Il contributo di Francesco Di Maio è dedicato alla lettura di F.W.J. Schelling approntata da Merleau-Ponty nelle sue Lezioni al Collège de France dell’a.a. 1956-57 e in altri scritti. La proposta di una convergenza tra significazione, natura e finalismo sembra trovare per il filosofo francese una soluzione nelle opere del pensatore tedesco. In Schelling, infatti, per Merleau-Ponty il senso può essere pensato come istanza incarnata. Con la modernità e la conseguente scissione tra natura e fine, i tentativi di ritrovare un’istanza terza di conciliazione, come in R. Descartes, vengono superati in una filosofia in cui la natura è tanto produttiva quanto prodotta. Espandendo lo strumento del giudizio riflettente della terza Critica kantiana, il filosofo di Leonberg può quindi strutturare un chiasma tramite cui è possibile cogliere dall’esterno una conformità a scopi dell’interno. Tramite il confronto con la bibliografia contemporanea sul tema, il contributo si sofferma infine sulle motivazioni storiche dietro alla lettura del francese, ovvero poter ripensare una natura eccedente e produttiva, contro una certa ortodossia marxista quale quella di G. Lukács, e implementare la fenomenologia husserliana di un’istanza eccedente la coscienza.
Francesco Di Maio (2024). L’esorcista e lo sciamano. Fini dello Schelling merleau-pontyano. Napoli-Salerno : Orthotes.
L’esorcista e lo sciamano. Fini dello Schelling merleau-pontyano
Francesco Di MaioPrimo
2024
Abstract
Il contributo di Francesco Di Maio è dedicato alla lettura di F.W.J. Schelling approntata da Merleau-Ponty nelle sue Lezioni al Collège de France dell’a.a. 1956-57 e in altri scritti. La proposta di una convergenza tra significazione, natura e finalismo sembra trovare per il filosofo francese una soluzione nelle opere del pensatore tedesco. In Schelling, infatti, per Merleau-Ponty il senso può essere pensato come istanza incarnata. Con la modernità e la conseguente scissione tra natura e fine, i tentativi di ritrovare un’istanza terza di conciliazione, come in R. Descartes, vengono superati in una filosofia in cui la natura è tanto produttiva quanto prodotta. Espandendo lo strumento del giudizio riflettente della terza Critica kantiana, il filosofo di Leonberg può quindi strutturare un chiasma tramite cui è possibile cogliere dall’esterno una conformità a scopi dell’interno. Tramite il confronto con la bibliografia contemporanea sul tema, il contributo si sofferma infine sulle motivazioni storiche dietro alla lettura del francese, ovvero poter ripensare una natura eccedente e produttiva, contro una certa ortodossia marxista quale quella di G. Lukács, e implementare la fenomenologia husserliana di un’istanza eccedente la coscienza.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.