente ottusa. E a farci capire meglio.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.