Le origini e la diffusione dei castelli nel territorio romagnolo è da diversi anni al centro di alcuni progetti da parte di chi scrive, grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, del Comune di Brisighella e del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola. Attraverso scavi, ricognizioni e analisi delle testimonianze scritte sta emergendo un quadro insediativo con caratteristiche non uniformi e molto articolate. Nel territorio della Romagna si sviluppano insediamenti legati a strutture religiose altomedievali, monasteri e pievi, che attraggono il popolamento rurale già tra VIII e IX secolo, oppure a insediamenti legati allo sfruttamento delle risorse minerarie presenti nel territorio (gesso, calcarenite), utili per produrre macine e altri elementi in pietra, o ad aziende curtensi da cui dipendono alcuni dei castelli conosciuti nei contratti di IX e X secolo. Altri castelli nascono come evoluzione di insediamenti rurali di età antica, convertite in casali tra VI e VIII secolo e in seguito fattorie fortificate, in alcune aree chiamate tombe o tumbe, soprattutto nelle aree dell’esarcato meridionale e in particolar modo nel territorio di Rimini. La concentrazione massima di villaggi e altri tipi di insediamento fortificato conosciuti in Romagna, si registra nel comune di Brisighella, fenomeno in gran parte legato alla frammentazione delle proprietà rurali che facevano riferimento nella tarda età imperiale alla città di Faenza e che nell’alto medioevo vengono amministrate dall’arcivescovo di Ravenna e rientrano nel patrimonio di S. Apollinare, diviso tra le élites ravennati associate all’imperatore romano, ai nascenti enti monastici e ad altri esponenti dell’apparato burocratico dell’esarcato.
Cirelli, E., Ferreri, D. (2024). I castelli di Rontana e Ceparano: archeologia e storia. LIBRO APERTO, 115, 85-97.
I castelli di Rontana e Ceparano: archeologia e storia
E. Cirelli
Co-primo
Membro del Collaboration Group
;D. Ferreri
Co-primo
Membro del Collaboration Group
2024
Abstract
Le origini e la diffusione dei castelli nel territorio romagnolo è da diversi anni al centro di alcuni progetti da parte di chi scrive, grazie al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, del Comune di Brisighella e del Parco Regionale della Vena del Gesso Romagnola. Attraverso scavi, ricognizioni e analisi delle testimonianze scritte sta emergendo un quadro insediativo con caratteristiche non uniformi e molto articolate. Nel territorio della Romagna si sviluppano insediamenti legati a strutture religiose altomedievali, monasteri e pievi, che attraggono il popolamento rurale già tra VIII e IX secolo, oppure a insediamenti legati allo sfruttamento delle risorse minerarie presenti nel territorio (gesso, calcarenite), utili per produrre macine e altri elementi in pietra, o ad aziende curtensi da cui dipendono alcuni dei castelli conosciuti nei contratti di IX e X secolo. Altri castelli nascono come evoluzione di insediamenti rurali di età antica, convertite in casali tra VI e VIII secolo e in seguito fattorie fortificate, in alcune aree chiamate tombe o tumbe, soprattutto nelle aree dell’esarcato meridionale e in particolar modo nel territorio di Rimini. La concentrazione massima di villaggi e altri tipi di insediamento fortificato conosciuti in Romagna, si registra nel comune di Brisighella, fenomeno in gran parte legato alla frammentazione delle proprietà rurali che facevano riferimento nella tarda età imperiale alla città di Faenza e che nell’alto medioevo vengono amministrate dall’arcivescovo di Ravenna e rientrano nel patrimonio di S. Apollinare, diviso tra le élites ravennati associate all’imperatore romano, ai nascenti enti monastici e ad altri esponenti dell’apparato burocratico dell’esarcato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.