Molte forme di turismo attuale sembrano indirizzate alla scoperta o riscoperta della “lentezza” nel viaggio, nonché a quella del peculiare patrimonio materiale e immateriale di un territorio. Al tempo stesso, sembra in costante crescita la ricerca, da parte del turista, di un rapporto più profondo e “paritario” con gli attori e la popolazione locale. Queste tendenze emergono non solo e non tanto nelle destinazioni consolidate ma anche in quelle più recenti, molte delle quali sono peraltro ubicate in aree periferiche e per molti aspetti marginali. L’ipotesi di partenza è che i cammini possano avere un ruolo importante per soddisfare entrambe queste richieste, costituendo quindi una grande opportunità di sviluppo turistico responsabile; tutto ciò, però, a patto di saper fare “lavoro di rete” tra gli attori locali e tra questi ed i turisti stessi. Questo contributo si propone quindi di verificare tale ipotesi, approfondendo il caso di un’area interna appenninica. Si propone inoltre di analizzare il ruolo Festival del Turismo Responsabile I.Ta.Cà. in questo processo, indagando se il ruolo di “facilitatore” e di “aggregatore” a cui ambisce abbia effettivamente avuto un impatto positivo sul territorio dell’Appennino Bolognese. In tal senso, si prende spunto proprio dal punto 2 del Manifesto di I.Ta.Cà.: «Turista, cittadino (con)temporaneo. Il turista diventa cittadino dei luoghi che (con)temporaneamente abita, la sua casa e quella di chi lo ospita, mimetizzandosi con la cultura ospitante, vivendo in modo autentico le tradizioni e i costumi locali anche all’interno delle destinazioni di massa, evitando di riproporre attività e pratiche standardizzate. Per questo I.Ta.Cà. promuove la costruzione di comunità e reti costituite da viaggiatori e residenti basate sulla condivisione degli stessi valori di cura, salvaguardia e rispetto del territorio e incoraggia l’incontro tra patrimonio locale e quello del turista per facilitarne la condivisione e l’ibridazione» (Festivalitaca.net, 2022a). Nella prima parte del contributo si evidenziano alcuni grandi cambiamenti della domanda e dell’offerta turistica recente, evidenziando le opportunità che si aprono anche per territori periferici come le Aree Interne italiane. Viene poi definito il turismo esperienziale, illustrandone alcune potenzialità e possibili declinazioni. La seconda parte si focalizza sul settore dei cammini, approfondendo alcuni cambiamenti recenti (in termini di flussi, profilo dei camminatori e scelte di viaggio), e verificando i punti di attinenza tra questo settore ed il “turismo esperienziale” . La terza parte si focalizza sui cammini nell’Appennino Bolognese, il cui territorio rientra quasi interamente nella selezione effettuata nell’ambito della Snai – Strategia Nazionale per le Aree Interne (Agenzia per la Coesione Territoriale, 2014). L’approfondimento avviene dapprima attraverso una ricerca bibliografica e sitografica e poi con l’ausilio di dieci interviste a camminatori, guide, rappresentanti delle istituzioni ed esperti del settore. L’obbiettivo delle interviste è verificare alcune tendenze emerse sui cammini a livello nazionale ma anche approfondire le principali domande di ricerca: i cammini stiano contribuendo a creare o rafforzare le reti pubblico-privato locali nelle Aree Interne? Stanno contribuendo a creare o rafforzare i rapporti tra turista e popolazione locale? Il Festival del Turismo Responsabile I.Ta.Cà. sta avendo un impatto in questo processo?

Manella Gabriele (2024). In cerca di esperienze nelle Aree Interne: i cammini nell’Appennino Bolognese. FUORI LUOGO, 18, 47-60.

In cerca di esperienze nelle Aree Interne: i cammini nell’Appennino Bolognese

Manella Gabriele
2024

Abstract

Molte forme di turismo attuale sembrano indirizzate alla scoperta o riscoperta della “lentezza” nel viaggio, nonché a quella del peculiare patrimonio materiale e immateriale di un territorio. Al tempo stesso, sembra in costante crescita la ricerca, da parte del turista, di un rapporto più profondo e “paritario” con gli attori e la popolazione locale. Queste tendenze emergono non solo e non tanto nelle destinazioni consolidate ma anche in quelle più recenti, molte delle quali sono peraltro ubicate in aree periferiche e per molti aspetti marginali. L’ipotesi di partenza è che i cammini possano avere un ruolo importante per soddisfare entrambe queste richieste, costituendo quindi una grande opportunità di sviluppo turistico responsabile; tutto ciò, però, a patto di saper fare “lavoro di rete” tra gli attori locali e tra questi ed i turisti stessi. Questo contributo si propone quindi di verificare tale ipotesi, approfondendo il caso di un’area interna appenninica. Si propone inoltre di analizzare il ruolo Festival del Turismo Responsabile I.Ta.Cà. in questo processo, indagando se il ruolo di “facilitatore” e di “aggregatore” a cui ambisce abbia effettivamente avuto un impatto positivo sul territorio dell’Appennino Bolognese. In tal senso, si prende spunto proprio dal punto 2 del Manifesto di I.Ta.Cà.: «Turista, cittadino (con)temporaneo. Il turista diventa cittadino dei luoghi che (con)temporaneamente abita, la sua casa e quella di chi lo ospita, mimetizzandosi con la cultura ospitante, vivendo in modo autentico le tradizioni e i costumi locali anche all’interno delle destinazioni di massa, evitando di riproporre attività e pratiche standardizzate. Per questo I.Ta.Cà. promuove la costruzione di comunità e reti costituite da viaggiatori e residenti basate sulla condivisione degli stessi valori di cura, salvaguardia e rispetto del territorio e incoraggia l’incontro tra patrimonio locale e quello del turista per facilitarne la condivisione e l’ibridazione» (Festivalitaca.net, 2022a). Nella prima parte del contributo si evidenziano alcuni grandi cambiamenti della domanda e dell’offerta turistica recente, evidenziando le opportunità che si aprono anche per territori periferici come le Aree Interne italiane. Viene poi definito il turismo esperienziale, illustrandone alcune potenzialità e possibili declinazioni. La seconda parte si focalizza sul settore dei cammini, approfondendo alcuni cambiamenti recenti (in termini di flussi, profilo dei camminatori e scelte di viaggio), e verificando i punti di attinenza tra questo settore ed il “turismo esperienziale” . La terza parte si focalizza sui cammini nell’Appennino Bolognese, il cui territorio rientra quasi interamente nella selezione effettuata nell’ambito della Snai – Strategia Nazionale per le Aree Interne (Agenzia per la Coesione Territoriale, 2014). L’approfondimento avviene dapprima attraverso una ricerca bibliografica e sitografica e poi con l’ausilio di dieci interviste a camminatori, guide, rappresentanti delle istituzioni ed esperti del settore. L’obbiettivo delle interviste è verificare alcune tendenze emerse sui cammini a livello nazionale ma anche approfondire le principali domande di ricerca: i cammini stiano contribuendo a creare o rafforzare le reti pubblico-privato locali nelle Aree Interne? Stanno contribuendo a creare o rafforzare i rapporti tra turista e popolazione locale? Il Festival del Turismo Responsabile I.Ta.Cà. sta avendo un impatto in questo processo?
2024
Manella Gabriele (2024). In cerca di esperienze nelle Aree Interne: i cammini nell’Appennino Bolognese. FUORI LUOGO, 18, 47-60.
Manella Gabriele
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11585/969218
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