Parlare della voce di un cantante dell’Ottocento è come commentare l’arte di un pittore di cui non ci sia pervenuto neppure un quadro: possiamo soltanto affidarci alle testimonianze dei contemporanei. La cosa è ovviamente vera anche per Giovanni David (1790-1864), ma con un vantaggio in più: la sua voce era tanto particolare, insolita, straordinaria (così ci confermano i giornali dell’epoca) che i compositori hanno scritto per lui linee vocali particolari, insolite e straordinarie, offrendoci così in quegli spartiti gli unici dati realmente oggettivi sulla sua voce. L’oggettività di tali informazioni non può tuttavia che limitarsi alla sola estensione, testimoniataci da quelle parti vocali come eccezionalmente acuta; e questo vale anche per le opere di Rossini che David eseguì a Vienna nel 1822. Ma in quale modo egli affrontava quegli acuti? Con quale tipo di meccanismo vocale, in un’epoca in cui sappiamo che altri tenori stavano cercando nuove modalità di emissione, tra falsetto e voce piena? E, soprattutto, possono le descrizioni del canto di David aiutarci a dirimere le incertezze su cosa fosse davvero il falsetto per un tenore di epoca rossiniana?
Marco Beghelli (2024). Die Stimme von Giovanni David. Leipzig : Leipziger Universitätsverlag.
Die Stimme von Giovanni David
Marco Beghelli
2024
Abstract
Parlare della voce di un cantante dell’Ottocento è come commentare l’arte di un pittore di cui non ci sia pervenuto neppure un quadro: possiamo soltanto affidarci alle testimonianze dei contemporanei. La cosa è ovviamente vera anche per Giovanni David (1790-1864), ma con un vantaggio in più: la sua voce era tanto particolare, insolita, straordinaria (così ci confermano i giornali dell’epoca) che i compositori hanno scritto per lui linee vocali particolari, insolite e straordinarie, offrendoci così in quegli spartiti gli unici dati realmente oggettivi sulla sua voce. L’oggettività di tali informazioni non può tuttavia che limitarsi alla sola estensione, testimoniataci da quelle parti vocali come eccezionalmente acuta; e questo vale anche per le opere di Rossini che David eseguì a Vienna nel 1822. Ma in quale modo egli affrontava quegli acuti? Con quale tipo di meccanismo vocale, in un’epoca in cui sappiamo che altri tenori stavano cercando nuove modalità di emissione, tra falsetto e voce piena? E, soprattutto, possono le descrizioni del canto di David aiutarci a dirimere le incertezze su cosa fosse davvero il falsetto per un tenore di epoca rossiniana?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.